L'Associazione per la difesa del servizio pubblico scende in campo in vista della pianificazione. Cavalli e Pestoni: 'Troppa disparità col privato'
La sanità pubblica è «da proteggere e potenziare», la concorrenza delle cliniche private è sempre più agguerrita «grazie anche agli oltre 120 milioni di franchi pubblici che ricevono come rimborsi per le prestazioni» e la situazione, già fosca oggi, rischia nell’immediato futuro di «peggiorare ancora». L’Associazione per la difesa del servizio pubblico (Asp) è molto preoccupata ma non vuole rimanere passiva, soprattutto in vista della prossima pianificazione ospedaliera. E, soprattutto, in un momento dove la temperatura è incandescente considerata «la vicenda di attualità della Clinica Santa Chiara, che fondamentalmente è una dichiarazione di guerra del settore privato all’Ente ospedaliero cantonale», spiega il dottor Franco Cavalli. «Già oggi con il 45% dei letti acuti nel privato siamo il Cantone che è di lunga in testa in questa classifica - prosegue -. Sarebbe stata un’occasione d’oro per avere delle risorse in tutto il Sopraceneri mentre, è stato detto a chiare lettere, chi comanda in queste strutture ha ceduto la clinica non al miglior offerente, ma a chi per ragioni di concorrenza del settore privato antistatalista ha lanciato nel Sopraceneri il gruppo Moncucco in chiave anti Eoc».
Questo è solo il più recente «dei validi motivi che ci hanno spinto a pubblicare un opuscolo sul ruolo fondamentale dell’Eoc per la sanità ticinese». Opuscolo che, illustra Cavalli, contiene anche materialmente e concretamente delle proposte che finiranno sul tavolo del Consiglio di Stato: «Presto incontreremo il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa e ci confronteremo». Su cosa, concretamente? Risponde Cavalli: «È fondamentale sviluppare i poliambulatori negli ospedali, c’è una proliferazione di centri medici privati che sono una delle fonti principali dell’esplosione dei costi perché c’è un rimpallo di pazienti tra di loro. E bisogna ridefinire le priorità di spesa nell’Ente - continua Cavalli - perché bisogna aumentare la parte di salario dedicata al personale infermieristico: tutti lo abbiamo applaudito, ma l’iniziativa popolare che ha raccolto 130mila firme non è stata accettata dal parlamento a Berna che ha presentato un controprogetto che però non risolva il problema». Ma non solo: «Se guardiamo i budget dell’Eoc c’è un aumento di spese per i medici, per cercare di trattenerli dalle sirene delle cliniche private che si comportano come col calciomercato, ma diminuisce l’investimento per il personale infermieristico che è quello che dovrebbe essere sostenuto».
Da qui la decisione di chiedere al Gran Consiglio di inoltrare a Berna delle iniziative cantonali. «Occorre domandare che si abolisca un sistema che sta ‘americanizzando’ il settore e invece si passi a un sistema di finanziamento dei costi in base a dei criteri di qualità, coprendoli quelli effettivi e non tirare il collo al personale per aumentare il numero di pazienti da dimettere il prima possibile», illustra l’oncologo. Un altro punto importante è «tornare allo spirito fondamentale della Lamal, quindi finanziare solo gli ospedali pubblici e non più le cliniche private: da noi costa 120-130 milioni franchi l’anno, e ha permesso loro, siccome svolgono solo le operazioni che rendono, di fare una campagna di acquisti di una serie di medici che indebolisce l’Eoc». Iniziative cantonali «fondamentali», dice Cavalli. Ma sono un atto con un iter notoriamente lento, e dal successo a Berna tutto fuorché assicurato. Rispondendo a domanda della ‘Regione’, Cavalli lo riconosce. Ma «l’urgenza e le nuove maggioranze che si stanno creando al parlamento federale ci lasciano fiduciosi».
L’opuscolo di 32 pagine presentato oggi dall’Asp non contiene solo le proposte, ma anche una approfondita analisi condotta da Cavalli, Mario Alerci, Giorgio Noseda, Graziano Pestoni, Beppe Savary-Borioli e Hans Stricker. Un’analisi di cui è felice il presidente dell’Asp Diego Scacchi: «Si tratta di un lavoro molto impegnato, di particolare competenza che si inserisce adeguatamente in quella che nei prossimi mesi sarà una discussione particolarmente importante sulla futura pianificazione ospedaliera che è ora in elaborazione. Formuliamo precise e validissime proposte che spero entreranno nel dibattito e auspichiamo che questo opuscolo si traduca in un fattivo contributo in favore della sanità pubblica ticinese». A ruota il segretario dell’Asp Graziano Pestoni: «Nell’ultimo decennio nell’Eoc sono sorti alcuni problemi, a causa della decisione federale di finanziare gli ospedali a forfait per caso, con i soldi che hanno preso il sopravvento sulla qualità degli interventi, ma anche considerato come pubblico e privato hanno lo stesso finanziamento ma non hanno gli stessi obblighi: le private scelgono solo le prestazioni redditizie, il pubblico deve coprire tutti i bisogni delle persone. Una disparità evidente». Insomma, la speranza di Pestoni è che «si presti attenzione alle nostre proposte. Un forte settore pubblico è garanzia di qualità, bisogna dare la priorità alla salute e non ai profitti».