Il governo scrive al parlamento: 'Serve un'ampia riflessione sulle problematicità di questi mesi legate alle modalità operative del Consiglio della magistratura'
“Quanto all’auspicio della Commissione giustizia e diritti circa la procedura di allestimento dei preavvisi del Consiglio della magistratura indicato nel rapporto 30 novembre 2020, il governo intende promuovere nel corso del mese di gennaio 2021 con il potere legislativo e il potere giudiziario una più ampia riflessione che tenga conto delle problematicità emerse in questi mesi sulle modalità operative del Consiglio della magistratura. Una riflessione che dovrà tra l’altro ritenere quale solido spunto di raffronto la specifica raccomandazione del Consiglio d’Europa sui giudici concernente l’indipendenza, l’efficacia e la responsabilità". Si conclude così, con parole cariche di significato, la lettera del Consiglio di Stato all’indirizzo del Gran Consiglio dopo che la commissione parlamentare ’Giustizia e diritti’ ha parzialmente sconfessato l’agire del Cdm, il Consiglio della magistratura, nella tormentatissima procedura di rinnovo delle cariche in seno al Ministero pubblico.
La lettera è stata discussa e approvata oggi in governo alla luce dei due documenti usciti lunedì dalla riunione della ’Giustizia e diritti’. Il primo è il rapporto con il quale la maggioranza della commissione propone al plenum del Gran Consiglio, in vista della sessione del 14, la nomina dei diciannove procuratori pubblici uscenti, inclusi quindi (ed è il motivo per cui il Plr non ha firmato) i cinque ’bocciati’ dal Consiglio della magistratura, che sollecitano un ulteriore mandato decennale e degli otto aspiranti pp giudicati idonei dal gruppo di esperti, nonché la rielezione del procuratore generale in carica. Rapporto nel quale la ’Giustizia e diritti’, presieduta dal popolare democratico Luca Pagani, spiega pure le ragioni del ripescaggio dei procuratori la cui rielezione è stata preavvisata negativamente dal Cdm con valutazioni, anche sul piano personale, dai toni insolitamente duri (la commissione parlamentare scrive di "non" aver riscontrato “elementi sufficientemente solidi a sostegno di una non rielezione, vista in particolare l’assenza di precedenti avvertimenti formali o sanzioni disciplinari, ritenuto altresì che i dati statistici forniti non appaiono particolarmente dirimenti") e nel quale auspica che la procedura per l’allestimento dei preavvisi da parte del Consiglio della magistratura "sia regolamentata in modo più dettagliato”. Del resto le polemiche non sono mancate, come quelle innescate dalla decisione del Cdm di rifiutare ai cinque pp l’accesso agli atti su cui si sarebbero basati i preavvisi negativi (li ha trasmessi solo in seguito al parere giuridico dell’ex presidente del Tribunale federale Claude Rouiller, interpellato dalla ’Giustizia e diritti’) o dalla non verbalizzazione delle audizioni davanti al Consiglio della magistratura. C’è di più. Nel medesimo rapporto la ’Giustizia e diritti’ considera necessaria "l’introduzione di riforme a livello di Ministero pubblico, in particolare per un più efficace controllo interno”.
Da qui, e siamo al secondo documento varato l’altro ieri, la risoluzione elaborata dalla commissione e sottoposta all’approvazione del Gran Consiglio, nella quale la ’Giustizia e diritti’ chiede di poter approfondire, con l’eventuale consulenza di uno o più periti ’indipendenti’, la situazione e suggerire correttivi organizzativi e normativi.
Nella missiva al parlamento il Consiglio di Stato afferma di condividere la necessità di riorganizzare il Ministero pubblico. Ricorda così il messaggio che ha licenziato lo scorso settembre in cui propone fra l'altro di attribuire all'autorità giudiziaria un procuratore ordinario in più e competenze decisionali ai
segretari giudiziari nei procedimenti contravvenzionali. Il messaggio è tuttora pendente in commissione 'Giustizia e diritti', dove a un certo punto i liberali radicali hanno suggerito, con un'iniziativa, l'assegnazione al Ministero pubblico di quattro sostituti pp.
Il governo esprime dunque “piena condivisione dell’obiettivo della proposta di risoluzione commissionale": chiede tuttavia che "all’auspicata riforma del Ministero pubblico partecipino i tre poteri dello Stato”. Aggiunge: “Ritenendo la genesi del processo riorganizzativo, l’Esecutivo cantonale, per il tramite del preposto Dipartimento (quello delle Istituzioni, ndr.), è a disposizione per coordinare la riorganizzazione, che potrà certo essere avvalorata anche dalla consulenza di esperti”. Peraltro nel 2015 il gruppo di lavoro designato dal Consiglio di Stato per la riforma dell'intero sistema giudiziario 'Giustizia 2018', coordinato dall'allora procuratore generale John Noseda e composto fra gli altri dall'attuale direttrice della Divisione giustizia (Dipartimento istituzioni) Frida Andreotti e dall'avvocato Renzo Galfetti, aveva prospettato alcune modifiche legislative per rafforzare la vigilanza del pg sull'attività dei procuratori.
Riguardo poi alla richiesta della commissione di una chiara regolamentazione della procedura di redazione dei preavvisi del Cdm, il governo, come scritto, intende promuovere con il coinvolgimento del Gran Consiglio e del potere giudiziario “una più ampia riflessione che tenga conto delle problematicità emerse in questi mesi sulle modalità operative del Consiglio della magistratura”.
Il governo, insomma, non intende restare alla finestra. «Solo con un lavoro di squadra nell'interesse delle istituzioni, si può uscire dalle difficoltà, individuando gli opportuni rimedi sia in ambito organizzativo sia in quello normativo - dice alla ’Regione’ il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, capo del Dipartimento istituzioni -. Il potere giudiziario deve godere della massima credibilità e autorevolezza. Solo così può avere l'indispensabile fiducia delle cittadine e dei cittadini».