Il Gran Consiglio dà via libera alla proposta di Pamini (Udc). Sì a un progetto pilota per pagare con la criptovaluta alcuni certificati
I bitcoin e il concetto di criptovaluta fanno un passo avanti non indifferente in Canton Ticino. Dopo due ore di discussione a tratti accesa, il Gran Consiglio con 48 sì (Lega, Plr, Udc e alcuni Ppd) e 36 no (la maggior parte dei popolari democratici e compatti Ps, Verdi, Mps, Pc e Più Donne) ha dato luce verde a un progetto pilota che permetterà di pagare alcuni servizi dell'Amministrazione cantonale, appunto, in bitcoin. Dando così seguito a una mozione interpartitica presentata nel 2017 con primo firmatario il democentrista Paolo Pamini. Il quale, in aula, ribadisce che «il succo della proposta è lanciare un segnale di fiducia sulla tecnologia blockchain e sulla criptovaluta all'imprenditoria e la piazza economica. Se il Cantone accettasse questi pagamenti sarebbe un segnale per dire che, almeno, non c’è avversione verso queste tecnologie ma che anzi sono viste di buon occhio».
Ferma e sicura la relatrice del rapporto di maggioranza Natalia Ferrara (Plr): «La digitalizzazione è un fenomeno ormai globale, dobbiamo decidere come affrontarla. Vogliamo o no guardare avanti?». E prova a smontare una per una le criticità emerse nel rapporto di minoranza e di chi è scettico nei confronti di questa possibilità. «Lo Stato davvero deve essere promotore dell'ambiente e non della finanza? Il progresso deve essere declinato solo sui parametri di ecologia e ambiente?» si chiede retoricamente, ma fino a un certo punto, Ferrara in risposta alla questione dell'ingente consumo energetico per sostenere la tecnologia blockchain. E sul pericolo di aumento della criminalità, che potrebbe sfruttare le zone d'ombra che ci sono nell'utilizzo dei bitcoin, ricorda come «la Finma, l'autorità di vigilanza sui mercati finanziari, nel 2019 ha autorizzato due istituti ad aprire conti dove i clienti possono depositare bitcoin. È prudente, non contraria». Insomma, a chi si preoccupa Ferrara chiede «di dare una chance a un progetto pilota, per capire quanto il tutto si tradurrà anche in termini di posti di lavoro».
Tutto semplice? Neanche per idea, perché contro l'utilizzo dei bitcoin il Partito socialista sale sulle barricate. Il relatore del rapporto di minoranza e capogruppo del Ps Ivo Durisch alza da subito la voce: «Non cambiamo le carte in tavola, l'intenzione è promuovere il bitcoin e basta perché la Fintech non è rappresentata solo da questa criptovaluta». Di più: «Lo Stato non dovrebbe veicolare una falsa immagine di sicurezza. Noi siamo a favore delle tecnologie e del progresso, e con i pagamenti in bitcoin non si va in questa direzione». E Durisch snocciola i motivi per cui è contrario alla «operazione di marketing», parole di Pamini, in votazione: «C'è un consumo energetico spropositato, il bitcoin è una moneta deflazionaria in mano a pochi. La blockchain è una rete scalabile, e ci sono alti rischi di evasione fiscale, attività illecite, riciclaggio e di immagine per la piazza finanziaria ticinese».
Secco è il capogruppo della Lega Boris Bignasca, che appoggia il progetto pilota: «Dobbiamo fare un’analisi di costi e benefici. I costi sono irrisori, di benefici sicuri non ce ne sono ma di potenziali sì, e ne abbiamo bisogno. Noi abbiamo bisogno come il pane di dare segnali positivi ad aziende innovative per venire in Ticino».
Per un Ppd che ad ogni modo si è spaccato tra favorevoli e contrari Luca Pagani afferma come il pagamento in bitcoin di alcuni servizi dell'Amministrazione sarebbe «un segnale preoccupante per la popolazione, ci sono rischi gestionali e giuridici importanti, e il rischio è che ci sia una falsa sicurezza data da una possibile equivalenza con il franco. Per questo motivo il Consiglio di Stato ha previsto una immediata conversione della criptovaluta in franchi, tramite un'agenzia terza. Ma se passa il Messaggio che lo Stato accetta criptovalute e quindi non ci sono rischi, sarà molto piu difficile far capire che si richiede molta prudenza». Contraria per i Verdi Samantha Bourgoin: «È uno spreco energetico sconsiderato, in un momento dove l'emergenza climatica è sempre più grave. Perché sdoganare questa tecnologia energivora a beneficio di pochi?». Pollice verso anche da Tamara Merlo (Più donne) e Massimiliano Ay (Pc). Dissensi comunque insufficienti.
Il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta ricorda che «c'è un perimetro ben definito per questo progetto pilota, delimitato ad alcuni settori amministrazione e con tutte le precauzioni del caso. L'accettazione di criptovaluta porta rischi che non possono essere azzerati e bisognerà approfondire ogni aspetto. Ma c'è il vantaggio di accettare questi pagamenti solo online, ciò permetterebbe di intervenire tempestivamente per disattivare questa possibilità in caso di problemi». Da qui la richiesta di avviare «questa fase sperimentale in maniera mirata, circoscritta, tenendo sotto controllo i rischi per avere a disposizione dei dati per valutare bene il tutto alla fine del progetto pilota».