La commissione 'Ambiente' ha inviato il rapporto agli iniziativisti sulla proposta di salvaguardare le aree di fondovalle risparmiate finora dal cemento
A oltre sei anni di distanza per l’iniziativa popolare ‘Spazi verdi per i nostri figli’ si vede un barlume di luce. Era il 15 dicembre 2014 quando Cittadini per il territorio, Unione contadini e Agrifutura con il sostegno di altre associazioni tra cui Wwf, Pro Natura, Società per l’arte e la natura (Stan) e Associazione per un Piano di Magadino a misura d’uomo (Apm) depositarono - forte di 14’064 firme consegnate alla Cancelleria dello Stato nel dicembre 2014 - la richiesta di modificare la Legge cantonale sullo sviluppo territoriale per salvaguardare le aree verdi di fondovalle risparmiate finora dal cemento. «Abbiamo elaborato un rapporto, una sorta di compromesso, che è stato spedito poche settimane fa agli iniziativisti» dice alla ‘Regione’ il presidente della commissione parlamentare ‘Ambiente, territorio ed energia’ Henrik Bang (Ps). L’ultimo inghippo - si spera, l’ultimo - è rappresentato dal fatto che relatore di questo rapporto è il leghista Fabio Badasci, che però dalla scorsa sessione di Gran Consiglio non è più deputato. «Lo riattribuiremo, non cambierà nulla» taglia corto Bang. Che guarda al futuro, soprattutto «facendo un discorso di area». Nel senso che «noi come Ps e Verdi siamo riusciti a ottenere questo compromesso. Se dagli iniziativisti arrivasse una bocciatura molto probabilmente ragionerei su una firma con riserva, e l’argomento entrerebbe nel dibattito in aula. Come presidente della commissione sono contento che questo tema abbia avuto un’accelerata, mi sono impegnato per portare a termine alcuni dossier aperti da tanto tempo e questo era uno di quelli che mi stavano a cuore».
L’iniziativa, di cui ha scritto anche Fabio Dozio nel commento su ‘laRegione’ di ieri, propone di inserire nella Legge sullo sviluppo territoriale un nuovo articolo, composto di tre capoversi. Il primo: “Gli spazi verdi di fondovalle non edificabili o non edificati in larga misura sono paesaggi di importanza cantonale e vanno tutelati come zona agricola o forestale, zona di protezione, zona degli spazi liberi o zona per il tempo libero”. Il secondo: “Negli spazi verdi di fondovalle non edificati in larga misura, in particolare se in presenza di terreni non ancora urbanizzati, la zona edificabile va ridotta”. Terzo capoverso: “Il Cantone identifica e tutela gli spazi verdi non edificabili o non edificati in larga misura dei fondivalle della Riviera, del Piano di Magadino, del Piano del Vedeggio e del Piano del Laveggio e del Gaggiolo con lo strumento del Piano di utilizzazione cantonale”.
Ora c'è una bozza di rapporto commissionale. Due a questo punto gli scenari: «O gli iniziativisti ci dicono che il rapporto va bene e quindi c’è il via libera al rapporto commissionale, o che non va bene e quindi si andrà al voto popolare», afferma Bang. «Ho ricevuto ii rapporto e lo discuterò a breve con gli altri iniziativisti», fa sapere Ivo Durisch, capogruppo del Ps in Gran Consiglio e primo proponente di ‘Spazi verdi per i nostri figli’. «Anche se preferivo il messaggio del governo che accoglieva l’iniziativa senza modifiche sostanziali, il controprogetto elaborato dalla commissione mi sembra un importante passo avanti, ne parleremo al più presto fra noi iniziativisti. Una cosa è sicura: se il controprogetto non dovesse venir accettato dal parlamento siamo pronti ad andare al voto popolare. Per cui sarebbero i cittadini a esprimersi». Secondo Durisch, il controprogetto commissionale «accoglie in buona sostanza le nostre principali richieste». Il rapporto della commissione «si differenzia su un punto importante dal testo da noi proposto: l’iniziativa parla di spazi verdi "non edificati in larga misura”, il controprogetto di ”terreni non edificati e non urbanizzati”. Il che riduce il campo di applicazione dell’iniziativa. Oltretutto sul concetto di "terreni non edificati in larga misura" c'è giurisprudenza, non ce n'è invece sul concetto "terreni non edificati". È però una differenza che, a prima vista, non giustifica il ricorso alle urne. Una differenza, peraltro, che sarebbe difficile da spiegare alla popolazione, dato che ci si addentrerebbe in complesse questioni giuridiche».