Ticino

La pandemia non ha fermato i pompieri. Attesa per la legge

Più di tremila interventi durante il 2020. Ora si aspetta il rapporto della Commissione per ‘una legge moderna e confacente alle esigenze attuali’

(Ti–Press)
31 maggio 2021
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Sono 3’075 gli interventi che hanno coinvolto i corpi dei pompieri ticinesi nel 2020, 137 in più rispetto al 2019. È quanto emerge dal resoconto della Federazione pompieri Ticino (Fpt). Un dato comunque in linea con quello degli ultimi anni. Le operazioni che hanno impiegato maggiormente i militi sono legate agli allarmi di impianti automatici, seguite da quelle che concernono le acque. Per quanto riguarda la nuova legge cantonale pompieri, gli attori sono stati ascoltati nell’autunno scorso dalla Commissione costituzione e leggi e potrebbe essere pronto il rapporto da presentare in parlamento. «Il 2020 è stato un anno particolare e difficile. Anche l’attività dei pompieri è stata colpita dalla pandemia. Le restrizioni hanno impattato sul programma di formazione e cambiato la modalità d’incontro e di lavoro. In ogni caso non abbiamo mai interrotto le attività di soccorso», spiega il tenente colonnello Corrado Tettamanti, presidente del Consiglio direttivo della Fpt. Corsi e formazioni che sono un pilastro importante: «È la base per garantire l’acquisizione di quegli automatismi che in caso di allarme fanno guadagnare minuti preziosi». Inoltre, lo scorso dicembre la commissione di certificazione della Coordinazione svizzera dei pompieri ha deciso di attribuire il ‘Quality label’ al corso cantonale di formazione metodologia e didattica organizzata dalla Fpt: una prima per il Ticino.

In discussione i finanziamenti

«Un ambito che ci ha visti particolarmente sollecitati è stato quello relativo alla futura legge cantonale sui pompieri che non si è ancora concretizzato – prosegue Tettamanti –. La commissione costituzione e leggi del Cantone ci ha ascoltato in audizione in ottobre per trattare la tematica e in seguito ha incontrato anche i comandati dei centri di soccorso cantonali delle cinque regioni in novembre. Speriamo che questi siano segnali positivi per dotarci presto di una legge moderna e confacente alle esigenze attuali». La legge continuerà a regolare l’attribuzione dei lavori su mandato da parte dei dipartimenti cantonali competenti. Gli aspetti nuovi in discussione, precisa il tenente colonnello, sono principalmente legati al finanziamento dei corpi pompieri. «I lavori sono ancora in corso. A seguito delle ultime audizioni avute si stanno valutando adeguamenti e margini di miglioria rispetto al messaggio governativo», ci dice il presidente della commissione Nicola Corti (Ps).

Un 2020 che ha apportato altri cambiamenti, tra cui la modifica degli statuti che, nel luglio scorso, hanno dato un nuovo nome alla federazione: «Una nuova ‘governance’, nuovi organi e una struttura più snella nella gestione», dice Tettamanti, che ricorda l’entrata dei pompieri nella struttura della Centrale cantonale d’allarme (Cecal) a Bellinzona: «Un’unificazione con gli altri organi di primo intervento che segnano una concezione ancora più attuale ed efficace circa la ricezione e il trattamento delle richieste. Tutto in uno spirito di collaborazione».

Gli interventi per incendio sono stati quasi 550

Le mobilitazioni che nel 2020 hanno registrato il maggior incremento, rispetto al 2019, sono state quelle legate all’acqua: 610, dunque 184 in più dell’anno prima. Questo, spiega Tettamanti, è fortemente legato alle condizioni climatiche. Restano comunque in cima alla classifica le azioni legate agli allarmi di impianti automatici. Per quanto concerne gli incendi, i corpi pompieri sono stati sollecitati 547 volte, per le sostanze pericolose 603, per salvataggi 189 e 45 per gli incidenti. Si registrano inoltre 204 falsi allarmi. I costi, a carico del fondo incendi, sono stati nel 2020 di quasi 2,7 milioni di franchi, circa 500mila in più rispetto al 2019. «Ciò è dovuto a diverse mobilitazioni importanti e agli incendi boschivi che hanno richiesto l’utilizzo di aerei ed elicotteri. In particolare quello sulla Cima della Trosa (Locarnese) e un altro a Isone (Luganese)», spiega Tettamanti. Dal 2013 l’effettivo dei pompieri è sempre stato in calo. Il 2020, invece, va in controtendenza con 24 militi in più, per un totale di 1’398 di cui 62 donne. Di tutti i pompieri il 4 per cento ricopre l’incarico a tempo pieno.