Il gruppo socialista in Gran Consiglio vuole capire se le indennità per perdita di guadagno e lavoro ridotto sono erogate come si deve
Capire come sta funzionando l’apparato burocratico cantonale che eroga le indennità per la perdita di guadagno (Ipg) e il lavoro ridotto, dopo numerose segnalazioni di malcontento. È quanto si prefigge un’interpellanza dei granconsiglieri socialisti rivolta al Consiglio di Stato: “Sulla base di testimonianze dei piccoli lavoratori indipendenti e degli operatori culturali, molte delle quali apparse recentemente sulla stampa rileviamo spesso la difficoltà ad accedervi e poi a ricevere degli aiuti sufficienti. I problemi sono frequentemente legati alla documentazione necessaria per evadere le pratiche, ai criteri di esclusione e agli importi riconosciuti (non sempre sufficienti a superare la crisi)”.
Per questo si chiede all’esecutivo di fornire i dati sulle domande Ipg ricevute, le pratiche evase, i complementi d’informazione richiesti e così via, oltre a sollecitare una presa di posizione su eventuali semplificazioni future. Il Ps chiede inoltre se le Organizzazioni non governative – delle quali il 70% potrebbe aver chiuso il 2020 in rosso – hanno avuto accesso alle indennità per il lavoro ridotto e se è in previsione un eventuale accesso retroattivo.
Oggetto dell’interpellanza anche il settore della cultura, circa il quale si chiede se “corrisponde al vero che le indennità di lavoro ridotto non sono concesse alle imprese che godono di sussidi pubblici” e che “agli organizzatori di manifestazioni previste nel corso dei prossimi mesi le indennità di lavoro ridotto vengono negate con la motivazione che non essendoci al momento esplicito divieto per il periodo della manifestazione non vi è ragione di mettere i dipendenti in lavoro ridotto”. Se così fosse, il gruppo Ps in Gran Consiglio chiede al governo di cambiare linea, superando un approccio che “non tiene in considerazione la realtà professionale del settore né la peculiare situazione di questo momento in cui l’incertezza di fattibilità e condizioni, oltre che la paralisi del settore su scala nazionale e internazionale, rende impossibile qualsiasi lavoro di pianificazione e influisce inevitabilmente sulle possibilità di lavoro dei dipendenti delle imprese culturali”.