Il capitano della Cantonale Orlando Gnosca illustra formazione e compiti degli inquirenti dopo l'uscita del concorso per aspiranti ispettori e ispettrici
Detective a scuola. La Polizia cantonale cerca investigatori, ovvero aspiranti ispettori e ispettrici per la propria Polizia giudiziaria: di recente ('Foglio ufficiale' del 2 marzo) ha pubblicato il bando di concorso. «La formazione inizierà nel marzo 2022 - spiega Orlando Gnosca, capo del Reparto Giudiziario 1, di cui fanno parte, oltre alla Scientifica, le sezioni investigative che indagano sugli illeciti finanziari, sui reati contro il patrimonio e su quelli informatici. «Ricordo che le candidature - aggiunge l’ufficiale - vanno inoltrate entro il prossimo 2 aprile. Il bando di concorso e i formulari possono essere scaricati dal sito internet della Polizia cantonale, all’indirizzo www.polizia.ti.ch».
Capitano Gnosca, come sarà organizzata la formazione?
Prevede dapprima un intero anno presso la Scp, la Scuola di polizia del V circondario, con lezioni in classe e periodi di istruzione pratica all’esterno. Attraverso un processo di selezione, verrà verificata l’idoneità dei candidati a seguire questa formazione. Per gli aspiranti ispettori di polizia giudiziaria i requisiti di base figurano nel bando di concorso: vengono richieste una formazione superiore - università o scuola specializzata superiore -, un’età minima di 25 anni e delle buone competenze linguistiche, ma soprattutto una marcata solidità psico-fisica. Si tratta quindi di un profilo assai esigente, per una professione impegnativa ma molto appagante.
Dunque teoria ma anche attività sul campo.
Rispetto alle precedenti quattro edizioni di questo specifico iter formativo, le novità riguardano soprattutto il periodo pratico che segue i dodici mesi di formazione di base. Per gli aspiranti ispettori il percorso pratico contempla un primo anno in impiego con alcuni mesi di servizio di pattuglia con la Gendarmeria e poi soprattutto presso i commissariati e le sezioni specialistiche della Polizia giudiziaria e le autorità giudiziarie. Al termine di questo anno ci sarà l’esame professionale per il conseguimento dell’attestato professionale federale di agente di polizia. Successivamente vi sarà un secondo anno pratico durante il quale gli aspiranti ispettori e le aspiranti ispettrici proseguiranno il lavoro nei vari servizi investigativi e frequenteranno la Scuola di Polizia giudiziaria di tre mesi. Nel corso dei quali verranno approfonditi diritto e procedura penali, nonché tecniche investigative specifiche. Nel complesso dunque tre anni di formazione, prima di essere nominati ispettori e attribuiti a uno dei vari servizi investigativi.
Un percorso lungo e impegnativo…
Indubbiamente. L’invito a partecipare al concorso è esteso a giovani con un profilo interessante e che vogliono lanciarsi nella professione di investigatore, tanto romanzata, ma che nella realtà è ancor più stimolante e ricca di soddisfazioni rispetto a quanto si legge e si vede nei film o nelle serie televisive. Con questo concorso i candidati inquirenti potranno così costruirsi un nuovo futuro a favore della sicurezza del nostro cantone.
Nel recente passato le associazioni del personale hanno lamentato la penuria di agenti di Polizia giudiziaria. La funzione di ispettore è tornata attrattiva?
Ritengo che come Polizia giudiziaria continuiamo a mantenere una forte attrattività per chi è alla ricerca di una professione estremamente stimolante e unica. Al percorso classico per entrare nei ranghi della Giudiziaria, con il candidato ispettore che proviene dalla Gendarmeria della Polizia cantonale - un percorso importante e fondamentale nell’ottica dello sviluppo delle capacità e delle opportunità professionali dei nostri collaboratori -, affianchiamo da otto anni un'offerta formativa - inserita nella Scuola cantonale di polizia ed è quella oggetto del concorso pubblicato di recente - rivolta a persone che aspirano alla professione di ispettore e che non sono alle dipendenze della Polizia cantonale. Questo ci permette di 'aprire le porte’ a un maggior numero di candidati, con profili diversi. Coloro che ambiscono a diventare investigatori hanno ora la possibilità di manifestare concretamente il loro interesse partecipando al concorso. Selezione e formazione saranno comunque impegnative.
Quanti sono attualmente gli investigatori della Cantonale tra commissariati locali e sezioni specialistiche?
L’effettivo è di circa 170 collaboratori. Ai 125 investigatori puri formati con le scuole di polizia si aggiungono gli specialisti in scienze forensi, gli analisti (finanziari e informatici) e agenti di Gendarmeria distaccati nella nostra Area con compiti vari di inquirente, oltre ad alcuni profili amministrativi.
Alcuni inquirenti della Cantonale, anche di lungo corso, sono passati alla Polizia giudiziaria federale, dunque a fedpol, la polizia federale. Il fattore stipendio ha sicuramente avuto un ruolo importante. L’emorragia è terminata?
Il passaggio di inquirenti dai corpi di polizia cantonali a fedpol c’è sempre stato, fin dalla costituzione di quest’ultima. L’interesse per la polizia federale è sicuramente legato a legittime aspirazioni professionali personali, su cui non esprimo giudizi. Il fatto che inquirenti della Giudiziaria della Polizia cantonale ticinese siano passati a fedpol ci dice però anche un’altra cosa e cioè che questo nostro partner, la polizia federale, fa affidamento su profili formati al nostro interno e dotati di esperienza pluriennale. Ma constatiamo anche come alcuni dei collaboratori che ci avevano lasciato siano poi rientrati nella Polizia cantonale, poiché mancava loro in particolare l’attività investigativa tipica di una polizia giudiziaria cantonale, svolta maggiormente sul terreno. Questi rientri confermano la forte attrattività che la nostra Polizia giudiziaria mantiene per chi è alla ricerca di una professione unica nel suo genere.
Cosa si chiede oggi a un ispettore o a un commissario?
A un inquirente della Polizia cantonale si chiedono ancor più dinamismo, forte capacità di adattamento, conoscenza della società in cui vive e dimestichezza con i supporti informatici. Inoltre, deve essere dotato di spirito di osservazione e di spirito critico per prevenire e individuare gli illeciti. L’investigatore è al servizio dei cittadini e della giustizia nel prevenire e nel perseguire i reati: anche per questo deve avere un innato spirito di sacrificio per quanto concerne orari e il genere di attività. Attività investigative da svolgere in contesti spesso umanamente coinvolgenti, ma nel contempo estremamente appaganti sul piano professionale.
Illeciti finanziari, reati contro il patrimonio, contro l’integrità della persona, reati informatici… Gli ambiti investigativi sono diversi: quali necessitano ora di maggiori forze inquirenti?
L’intensa digitalizzazione della società ci pone di fronte a non poche problematiche legate al suo utilizzo. Da un lato la digitalizzazione ha importanti effetti sull’operato e sull’organizzazione della Polizia cantonale: occorre pertanto restare al passo con gli sviluppi tecnologici a livello operativo, sfruttando appieno ogni possibilità di razionalizzazione del lavoro. Dall’altro lato si osserva un numero crescente di reati commessi, direttamente o indirettamente, con l’uso di tecnologie informatiche e di comunicazione. E non si può non rilevare la notevole perizia e professionalità di alcuni gruppi criminali organizzati, in particolare nel perpetrare reati economico-finanziari. Per contrastare questi illeciti che minano il nostro benessere, è importante per noi stabilire degli obiettivi strategici e organizzativi da raggiungere, dotandoci al contempo delle risorse necessarie, in termini sia di personale che di mezzi. Questo ci consentirà di intensificare il monitoraggio e di potenziare la formazione degli inquirenti, adattandola alle nuove sfide.
Veniamo ad aspetti pratici: la pandemia e le accresciute norme igienico-sanitarie hanno inciso sul vostro lavoro, il lavoro sul terreno?
Nonostante la situazione straordinaria, l’operatività dei servizi della Polizia giudiziaria e più in generale della Polizia cantonale è stata continuamente garantita. Questo anche nel contesto delle operazioni di controllo e repressive, legate alla pandemia, in caso di violazioni delle disposizioni federali e cantonali. Un contesto che ci ha visto agire con impegno per portare a termine la missione e adempiere così gli importanti compiti, alcuni nuovi. Ovviamente le prescrizioni sanitarie ci hanno obbligato ad adattare anche le nostre modalità di lavoro, con interrogatori con la mascherina o distanziati da separazioni in plexiglas, che hanno reso le relazioni interpersonali un po’ più complicate.
La pandemia ha comportato cambiamenti anche nell’attività di laboratorio, mi riferisco all’attività della Scientifica, uno dei settori della Polizia giudiziaria ticinese?
Più che in laboratorio, è sul terreno che c’è stato un incremento delle misure di protezione personale negli interventi per rinvenimenti di cadavere: non conoscendo ancora la causa del decesso vi era, e vi è, il rischio di trovarsi confrontati con casi di sospetto contagio da Covid.