Il direttore dell’Associazione industrie ticinesi sottolinea la bontà dell’analisi del Gruppo di lavoro, ma chiede linee guida strategiche chiare
«Le questioni da affrontare per impostare un rilancio strategico dell’economia ticinese sono stati individuati. Bene. In realtà il mondo delle imprese e la politica sanno da tempo quali sono i nodi irrisolti e le sfide da affrontare per guardare oltre l’orizzonte temporale di una legislatura», afferma, da noi contattato, Stefano Modenini, direttore dell’Aiti (Associazione industrie ticinesi) e partecipante al gruppo di lavoro convocato dal Dfe più di un anno fa. «Ora servono le proposte concrete per attuare questi buoni propositi e soprattutto bisogna fare delle scelte precise e coraggiose tralasciando magari gli aspetti più marginali di questi punti», continua Modenini che fa degli esempi concreti. «Se dobbiamo affrontare la sfida della digitalizzazione e delle nuove tecnologie, bisogna quindi ripensare, per esempio, il mondo della formazione scolastica e professionale. Quando parlo di fare delle scelte mi riferisco anche alle risorse finanziarie da mettere in campo in termini di investimenti. In poche parole se dobbiamo puntare sulla scuola in generale, allora bisognerebbe dirottare le risorse adeguate in questo campo. Faccio un esempio: se per le piste ciclabili investiamo dieci milioni, allora per la scuola dovremmo metterne sul tavolo almeno dieci volte tanto», afferma ancora il direttore dell’Aiti sentito dopo la conferenza stampa del Dipartimento delle finanze e dell’economia durante la quale sono stati presentati i principali risultati emersi dal Gruppo strategico per il rilancio del Paese. Gruppo costituito durante i primi mesi della pandemia di Covid dello scorso anno con l’intento proprio di trovarsi preparati al termine della crisi economica e cavalcare la ripresa che comunque si sta concretizzando.
«Lo scopo del gruppo di lavoro – ha precisato il consigliere di Stato Christian Vitta – era quello di individuare i cambiamenti strutturali in atto e dei possibili ambiti di intervento». «I lavori hanno permesso di delineare delle priorità d’intervento per accompagnare la fase di rilancio», ha continuato Vitta. E sono due le tendenze trasversali accentuate dalla pandemia: digitalizzazione e sviluppo sostenibile e nell’ambito di queste gli ambiti d’intervento individuati sono quattro: ricerca e innovazione; formazione; amministrazione pubblica e infrastrutture e infine la responsabilità sociale delle imprese. «Ambiti coerenti con le cinque aree tematiche focalizzate dal Tavolo di lavoro sull’economia del 2015», ha affermato il direttore del Dfe. Aree tematiche riassunte in: #ticinodigitale; #ticinocompetitivo; #ticinoimprenditoriale; #ticinointerconnesso e #ticinosostenibile. «All’interno di questi macro ambiti sono quindi emerse delle misure volte a cogliere le opportunità del particolare contesto e dare nuovo slancio per il futuro», ha continuato Christian Vitta che a domanda precisa afferma che i risultati presentati alla stampa non rappresentano misure congiunturale puntuali, ma linee strategiche per il futuro. «Non si tratta di stabilire ora le risorse finanziarie e i crediti necessari che dipendono da strumenti legislativi e programmi già in atto. Si tratterà di modulare gli importi a seconda delle proposte che arriveranno all’attenzione del Parlamento», afferma ancora Vitta.
Sempre rimanendo nel campo della ricerca e innovazione, il proposito del gruppo di lavoro è quello di moltiplicare gli investimenti nella ricerca e nella formazione universitaria nei settori delle scienze della vita, dell’innovazione industriale e delle tecnologie digitali. Un modo per cercare di agevolare il transfer tecnologico tra il mondo accademico e quello industriale. L’adesione del Ticino allo Switzerland innovation park e alla Greater Zurich Area come pure la firma della lettera d’intenti con il Mind, Milano innovation district, vanno, per esempio, in questa direzione.
«Rafforzare la collaborazione tra Nord e Sud è una buona cosa», commenta da parte sua Stefano Modenini. «Farne parte è solo il primo passo. Attirare imprese in Ticino in questi contesti, giustamente competitivi visto che non siamo i soli a farne parte, è però un’altra cosa ed è necessario stabilire una strategia di attuazione. Infine non bisogna dimenticare che la struttura economica ticinese è composta per i nove decimi da imprese con meno di dieci dipendenti. Come agganciare queste Pmi all’innovazione e alla trasformazione digitale è un altro conto. Le imprese più grandi sono invece confrontate tutti i giorni con le sfide tecnologiche», commenta Modenini che rilancia sulla digitalizzazione dell’amministrazione cantonale. «Quello è un obiettivo chiaro, ma bisognerà capire i tempi e i modi di attuazione viste anche le resistenze a livello dipartimentale. Tornando ancora alla formazione professionale, l’Aiti è convinta da tempo che debba essere aggiornata e adeguata ai tempi ripensando anche i curricula e gli stessi istituti scolastici, chiedendoci se sono ancora pertinenti con i cambiamenti del mondo del lavoro. Sono tutti interrogativi che noi come altri ci poniamo e che fra l’altro stiamo affrontando nella stesura di un piano industriale per lo sviluppo economico. Interrogativi che prima o poi anche le autorità dovranno affrontare», precisa ancora Modenini. «Se la struttura economica ticinese è ancora legata a modelli, chiamiamoli tradizionali, non possiamo però immaginare di rivoluzionarla in tempi rapidi. Per questo serve uno Stato amico nel fare impresa, che non crea burocrazia e ostacoli inutili come avviene oggi». Il riferimento è anche alla riforma fiscale cantonale accettata dal popolo e in via di attuazione. «Questa riforma deve essere confermata e non rinviata come vorrebbe una parte della politica. Ma uno Stato amico è anche quello che non utilizza prassi fiscali punitive, che non ci mette troppo tempo a concedere un permesso di lavoro a uno specialista estero e che non va in casa di buoni contribuenti alle otto del mattino per vedere cosa hanno nel frigo per sapere se vivono in Ticino oppure no». «Tutto ciò – conclude Modenini – significa fare delle scelte politiche chiare, creare corsie preferenziali per chi fa impresa in maniera corretta».