Ticino

I primi cento anni dell'Associazione bancaria ticinese

La pandemia di coronavirus ha fatto da sfondo ai temi del centenario. Settore finanziario cruciale per i crediti anti-crisi della Confederazione

Un momento della tavola rotonda (Ti-Press)
26 ottobre 2020
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Originariamente previsto per lo scorso 30 marzo, il secondo Lugano Banking Day ha dovuto essere posticipato a oggi a causa dell'epidemia di coronavirus. Rivoluzionato anche nella formula: non più in presenza al Lac di Lugano, ma solo in modalità streaming in ossequio alle disposizioni sanitarie per contrastare l'epidemia. Epidemia, o almeno le sue conseguenze economiche, che ha fatto da sfondo a tutti gli interventi degli ospiti invitati: il consigliere federale Ignazio Cassis, responsabile del Dipartimento degli affari esteri; Thomas Jordan, presidente della Banca nazionale Svizzera; Sergio Ermotti, Ceo uscente di Ubs; Christian Vitta, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia e Alberto Petruzzella, presidente dell'Associazione bancaria ticinese (Abt). 

L'edizione del 2020 del Lugano Banking Day è stata comunque l'occasione per ripercorrere i cento anni dalla costituzione dell'Abt soprattutto in chiave futura. Ricordiamo che la piazza finanziaria, a seguito del cambio di paradigma regolatorio (fine del segreto bancario, ndr), ha dovuto ridimensionarsi molto. E di opportunità hanno parlato tutti gli ospiti della tavola rotonda. Thomas Jordan ha ricordato, per esempio, l'importanza di una politica monetaria molto espansiva che unita alla politica economica del Consiglio federale molto generosa e puntuale ha evitato negli scorsi mesi che le conseguenze economiche determinate dalla crisi sanitaria fossero più pesanti del dovuto. E qui, come affermato da Sergio Ermotti e Christian Vitta, si è dimostrato molto efficace la partnership tra governo e settore finanziario. In poche ore, negli scorsi mesi, le banche hanno messo a disposizione delle imprese crediti garantiti dalla Confederazione. In pratica le parole del governo si sono trasformate in fatti grazie all'erogazione della liquidità da parte delle banche. Un aspetto, ha ricordato invece Ignazio Cassis, invidiatoci da molti all'estero e frutto del rapporto di fiducia molto forte che c'è tra cittadino e istituzioni in Svizzera. Erano 40 i miliardi di franchi totali messi a disposizione del Consiglio federale in due occasioni. Alla fine sono stati richiesti da 120 mila aziende 'solo' 17 miliardi. Questo ha avuto un impatto, oltre che di sostegno finanziario, anche psicologico. Non tutte le linee di credito sono state sfruttate dalle imprese, ha ricordato invece Sergio Ermotti. Un segno evidente che i crediti sono stati richiesti più per una sicurezza in attesa magari di tempi più difficili che probabilmente non tarderanno ad arrivare, visti i chiari di luna delle ultime settimane. La paventata seconda ondata epidemiologica, infatti, è ormai realtà e gli effetti negativi si faranno sentire. Alberto Petruzzella, presidente dell'Abt, non esclude un aumento dei fallimenti. Le misure della Confederazione, ha ricordato, erano opportune e necessarie, ma non hanno risolto il problema della redditività delle imprese che tireranno le somme di questo periodo particolare solo nella prima metà del prossimo anno. Difficilmente, ha precisato Petruzzella, alcune imprese potranno far fronte a due anni nelle cifre rosse. Vitta, da parte sua, riferendosi a questa seconda ondata, ha parlato di maratona che durerà fino a quando non arriverà un vaccino contro il Covid-19. L'ente pubblico, ha affermato, prende misure puntuali nell'urgenza e pensa a investimenti strutturali per accompagnare la trasformazione di determinati settori dell'economia. L'estensione delle indennità perdita di guadagno e del lavoro ridotto hanno fino a oggi permesso di contenere la disoccupazione. Non sarà per forza così in una seconda fase acuta dell'epidemia. Lo stesso Cassis ha ribadito che lo Stato può attenuare la crisi, ma non può evitare che il mercato faccia pulizia di aziende non più competitive.

Gli altri due aspetti emersi durante la tavola rotonda sono stati il processo di digitalizzazione e l'accesso al mercato italiano. Temi che toccano sul vivo il settore bancario. Per quanto riguarda il primo tema, esso è connaturato all'evoluzione stessa delle abitudini dei clienti: solo il 5% delle operazioni sono in contanti allo sportello. C'è quindi più spazio per la consulenza, ha affermato Ermotti. L'accesso al mercato italiano è una chance per la piazza finanziaria, ma dipende dalla volontà politica e in questo periodo il settore bancario italiano non ama l'eventuale concorrenza dei ticinesi.