Così Gobbi dopo l'intervento di Pagani (Ppd) sulla necessità di ristrutturare La Silva, la casetta 'dell'amore'. Schnellmann (Plr): urge un carcere femminile
La commissione parlamentare preposta alla sorveglianza delle condizioni carcerarie in Ticino «non diventi però il sindacato dei detenuti». Con queste parole pronunciate oggi in Gran Consiglio in occasione del dibattito sul rapporto d'attività della commissione negli ultimi dodici mesi, il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi alludeva soprattutto all'intervento del deputato popolare democratico Luca Pagani. Per il quale tra le condizioni detentive da migliorare al penitenziario della Stampa ci sarebbero quelle in cui si trova la casetta La Silva: la casetta 'dell'amore', come viene definita, situata nei pressi del carcere, all'interno comunque del perimetro di sicurezza, destinata agli incontri fra il recluso e i propri famigliari. «Incontri intimi» con moglie o fidanzata, ma anche «incontri non intimi», ha ricordato Pagani.
Il problema, stando al granconsigliere, sono gli incontri non intimi, quelli a cui partecipano anche bambini in visita al genitore finito dietro le sbarre. La casetta, secondo il granconsigliere, va messa a posto o sostituita con una nuova struttura «in modo da permettere ai bambini o ad altre persone in visita di usufruire anche del giardino, di spazi esterni». Gobbi ha assicurato che - anche - il futuro de La Silva è sotto la lente del Dipartimento. Ciò detto, ha aggiunto Gobbi, «tutto si può migliorare, ma non dobbiamo dimenticare che parliamo comunque di persone che hanno commesso reati, che per questo sono state giudicate e condannate a una pena privativa della libertà. E non pochi sono gli sforzi che come Cantone stiamo facendo per il loro reinserimento nella società». Pagani ha a sua volta assicurato che la commissione carceri, della quale è neo-presidente, non vuole essere il sindacato dei detenuti, i quali «hanno però anche loro una dignità che va rispettata». D'accordo con il consigliere di Stato, Maruska Ortelli, dello stesso movimento (la Lega) di Gobbi, e pure lei nella commissione: «La Silva è una concessione ai detenuti. Va bene, va risistemata. Ma non possiamo pretendere che nella casetta vengano anche servite bevande da camerieri...».
Quello discusso nel pomeriggio in parlamento era il rapporto della Commissione di sorveglianza sulle condizioni di detenzione relativo al periodo maggio 2020/maggio 2021, rapporto stilato da chi in quei dodici mesi ha presieduto l'organo parlamentare, cioè Fabio Schnellmann (Plr). Da parte sia del relatore sia dei deputati intervenuti a nome dei rispettivi gruppi è stata evidenziata la necessità di una collocazione appropriata delle detenute in espiazione di pena o in esecuzione anticipata. Ora quest’ultime, dopo la chiusura nel 2006 della sezione femminile all’interno del Penitenziario della Stampa data l’assenza all'epoca di donne detenute, vengono rinchiuse nell’attiguo carcere giudiziario La Farera, che dovrebbe essere però riservato unicamente alle persone in attesa di giudizio o rinchiuse per motivi di inchiesta. Le donne condannate in Ticino a pene di lunga durata vengono trasferite in carceri femminili di altri cantoni: a La Tuilière nel Canton Vaud o a Hindelbank nel Canton Berna, si rammenta nel rapporto. «Questa situazione non riguarda solo le donne condannate in Ticino, ma anche quelle a cui negli altri cantoni è stata inflitta una pena detentiva di lunga durata», ha puntualizzato Gobbi, riconoscendo che c’è stato sì un aumento di detenute alla Farera, ma «la maggior parte di loro in preventiva», in attesa di giudizio. In ogni caso «auspichiamo che venga edificato quanto prima un carcere femminile in Ticino per chi è in espiazione di pena», ha dichiarato Schnellmann.
Nel frattempo il Dipartimento istituzioni ha in cantiere delle soluzioni. «L’intenzione è di dedicare una sezione del Penitenziario alle detenute in espiazione di pena o in esecuzione anticipata della stessa, ricavando otto celle, più una cella per detenuta con bambino, e realizzando spazi comuni confortevoli - spiega il direttore delle Strutture carcerarie cantonali Stefano Laffranchini, interpellato dalla 'Regione'. Il tutto dovrebbe essere pronto per gli inizi del 2023, nel frattempo occorrerà reclutare e formare personale, dunque agenti di custodia, di sesso femminile». Non è tutto. «Forse entro la fine dell’anno - riprende Laffranchini - riusciremo a dedicare un’altra sezione del Penitenziario, questa a pianterreno, ai detenuti anziani, mettendo a disposizione fino a dodici celle e servizi adeguati all’età delle persone».