Il direttore dell’Associazione industrie ticinesi Modenini saluta la scelta del governo federale. Più ostico sostituire il telelavoro coi test in azienda
«Per le aziende e i lavoratori la conferma di poter contare sulle indennità di lavoro ridotto fino a fine anno costituisce un’importante sicurezza aggiuntiva». Il direttore dell’Associazione industrie ticinesi (Aiti) Stefano Modenini è sollevato dalla conferma in tal senso arrivata oggi da Berna: «Ci sono ancora molte imprese in lavoro ridotto o che si apprestano ad avvalersene. La situazione è tutt’altro che stabilizzata: è vero che in alcuni casi assistiamo a una ripresa degli ordinativi, ma allo stesso tempo si stanno accumulando ritardi e problemi di approvvigionamento delle materie prime e dei prodotti intermedi, colli di bottiglia che rallentano la produzione e generano costi aggiuntivi».
Per quanto riguarda la possibilità di superare l’obbligo del telelavoro effettuando test regolari, per Modenini «si tratta di uno strumento in più per tornare a una certa normalità. Come Aiti insistiamo sull’importanza dei test diagnostici tanto per garantire la massima sicurezza dal profilo sanitario, quanto per evitare quarantene generalizzate e ovviare a eventuali problemi organizzativi dovuti al telelavoro. Va detto però che le condizioni cumulative da soddisfare per ottenere il rimborso dei test (relative per esempio a numero di dipendenti, tipo di ambiente di lavoro, possibilità di lavoro da casa, valutazione dei rischi di contatto, mobilità dei lavoratori, ndr) e l'annesso iter burocratico sono piuttosto impegnativi, al punto che al momento solo poche imprese riescono ad accedervi».