Sentenza della Corte di Cassazione italiana. Reclusione confermata per 61enne comasco
È passata in giudicato, dopo la sentenza della Corte di Cassazione italiana, la condanna a quattro anni di reclusione, inflitta sia in primo che in secondo grado, a Como e a Milano, di un 61enne spallone comasco, che nell'ambito di un'operazione condotta tra il 2013 e il 2015 dalla Procura lariana, era stato trovato in possesso di 500mila euro, somma che stava portando dal Ticino a due clienti italiani.
“Capitali provenienti da evasione fiscale e illegalmente detenuti in Ticino”, scrivono nelle motivazioni che hanno portato alla condanna dello spallone di valuta da parte dei giudici della Suprema Corte. Insomma, capitali di illecita provenienza, sufficiente quindi a configurare il reato di riciclaggio di soldi sporchi. Un reato fin qui poche volte riconosciuto in Italia. Contro questa ipotesi accusatoria che ha fatto lievitare l'entità della pena si erano opposti i difensori del comasco. Opposizione respinta dalla Corte di Cassazione la cui sentenza è destinata a fare giurisprudenza. Annotano i giudici romani: “Integra il reato di riciclaggio il compimento di operazioni volte non solo a impedire in modo definitivo, ma anche a rendere difficile l'accertamento della provenienza del denaro” e inoltre “si configura il dolo” nel momento in cui anche solo l'imputato “accetta il rischio della provenienza delittuosa del denaro investito”.
Insomma, come nella fattispecie, se ti consegnano un trolley con mezzo milione di euro in contanti da portare di nascosto dalla Svizzera, non dovresti far molta fatica a capire che si tratta di soldi sporchi. Soprattutto ora che è intervenuta una sentenza della Suprema Corte a chiarire, una volta per tutte, che il traffico illegale di valuta (che continua) non è più possibile considerarlo un reato amministrativo, come è stato sino agli ultimissimi anni. Sino a quando Procura e Guardia di finanza di Como hanno fatto emergere che i soldi portati in Svizzera era frutto di reati.
Per lo spallone comasco a breve si apriranno le porti del Bassone, carcere di Como. Pesanti condanne anche per i due imprenditori italiani che clienti di fiduciarie ticinesi hanno aspettato invano di tornare in possesso dei 500mila euro.