Il Consiglio di Stato, su proposta del Dss, chiede un passo avanti verso l'inclusione e la solidarietà. De Rosa: 'Valori che devono diventare quotidiani'
La lingua dei segni e i diritti di informazione dei disabili devono essere riconosciuti ufficialmente. Lo chiede il Consiglio di Stato con un messaggio che, aderendo a due atti parlamentari del Partito socialista, “vuole fare un ulteriore passo per favorire una comunicazione adeguata, rapida e chiara, nel rispetto del principio della parità di trattamento” si legge nella nota governativa. E «di questo passo nella giusta direzione» è orgoglioso il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa. Interpellato dalla 'Regione' sottolinea che «già nel programma di legislatura avevamo indicato la necessità e l’importanza di una migliore comunicazione verso il cittadino, e da subito abbiamo iniziato a usare ancora di più la lingua facile, come in occasione della distribuzione del materiale elettorale per le votazioni».
Poi, prosegue De Rosa, «è arrivata la pandemia, che ha accelerato il processo di maggior accessibilità e il bisogno di informare tutti della criticità della situazione. Quindi sono arrivate le conferenze stampa con l’interprete e i sottotitoli con nuovi metodi di comunicazione, perché era estremamente importante che tutti fossero a conoscenza del momento e capissero come comportarsi, quanto era importante adottare certe misure di salute pubblica». La pandemia ha accelerato questo processo e «ha permesso di cambiare paradigma: in questo senso è importante la decisione presa dal Consiglio di Stato, su proposta del Dss, di procedere a una modifica della Costituzione cantonale, proprio come chiara volontà politica di rafforzare tre elementi: l’inclusione sociale, economica, culturale e professionale; la partecipazione di tutti alla vita sociale; migliorare l’autonomia di tutte le persone, in particolare quelle con disabilità, per garantire parità di trattamento e combattendo l’esclusione sociale».
Con un doppio binario, rileva il direttore del Dss: «Ci sono da un lato solidarietà, inclusione e partecipazione che devono diventare valori quotidiani, non solo in occasione di situazioni di crisi. E dall'altro c'è il diritto all’informazione, al dialogo, a comunicare».