Petizione all'indirizzo del Gran Consiglio, che presto si dovrà pronunciare sulla revisione della legge settoriale. La patente? 'È costosa e poco utile'
Dare maggior fiducia agli esercenti abolendo "la costola e poco utile patente di gerente". A chiederlo è una petizione promossa da tre esercenti ticinesi – Gianluca Buvoli (Ponte Brolla), Gianni Morici (Bellinzona) e Alex Moscatelli (Lugano) – e rivolta ai colleghi. Petizione scattata dopo che a giugno laRegione aveva anticipato l'idea, portata dal leghista Andrea Censi all'interno della commissione parlamentare 'Costituzione e leggi', di abolire l'esame cantonale per l'ottenimento delle patenti, affidando al contempo ai comuni il compito di rilasciarle (o ritirarle). Una richiesta avanzata in virtù del fatto che il parlamento presto si chinerà sulla revisione della Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear) proposta dal Consiglio di Stato un paio d'anni fa. L'idea di Censi non piace però al presidente di GastroSuisse Ticino Massimo Suter e al presidente di Hotelleriesuisse Ticino Lorenzo Pianezzi.
I tre ristoratori vanno invece oltre: via del tutto la figura del gerente, e relativa patente. Perché "essere esercente è sempre più complicato e garantire lo stipendio ai nostri dipendenti sempre più difficile: se da un lato la recessione economica e la minor disponibilità di spesa dei cittadini (a causa del coronavirus, ndr.) ha ridotto drasticamente le potenziali entrate, dall’altro lo Stato non aiuta di certo", si legge in un comunicato diffuso in serata.
"Il nostro settore è infatti fortemente penalizzato da leggi, regolamenti, regole e limitazioni varie che, a fronte di investimenti iniziali esorbitanti, generano costi importanti che pesano sulla gestione amministrativa corrente e limitano la possibilità di offrire un servizio al passo con i tempi e in linea con le esigenze della clientela. La Lear è forse il maggior ostacolo per la nostra categoria. Una legge severa che in nessun altro Cantone è così draconiana, e che rispetto ad altri settori limita in maniera eccessiva la libertà imprenditoriale, mettendo l’esercente ticinese in posizione di chiaro svantaggio rispetto alla concorrenza sia estera sia degli altri Cantoni (ciò che, per un Ticino che si vuole turistico, non è cosa di poco conto)". Per poter aprire un'esercizio pubblico, aggiungono, "è necessario seguire la scuola esercenti e sottoporsi all’esame cantonale. Questa procedura implica costi per almeno 10mila franchi oltre ad una perdita di guadagno pari a circa 3 mesi lavorativi".
Situazione insostenibile, chiosano i tre promotori della petizione, che si vuole come un modo per far conoscere alla politica "le reali aspettative della categoria". Aspettative che, come detto, si riassumono fondamentalmente nell'eliminazione della figura del gerente, perché ormai superata: "Non è garanzia di qualità, favorisce i furbi e non gli onesti, penalizza i nostri esercenti, aumenta drasticamente i costi e non esiste nella maggior parte degli altri cantoni".
«Sostengo la petizione perché l'obbligatorietà della figura del gerente è superata. Dobbiamo quindi adeguarci a quello che avviene negli altri cantoni - dice alla 'Regione' Moscatelli, esercente luganese, titolare di più locali pubblici -. Da noi oggi nell'ottanta per cento dei casi le decisioni le prende il gestore, quasi sempre una società, e non il gerente. La Lear inoltre ha introdotto un sacco di burocrazia: bisogna prendersi un'ora al giorno per riempire formulari. Dato anche il periodo difficile a causa della pandemia, dobbiamo tornare a fare i ristoratori, occupandoci anzitutto della clientela e della qualità della nostra offerta».