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Biscossa: ‘Ci attende un caldo autunno politico’

La presidente della Commissione della gestione si esprime sui dossier aperti in un anno che ha già il sapore pre-elettorale anche se si voterà solo nel 2023

Anna Biscossa, presidente della Gestione e parlmentare socialista
(Archivio Ti-Press)
4 agosto 2021
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Agosto è periodo di vacanze quasi per tutti, anche per la politica. L’attività delle varie commissioni del Gran Consiglio è quindi ferma fino a oltre metà agosto, ma i dossier sul tavolo della Gestione in vista della ripresa autunnale sono, per usare un termine abusato, pesanti. Si va da quello spinoso del risanamento dell’Istituto di previdenza cantonale, alla tassa di collegamento passando per il credito milionario per l’acquisto dello stabile Botta (ex Bsi) e la riorganizzazione logistica degli uffici giudiziari. Infine, ma questa è musica per i prossimi mesi, arriverà sempre in Gestione l’iniziativa parlamentare elaborata del Plr che chiede sgravi fiscali per le fasce di reddito più elevate. Dallo scorso maggio la deputata socialista Anna Biscossa è presidente della Gestione. Con lei abbiamo fatto una disanima sui temi che caratterizzeranno l’autunno politico.

Presidente Biscossa, la Gestione ora tratta anche i temi che una volta erano prerogativa della ex Tributaria. Sul vostro tavolo arriverà quindi a settembre anche la recente iniziativa fiscale del gruppo liberaleradicale. Una proposta che a prima vista fa a pugni con la realtà finanziaria delle casse cantonali.

Sì, la commissione tra le altre cose dovrà anche occuparsi di questa proposta tra le altre, proposta su cui, nel mio ruolo istituzionale, è prematuro esprimermi. Come esponente di un partito politico mi permetto di dire che faccio un po’ fatica a comprendere la tempistica di questa proposta, soprattutto dopo un anno in cui si è fatto appello in modo continuativo, soprattutto proprio da parte dei liberaliradicali, alla responsabilità e alla prudenza finanziaria e alla ricerca di unità delle forze politiche in tal senso.

Comunque la Commissione si esprimerà a tempo debito su questo dossier e farà le valutazioni del caso. Oggi è però ancora presto.

Un altro capitolo importante, anche per l’aspetto finanziario, è quello legato alla ricapitalizzazione dell’Istituto di previdenza cantonale (Ipct), la ex Cassa pensione dei dipendenti dello Stato per intenderci. All’inizio dell’estate la Gestione è giunta a una sorta di intesa tecnica sulla proposta di Paolo Pamini dell’Udc.

Iniziamo con il dire che l’Ipct è ben gestita e che l’esigenza di ricapitalizzazione è dovuto alla necessità di avere la copertura parziale dei maggiori costi delle garanzie rilasciate nel 2012 e quindi che tale importo non è dovuto a una cattiva amministrazione della cassa ma che si tratta di un obbligo dovuto al rispetto dei parametri stabiliti a livello federale. Tale necessità è quindi figlia della riforma dell’istituto del 2012 quando si passò, per gli assicurati sotto una determinata soglia di età, dal primato delle prestazioni a quello dei contributi. Allora si tracciò un percorso di risanamento con degli obiettivi da raggiungere.

In tal senso il Governo ha presentato un Messaggio in cui si chiedevano 500 milioni per questo risanamento. Ora, anche in seguito alla proposta di Pamini, si sta valutando una soluzione che preveda, da un lato, di ridurre l’importo richiesto al Cantone a 250 milioni, affiancando però allo stesso un prestito di circa 500 milioni del Cantone a favore dell’Ipct, prestito che sarà gestito dall’Istituto sui mercati finanziari in modo tale che i guadagni realizzati possano servire a dar seguito alle richieste di capitalizzazione fatte dalle autorità federali e nel contempo ripagare il debito verso il Cantone.

Su questa ipotesi vi è interesse e apertura da parte delle forze politiche per cui speriamo che, alla riapertura dei lavori parlamentari, si possa procedere con gli approfondimenti del caso in modo tale da arrivare a chiudere il cantiere in tempi brevi. Nel merito credo utile ricordare che tale riforma non riguarda solo gli impiegati del Cantone, ma anche quelli di molti Comuni, di Consorzi e altre associazioni con mandati di prestazioni pubblici.

Un dossier atteso al varco autunnale è quello della tassa di collegamento, sospesa in attesa dell’esito del ricorso al Tribunale federale, arrivato all’inizio della primavera 2020.

Attualmente c’è una mozione del Ppd e dell’Udc che chiede di congelare ulteriormente la messa in vigore di questo dispositivo che – lo ricordo – ha già avuto sia l’avallo parlamentare, sia quello popolare e infine anche quello giudiziario. Anche questo tema sono fiduciosa possa giungere a maturazione il prossimo autunno e non credo sia proponibile procrastinare la decisione oltre la fine del 2021. Ma come sempre sarà la maggioranza parlamentare a decidere.

Infine c'è il ‘cantiere’ della riorganizzazione logistica degli uffici giudiziari e in particolare dell’acquisto dello stabile Botta a Lugano (ex Bsi, attuale Efg). Il credito da 57 milioni di franchi è ancora bloccato.

I tempi in questo caso temo siano più lunghi dell’immaginato. Ci sono ancora resistenze da parte di alcuni sulla centralizzazione della magistratura a Lugano e non mancano ancora dubbi sul fatto che la soluzione proposta dal Consiglio di Stato sia veramente confacente con le esigenze della giustizia a diversi livelli. Inoltre vi è da chiarire come conciliare l’attività della banca con quella degli uffici giudiziari visto che l’attuale proprietario rimarrebbe come inquilino fino a quando non sarà agibile e disponibile la sua nuova sede presso lo stabile S. Anna, non dimenticando che tale disponibilità è legata al progetto Tram-Treno di Lugano attualmente bloccato da una sentenza del tribunale amministrativo. Temo in tal senso che serviranno ancora diversi chiarimenti e approfondimenti prima di giungere a una conclusione del percorso parlamentare di questo cantiere.
Molto brevemente ci tengo a ricordare, a fianco di questi dossier, il tema delle tasse di circolazione, con l’iniziativa del Ppd per un alleggerimento della stessa, tutti i numerosi atti pendenti sulla fiscalità che prevedono un impatto potenziale sulle finanze tra i 450 milioni e i 500 milioni, la vigilanza sulla procedura di concessione dei permessi agli stranieri, nonché le due richieste di Commissioni di inchiesta, una sulla gestione delle case anziani durante la pandemia e una sugli accertamenti in seguito ai noti abusi sessuali nell’ambito dell’amministrazione cantonale.

E sullo sfondo di questi dossier, pesanti dal punto di vista finanziario, c’è anche l’esigenza dell’equilibrio dei conti pubblici rotto da una pandemia sinceramente inattesa e che cambierà giocoforza la struttura economica e sociale anche di questo Cantone.

In tal senso, anche se alcune recenti proposte contraddicono tale impostazione, spero che gli appelli alla responsabilità finanziaria fatti dal Governo e da quasi tutte le forze politiche possano essere confermati anche nel prossimo futuro. Non si può infatti ignorare che la crisi sanitaria c’è ancora, che non possiamo escludere, anche se ci auguriamo tutti che non sia così, che possa provocare nuove difficoltà economiche, riverberandosi poi sulla spesa sociale dei prossimi anni. Per ora gli interventi a sostegno dei redditi, penso alle indennità per lavoro ridotto e alle altre misure straordinarie federali, hanno mitigato la situazione. Ma credo proprio che non dureranno in eterno e di questo credo sia irrinunciabile che i politici sappiano tener conto. Inoltre la pandemia ci ha dimostrato come possa essere importante la spesa pubblica per il sostegno e il rilancio dell’economia e che quindi come una gestione finanziaria oculata sia necessaria.

Il mio timore è che le esigenze elettorali di partito possano soppiantare la più volte evocata ‘responsabilità’ finanziaria in un momento di difficoltà come questo. Le elezioni cantonali del 2023 sono ancora lontane e in tal senso mi auguro che tutte le forze politiche possano trovare ancora il tempo e la convinzione per fare un lavoro condiviso e proficuo a favore della maggioranza dei cittadini e delle imprese di questo Cantone.

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