Il farmacista cantonale: ‘Non ci sono studi che dimostrano l'efficacia di questo schema’
Somministrare una sola dose al maggior numero di persone possibile. È quello che sta facendo l’inghilterra. Un modello ipotizzabile anche in Ticino? «No», ci risponde il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini. «Da noi non è un’opzione che viene considerata perché gli studi fatti si basano sull’inoculazione di due dosi a distanza di 21 giorni per Pfizer e 28 per Moderna. Giorni che si possono estendere fino a quarantadue. Gli studi sono stai fatti con questo schema, che ha portato poi a omologare i due vaccini con i dati di efficacia noti».
Quello inglese è un modello che devia da quello riconosciuto dalle autorità sanitarie, spiega Zanini che ricorda che un cambio di rotta in Ticino dipenderebbe da una decisione a livello federale. «Swissmedic ha già detto quali sono le condizioni dell’omologazione e non si esprimerà sull’ipotesi di dare una sola dose, questo perché non ci sono gli studi». L’ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) potrebbe decidere di seguire la strategia inglese ma così «si discosterebbe in modo esplicito dalle indicazioni di Swissmedic», dice il farmacista cantonale.
Somministrare una sola dose di vaccino non ha attualmente molto senso in Svizzera secondo Zanini: «Premettendo che in questa pandemia si viene spesso smentiti dagli eventi, il modello inglese aveva probabilmente più chances quando i quantitativi di vaccino erano molto bassi. Adesso dovrebbero aumentare e dunque non vedo la ragione di dare il 50 per cento di protezione a tante persone quando abbiamo la possibilità di darne mano a mano il 90-95 per centro».
In sostanza la Svizzera, come praticamente tutti gli altri stati, non si discosta da quello che è stato studiato: «O crediamo all’importanza degli studi o crediamo all’importanza dell’improvvisazione», conclude Zanini.