È il caso di due collaboratrici della Cinica luganese Moncucco. In Ticino i casi simili sarebbero meno di una decina
Si sono rifiutate di effettuare i test salivari anti Covid, obbligatori per il personale sanitario non vaccinato, e per questo sono state licenziate. È il caso, riportato dalla Rsi, di due lavoratrici della Clinica luganese Moncucco. In tutto il cantone gli episodi di questo genere sarebbero meno di una decina.
«In generale i collaboratori che non si vaccinano si sottopongono di buon grado ai test salivari ripetuti o a quelli rapidi», dice Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica. «C’è qualche resistenza, ma molto inferiore a quella che può esserci sul vaccino. Chi non accetta questo tipo di misura, soprattutto il test salivare che non è invasivo sull’integrità fisica della persona, con le regole attuali risulta non idoneo al lavoro e le strutture possono agire secondo le regole del contratto di lavoro». I casi sono però pochi e isolati e secondo Bianchi «non ci sono avvisaglie che si crei un problema su larga scala tale da mettere in pericolo l’assistenza sanitaria».
Per Raoul Ghisletta, segretario cantonale del sindacato Vpod, presto alcune interruzioni di lavoro di questo tipo potrebbero finire in tribunale: «Con la penuria di personale che abbiamo nel settore sociosanitario non sono sicuramente delle buone notizie. Per quanto ne sappiamo sono dei licenziamenti determinati da una volontà di creare degli atti provocatori affinché si vada, da parte di frange molto accese di no-vax, davanti alla giustizia e si faccia una giurisprudenza».