Crisi della Lega a favore dell'Udc, avanzata dei Verdi a discapito del Ps, ma anche europa e 'voto di famiglia': Intervista al ricercatore Laurent Bernhard
La crisi della Lega, il nuovo ruolo dell’Udc, il boom dei Verdi, il progressivo sbiadire dei partiti maggiori. Un sondaggio post-elettorale dell’università di Losanna ha analizzato il voto per il Consiglio nazionale dello scorso ottobre, e col sostegno del nostro Ufficio di statistica ha potuto interpellare un campione significativo anche per il Ticino. Dalle 787 interviste locali emerge un cantone nel quale si ritrovano sì certe macrotendenze – in particolare l’inedita preoccupazione per il cambiamento climatico –, ma che conserva alcune peculiarità molto specifiche, come la preoccupazione per l’Europa e la politicizzazione ‘di famiglia’. Ne parliamo con Laurent Bernhard, ricercatore presso il centro di competenze svizzero per le scienze sociali (Fors).
Bernhard, leggendo la vostra analisi ‘Selects 2019’ salta subito all’occhio la crisi della Lega: solo il 41% degli interpellati che si definiscono leghisti è andato a votare, il risultato peggiore di tutti e sei partiti maggiori. Giovani e nuovi elettori sono risultati largamente indifferenti al movimento, mentre la concorrenza a destra si è fatta sentire: il 20% di chi ha votato per l’Udc è un transfuga della Lega. Cos’è successo?
Al di là della compresenza di una forza analoga come l’Udc – con la quale la Lega trova molte convergenze – si direbbe che una grande importanza l’abbiano avuta i temi dominanti della campagna. L’ecologia ha acquisito un’importanza centrale e ha monopolizzato buona parte delle attenzioni degli elettori, costringendo il alla difensiva su argomenti e battaglie che fino a quel momento non aveva giudicato centrali.
La Lega ha scelto di scagliarsi a testa bassa contro quello che ha più volte definito “isterismo climatico”. Un errore?
Lo studio non si sofferma sulle scelte di comunicazione dei singoli partiti e candidati, ma se guardiamo al quadro più generale, possiamo ipotizzare che a penalizzare la Lega sia stata anche la perdita di centralità del tema dell’asilo e dell’immigrazione, che coi centri d’accoglienza pieni aveva dominato i media nel 2015. Il miglioramento della situazione potrebbe avere indebolito la propensione al voto di una parte degli elettori ‘storici’, che pertanto sono rimasti a casa. Nel frattempo i nuovi elettori – gli appena maggiorenni e i naturalizzati – hanno scelto tutt’altro.
Ora che la presidenza dell’Udc è andata al ticinese Marco Chiesa, è possibile che il partito in Ticino si rafforzi ancora al momento del voto, penalizzando ulteriormente la Lega?
In Svizzera non si deve sopravvalutare il ruolo del presidente di un partito. Detto questo, certamente l’Udc potrà ottenere maggiore attenzione mediatica in Ticino proprio grazie a Chiesa. Ciò potrebbe tradursi a sua volta in un potenziamento elettorale dell’Udc a discapito della Lega, suo concorrente diretto. Grazie alla maggiore visibilità, il partito ‘agrario’ potrebbe sedurre anche un elettorato meno politicizzato. In ogni caso, anche al di fuori delle ultime Federali, il partito era già riuscito a convincere numerosi cittadini che quattro anni prima si erano astenuti.
Dall’altra parte del ventaglio politico, sono stati i Verdi a portare a casa il successo più clamoroso di queste elezioni.
Notiamo anzitutto che i Verdi hanno ottenuto questo successo pur senza riuscire a mobilitare il loro elettorato del 2015: i loro sostenitori storici non hanno partecipato al voto in maniera massiccia come ci saremmo potuti aspettare. Difficile spiegare il perché: forse quella base, più anziana, si è sentita meno coinvolta nonostante la preponderanza del tema ambientale.
I voti semmai vengono dal Partito socialista.
Sono proprio i voti presi ai socialisti – un terzo del totale, contro il 14% dai ‘vecchi’ Verdi – a fare la differenza. Decisivo è stato anche il voto nei neoelettori, che rappresentano un sesto del consenso verde. In generale, è soprattutto l’elettorato più giovane del Ps che è andato verso i Verdi.
I giovani, insomma, hanno preferito i Verdi ai socialisti. A sinistra si tratta di un cambio di mentalità generazionale – col Ps condannato al ruolo di ‘dinosauro’ insieme agli altri partiti maggiori –, oppure questo consenso rischia di rivelarsi aleatorio, specie nel caso in cui le tematiche ambientali dovessero diventare meno preponderanti?
Questa è sicuramente l’incognita più grande che i Verdi dovranno affrontare in futuro. Al momento è impossibile capire se la mobilitazione giovanile legata al clima spingerà il partito anche nei prossimi anni, oppure se interessi e priorità scivoleranno altrove. Il rischio c’è, e così anche il Ps potrebbe riuscire a recuperare quanto perso.
Moda o non moda, avete notato un’altra cosa importante: in Ticino, a differenza che nel resto della Svizzera, accanto al clima è stato vissuto dagli elettori come prioritario anche il tema delle relazioni con l’Europa.
Sì, il clima è stato decisivo ma non ha ‘investito’ il dibattito con la stessa intensità che altrove. Anzi, in Ticino la preoccupazione maggiore degli elettori è stata proprio l’Europa. Si potrebbe osservare che l’argomento interessa particolarmente i cantoni di frontiera, ma ad esempio a Ginevra le tematiche ambientati sono state nettamente più importanti. Accordo quadro, bilaterali, frontalieri dominano l’immaginario ticinese più di quello d’oltre Gottardo.
Venendo a Plr e Ppd, l’impressione è quella di una certa immobilità. Il loro elettorato storico è il più fedele di tutti: tre quarti degli elettori liberali del 2019 e il 90% di quelli popolari-democratici hanno riconfermato la loro scelta del 2015.
Ma questo non significa che tutta la base si sia mobilitata, anche se il loro zoccolo duro resta leale. Lo si vede col Plr e più ancora con il Ppd, il partito che ha perso meno voti a favore della concorrenza. Resta il problema di conquistare le generazioni più giovani e gli elettori di altri schieramenti. Nel frattempo, si tratta evidentemente di partiti il cui elettorato va invecchiando.
Avete notato altri elementi che differenziano il Ticino dagli altri cantoni?
Sicuramente – ma non è la prima volta – c’è da notare l’elevata affluenza alle urne anche per le elezioni federali. Si direbbe che in Ticino i partiti abbiano ancora un ruolo importante nella vita pubblica. In questo senso, anche le tradizioni politiche familiari tendono a sopravvivere più che altrove e a incoraggiare la partecipazione. Più in generale, l’impressione è quella di un cantone molto politicizzato.