Sotto accusa i controlli e le decisioni documentati da un servizio Rsi. L'Mps presenta un'interpellanza, i socialisti un'interrogazione
Il Partito socialista chiede al Gran consiglio di “attivare l’alta vigilanza sul Consiglio di Stato” per capire se vi siano stati abusi nei controlli e nelle pratiche di concessione dei permessi di soggiorno in Ticino. Un passo deciso dopo il servizio di Falò (Rsi) che il 3 settembre ha mostrato come in alcuni casi si arrivi a subire centinaia di controlli, e come vi sia stato negli anni un aumento dei ricorsi accolti dal Tribunale cantonale amministrativo (Tram). La richiesta Ps arriva dal copresidente Fabrizio Sirica e dal capogruppo in Gran Consiglio Ivo Durisch, che precisano come l’inchiesta abbia messo “in luce una serie di elementi estremamente preoccupanti, come controlli di polizia sproporzionati e gravemente invasivi della sfera privata ai danni di cittadini intenti a rinnovare il permesso di domicilio o per la concessione del permesso di dimora. O ancora il non rispetto della giurisprudenza dei tribunali relativa ai criteri per rifiutare un permesso. Quel che è grave”, prosegue il testo, "è che durante il servizio il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi abbia parlato di precisa scelta politica nel non rispetto delle indicazioni del tribunale”. L’Alta vigilanza in materia amministrativa passerebbe dalla Commissione gestione e finanze, che deve ricevere l’incarico dal Gran consiglio e può così individuare eventuali infrazioni. Gobbi ha ribadito più volte che a suo avviso non è stato commesso nulla d’illegale.
Sirica e Durisch hanno inoltre presentato un’interrogazione all’esecutivo –che segue un comunicato stampa diffuso nel fine settimana –, parlando di “procedure inquisitorie alle quali sono sottoposti cittadini stranieri attivi sul nostro territorio, che dimorano in Ticino, che non hanno commesso alcun reato, che lavorano regolarmente o che, in alcuni casi, hanno avviato attività economiche indipendenti, magari impiegando manodopera. Persone che, perché straniere, vengono indagate con ripetuti controlli di polizia, con intrusioni a volte umilianti nella loro vita privata (come contare il numero di biancheria intima presente nell’armadio), come se fossero delinquenti e come se si trattasse di un’inchiesta penale, in vista delle decisioni sul rinnovo del permesso B o sulla concessione del permesso C." Il Ps sottolinea la differenza tra le politiche ticinesi e quelle degli altri cantoni, contesta il dispendio di risorse e denuncia “metodi più vicini ad uno stato di polizia che allo stato di diritto”. Per questo si chiede al Consiglio di Stato una decina di chiarimenti sugli incarti evasi, le decisioni negative e le procedure di verifica, ad esempio quelle delle utenze di acqua ed elettricità. L’interrogazione prevede una risposta scritta.
È invece un’interpellanza – quindi con risposta in aula – quella presentata dal gruppo che riunisce il Movimento per il socialismo, il Partito operaio popolare e gli Indipendenti. Vi si riscontra un operato giudicato “senza nessuna base legale” e si segnala un “aumento importante dei ricorsi (290 nel 2012, 557 nel 2019) e, soprattutto, di quelli accolti in seconda istanza” dal Tribunale cantonale amministrativo (Tram). Angelica Lepori, Simona Arigoni e Matteo Pronzini puntano il dito non solo contro Gobbi, ma contro l’intero esecutivo che ne avrebbe suffragato le decisioni in sede di Servizio ricorsi: le affermazioni dello stesso Gobbi porterebbero infatti “a credere che il Consiglio di stato condivida e sostenga politicamente, sulla base di una scelta collegiale, una modalità di agire illegale e contraria alla giurisprudenza". I firmatari vorrebbero capire se controlli e dinieghi siano davvero stati gestiti decidendo insieme, "come dichiarato dal consigliere Gobbi", di "avallare, in sede di ricorso, le interpretazioni e le applicazioni delle leggi (evidentemente in modo non conforme alle leggi stesse come hanno dimostrato, in diverse fattispecie, le decisioni del Tribunale amministrativo) prese dall’Ufficio cantonale della migrazione”.
Ai microfoni di Rsi anche la capogruppo del Partito liberale in Gran Consiglio Alessandra Gianella ha sottolineato la preoccupazione del partito per una questione già sollevata l'anno scorso con una mozione. Sempre alla Rsi il capogruppo Ppd Maurizio Agustoni ha sottolineato che il tema non è nuovo e che si valuterà la proposta Ps, mentre il gruppo parlamentare della Lega difende la linea del direttore.