Matteo Quadranti: la commissione di principio favorevole alla retroattività della misura straordinaria di sostegno
Prestazione ponte Covid, sì alla retroattività del decreto legislativo bis. La commissione parlamentare della Gestione è intenzionata a far partire dal 1. marzo, quando è entrato in vigore il primo decreto, le nuove disposizioni varate la scorsa settimana dal governo all’indirizzo del Gran Consiglio per ampliare, tramite una revisione dei criteri di accesso alla prestazione, la cerchia dei potenziali beneficiari di questo aiuto che, come ricordava il Consiglio di Stato, è destinato “alle persone che stanno attraversando un periodo di difficoltà economica a causa della pandemia”, con particolare attenzione ai lavoratori indipendenti e dipendenti che non possono contare sulle indennità “ai sensi della Legge sull’assicurazione contro la disoccupazione”. L’estensione della durata della prestazione ponte Covid, da fine giugno al 31 dicembre, e l’aumento dell’importo mensile dell’aiuto, da mille a duemila franchi per il primo componente e da 500 a 800 franchi per ogni ulteriore componente dell’economia domestica, sono le altre proposte dell’Esecutivo contenute nel secondo decreto. Che nelle intenzioni dello stesso governo dovrebbe scattare all’inizio del prossimo mese.
Stamattina in Gestione il relatore Lorenzo Jelmini (Ppd) ha proposto di rendere retroattiva la prestazione. «Tutti i gruppi si sono detti di principio d’accordo con la retroattività delle nuove disposizioni - peraltro condivise - al 1. marzo», dice il presidente della commissione Matteo Quadranti (Plr) contattato dalla ’Regione’. Jelmini ha fatto sapere di voler comunque procedere con alcuni approfondimenti. «Non sono state manifestate opposizioni a questa proposta», spiega Lorenzo Jelmini alla 'Regione', che precisa: «La retroattività permetterebbe di garantire una parità di trattamento tra tutti i richiedenti che si trovano nella medesima situazione di difficoltà». Le domande già evase, accolte o meno, nelle intenzioni del relatore dovrebbero quindi essere riviste in modo automatico adeguando nel contempo gli importi a favore dei beneficiari. «Siamo coscienti che questo potrebbe essere un aggravio di tempo per i Comuni, enti delegati dalla legge ad accogliere e trattare le domande. L’esperienza di marzo insegna che sono state 480 le domande trattate di cui 190 con esito positivo e 290 negativo. Non si tratta di migliaia di casi, quindi. Confidiamo nei supporti informartici e nel fatto che la maggior parte dei casi riguardano Comuni grandi con una struttura amministrativa adeguata», conclude Jelmini. Il tempo però stringe, essendo quella di martedì 18 l’ultima riunione utile della Gestione per poter sottoporre il proprio rapporto sul messaggio governativo al voto del plenum del Gran Consiglio nella seduta che si aprirà il 31 maggio. Rapporto, assicura Quadranti, che «il 18 verrà firmato, con quasi certamente il sì alla retroattività delle nuove disposizioni al 1. marzo».
Osserva a sua volta il capogruppo dei popolari democratici in Gran Consiglio Maurizio Agustoni: «In fondo si tratta di andare indietro di tre mesi e le somme in ballo non mettono di certo in ginocchio le finanze cantonali, somme però, in questo particolare momento, importanti per le persone che potrebbero riceverle. Ci è sembrato allora giusto che si vada a riesaminare anche le decisioni che sono state prese con la prima versione del decreto per adeguarle ai nuovi criteri». Decisioni negative e positive: «Erogando così, se del caso, l’aiuto finanziario che era stato negato o aumentando l’aiuto che era stato accordato». In ogni caso, aggiunge Agustoni, «anche con i nuovi parametri non si supererà l’importo previsto e approvato a suo tempo di 7,9 milioni di franchi». Ovvero l'impatto finanziario stimato: il 75 per cento a carico del Cantone e il 25 a carico dei Comuni. Riprende Agustoni: «Un plauso poi al Consiglio di Stato per aver adeguato subito i criteri per allargare la cerchia dei beneficiari: una correzione in tempi così rapidi non è frequente…».
Al di là della retroattività, il “rafforzamento”, per usare le parole del Consiglio di Stato, della Prestazione ponte Covid convince. «È una misura che il Ps ha subito condiviso, anche perché deriva da una nostra mozione - evidenzia il capogruppo socialista Ivo Durisch -. Lo strumento, e ne eravamo consapevoli, andava affinato. Il Dipartimento sanità e socialità ha monitorato in maniera rapida la situazione e ha proposto nel giro di poco tempo dei correttivi per fare in modo che diventi uno strumento veramente efficace per le persone che oggi non avendo altri sostegni hanno serie difficoltà economiche dovute alla pandemia».