Chi organizza le feste di matrimonio chiede regole chiare per poter festeggiare eventi rimandati già troppe volte
“La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui”, scriveva Alessandro Manzoni nell’Ottocento ne ‘I promessi sposi’. Questa volta non è peste ma coronavirus. E di ‘sposi promessi’ ce ne sono tanti, che hanno dovuto rinviare numerose volte la data delle nozze, rimettendoci anche migliaia di franchi. «Siamo fermi da un anno e mezzo, fatta eccezione per una breve boccata d’aria fra agosto e settembre», ricorda la wedding planner Carolina Perino Mazzanovich. I matrimoni, infatti, non ricadono in una sola categoria di eventi e per ogni fase per arrivare al fatidico sì, le regole cambiano. Il settore chiede però direttive specifiche: «Sono eventi totalmente rintracciabili. Tutte le persone presenti sono state invitate formalmente e abbiamo nomi e numeri di telefono. Il nostro è un settore che potrebbe ripartire con la massima sicurezza». Fasi diverse, dicevamo, proprio perché nel momento del sì contano le regole per le celebrazioni – diverse anche lì, massimo 50 persone in Chiesa e variabili in Comune a seconda dello spazio –, in seguito tocca al ristorante, all’aperto, e quindi le norme valide per la ristorazione: tavoli da 4 senza potersi alzare. E se poi c’è un gruppo che suona? Diventa una manifestazione con pubblico, quindi massimo 100 persone all’esterno. Un evento unico che si moltiplica per tre: «Una situazione poco chiara che lascia spazio a dubbi e interpretazioni», dice l’organizzatrice.
Un altro problema è legato all’organizzazione, che di solito avviene con largo anticipo per incastrare le agende dei numerosi fornitori coinvolti. Tra fioristi, truccatrici, catering e officianti, risulta difficile, se arriva una nuova regolamentazione dalla Confederazione, spostare tutto e trovare un momento dove questi attori sono nuovamente liberi lo stesso giorno. ‘Signora, ma perché non sceglie un altro fiorista disponibile?’, si potrebbe dire. Non è così semplice, perché spesso i promessi sposi hanno versato delle caparre ai fornitori e cambiarli significherebbe perdere soldi. «Una coppia che ho seguito è arrivata a spostare le nozze tre volte. Poi, stanchi, hanno deciso di annullare tutto perdendo circa 45mila franchi», racconta la wedding planner. «Noi fornitori non possiamo permetterci di restituire le caparre, perché andremmo in fallimento. E alcuni di noi sono comunque stati costretti a chiudere l’attività».
Chi invece non si è lasciata intimorire dalla situazione pandemica è Michela, che si è sposata a inizio aprile: «Io e mio marito avevamo il grande desiderio di unirci e abbiamo deciso di non aspettare. La festa, invece, la faremo in un secondo momento, quando non ci saranno più limitazioni», spiega la sposa che racconta: «In Comune c’erano solo i testimoni e il fotografo. In seguito abbiamo fatto un piccolo pranzo con pochi intimi a casa nostra nella veranda esterna. È stato comunque bellissimo».
Per coloro che avevano già pianificato l’evento e sono stati presi alla sprovvista dalla pandemia spopola la stanchezza e lo sconforto: «Alcuni futuri sposi considerano anche l’ipotesi di non seguire le regole e pagare una multa. Noi fornitori siamo impazienti, stressati, con sempre meno voglia di fare. Per non parlare delle perdite economiche e delle difficoltà per ottenere degli aiuti», prosegue Perino Mazzanovich. «In altri paesi, come Portogallo, Spagna e Germania i matrimoni si stanno facendo. Anche l’Italia li permette, obbligando le persone a fornire dei certificati di vaccinazione, di negatività al virus o di effettuata malattia entro certi termini temporali. Gli sposi sono i primi a non voler mettere in pericolo gli invitati, ma molte persone, soprattutto quelle a rischio, sono già vaccinate e con le giuste precauzioni è possibile festeggiare in sicurezza».
L’urgenza di una richiesta di regolamentazione precisa e specifica arriva anche per l’imminenza con la stagione prediletta per le nozze (chi non è mai stato invitato a un matrimonio a giugno?). «Il settore eventi in generale basa il proprio successo sulla programmazione e per noi ricevere delle risposte tardive a ridosso dell’inizio stagione è sinonimo di dover posticipare ancora un anno di lavoro – spiega l’organizzatrice –. Quasi tutte le coppie che avevano programmato l’evento per l’anno scorso l’hanno posticipato al 2021. In un caso che ho seguito gli sposi hanno però deciso di spostarlo mantenendolo sempre nel 2020. Abbiamo saputo di poterlo celebrare sette giorni prima della data. È stata una corsa contro il tempo, ma alla fine è stato molto bello».
Questo mercoledì, il Consiglio federale comunicherà eventuali allentamenti delle restrizioni a partire dal 31 maggio. Allentamenti benvenuti, ma annunciati con troppo poco anticipo: «Una coppia che seguo si sposerà a inizio giugno. Se, per esempio, sarà possibile avere maggiori invitati o stare seduti a tavola in più persone, avremo pochissimo tempo per riorganizzare tavoli, addobbi, invitati, catering», spiega la wedding planner, che aggiunge: «Io fatturo per l’organizzazione del matrimonio. Tutte le volte che ho dovuto spostare l’evento è stato quasi come riorganizzarlo, ma non ho fatto pagare questo lavoro ulteriore. Non è facile per nessuno dei fornitori di servizi, soprattutto per chi come me si è messo in proprio poco prima della pandemia. Capisco le difficoltà della situazione, chiediamo solo delle regole specifiche per avere delle prospettive che permettano di organizzare le nozze. Eventi che possono avvenire, lo ripeto, in maniera sicura».