Ticino

‘Sono privilegi salariali e previdenziali ingiustificati’

L’Mps invita a bocciare la riforma pensionistica a favore dei futuri membri del governo cantonale

Pino Sergi e Matteo Pronzini
(Archivio Ti-Press)
25 maggio 2021
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Il rapporto discusso e votato nel febbraio 2015, il Gran Consiglio approvava il principio contenuto nella mozione interpartitica (tutti i partiti di governo, oltre ai Verdi e ad Area Liberale) ‘per un revisione delle condizioni retributive e previdenziali a favore dei membri del Consiglio di Stato’ e sull’Iniziativa generica di Matteo Pronzini (Mps) ‘Modifica della legge sull’onorario e sulle previdenze a favore dei membri del Consiglio di Stato del 19.12.1963’. «In pratica si chiedeva che i consiglieri di Stato fossero sottoposti all’Istituto di previdenza cantonale. Che fossero affiliati alle norme pensionistiche che valgono per tutti i dipendenti del Cantone», così Pino Sergi, coordinatore dell’MpS che ha ribadito le ragioni che hanno portato il Movimento per il socialismo a chiedere il referendum contro la legge approvata lo scorso anno e che secondo i promotori viola quel principio. Il voto per corrispondenza è in corso e le urne si apriranno il prossimo 13 giugno.

Sono due i punti della nuova legge che proprio non vanno giù all’Mps: il mantenimento delle indennità per spese pari a 15mila franchi l’anno e l’aumento della retribuzione annuale lorda di 33’252 franchi (+13%). Aumento giustificato per neutralizzare il prelievo previdenziale e che si riflette anche sulla rendita futura aumentata a sua volte della stessa percentuale: da 168’901 a 188’853 franchi (+19’952 franchi l’anno). «Si tratta di privilegi ingiustificati. I consiglieri di Stato, nel corso del loro mandato, hanno problemi di spese di rappresentanza. Per quanto riguarda l’aumento salariale, nell’anno della pandemia nessun lavoratore ha beneficiato di aumenti simili. Nemmeno chi ha lavorato al fronte durante l’emergenza sanitaria. Anzi, molti si sono trovati di fronte a diminuzioni di reddito», spiega ancora Sergi che precisa che in caso di bocciatura della legge nelle urne, rimarrebbe in piedi la normativa previgente che prevede il prelievo del 9% delle remunerazioni lorde a favore di un fondo speciale dell’Istituto di previdenza cantonale come richiesto dal rapporto del 2015.

Matteo Pronzini, deputato in Gran Consiglio, parla di «grande imbroglio». «Sono norme che riguardano sole cinque persone e che andranno a regime probabilmente dal 2040», afferma e precisa che l’attuale trattamento pensionistico dei membri del governo ticinese è tra i più generosi in Svizzera.