Norman Gobbi: ‘Ne discuteremo durante la prossima seduta del 6 agosto’. Christian Garzoni: ‘Sarebbe più ragionevole imporre un obbligo a livello nazionale’.
L’obbligo di indossare le mascherine in tutti i luoghi pubblici chiusi è un tema non solo a livello federale ma anche in Ticino: «Ne discuteremo il 6 agosto durante la prossima riunione di governo», afferma a ‘laRegione’ Norman Gobbi. Il presidente del Consiglio di Stato precisa inoltre che sono giunte lamentele concernenti il mancato uso di questo mezzo di protezione in alcuni grandi centri commerciali e sui mezzi pubblici. Per Christian Garzoni, direttore sanitario della Clinica Moncucco, sarebbe tuttavia «più ragionevole e incisivo prendere una tale decisione a livello federale».
Stando alla ’SonntagsZeitung’ la task foce nazionale Covid-19 è favorevole a un obbligo più esteso di indossare la mascherina, in particolare negli spazi pubblici chiusi come negozi, grandi magazzini e scuole. E questo a causa dell’aumento dei casi registrati in Svizzera e alle misure in quest’ambito prese dai Paesi vicini, ha spiegato al domenicale Manuel Battegay, membro della task force: “Se si sta pensando a ulteriori allentamenti, le mascherine dovrebbero essere incluse maggiormente nei piani di protezione, oltre che al rispetto delle distanze e alle misure di igiene”. L’infettivologo basilese ricorda infatti che con le mascherine “ci si protegge a vicenda, non in modo assoluto ma molto bene”. A suo dire, più il tasso di contagio è elevato e più bisogna fare ricorso a questo mezzo di protezione.
«Innanzitutto le dichiarazioni di Battegay non sono nulla di nuovo: già alcuni mesi fa la task force nazionale, così come molti altri esperti, aveva affermato che un uso più generalizzato delle mascherine andrebbe sostenuto», precisa Garzoni da noi contattato. Purtroppo, a parte l'obbligo nei mezzi pubblici, l’Ufficio federale della sanità pubblica non ha mai fatto suo questo consiglio, raccomandando l’uso della mascherina solamente quando le distanze non possono essere mantenute. Tuttavia, mantenere le distanze è difficile (ci si dimentica o non si fa attenzione) e quindi sarebbe auspicabile introdurre un obbligo in tutti gli spazi chiusi affinché le persone non ci pensino più, evitando così di sbagliare».
Nel frattempo i cantoni Giura e Vaud hanno recentemente deciso di rendere obbligatoria la mascherina nei commerci, mentre a Ginevra tale misura entrerà in vigore martedì. E in Ticino? «Abbiamo già introdotto l’obbligo della mascherina negli esercizi pubblici e divulgato raccomandazioni concernenti gli spazi commerciali», sottolinea Gobbi. Il tema dell’obbligo generalizzato negli spazi pubblici chiusi resta comunque all’ordine del giorno e sarà discusso durante la prossima seduta del Consiglio di Stato prevista il 6 agosto.
Questo in particolare dopo le segnalazioni giunte al governo: «Nell’ambito della forte affluenza di turisti di quest’estate, abbiamo notato che diversi svizzerotedeschi non mettono la mascherina nei centri commerciali e rispettivamente che il rispetto dei piani di protezione non sempre viene garantito». Reclami sono giunti anche per quanto riguarda i trasporti pubblici: «Su alcune linee vi sono diversi utenti che non la indossano, benché viga l’obbligo di portarla in tutto il Paese», precisa il presidente del Consiglio di Stato. «Passeremo quindi da un semplice richiamo a misure più incisive».
Garzoni ricorda che «a livello cantonale vi è un chiaro sostegno da parte del corpo medico a favore di un uso più generalizzato delle mascherine negli spazi chiusi». Sarebbe tuttavia ideale «se quest’obbligo venga imposto dal Consiglio federale, affinché abbia valenza nazionale e non vi siano differenze fra cantoni». Infatti, misure differenti, in particolare tra cantoni vicini, «non favoriscono la comprensione da parte della popolazione». Inoltre, anche se «il Consiglio federale ha demandato, giustamente, ai Cantoni delle decisioni per permettere di tener conto della differenza regionale inerente alla diffusione del virus, vi sono misure che non guastano da nessuna parte». Proprio come quella di estendere l’obbligo dell’uso della mascherina. Una decisione che quindi «sarebbe più ragionevole da prendere a livello federale, piuttosto che cantonale. E spero che il Consiglio federale la prenda a breve, perché i numeri a livello nazionale non sono incoraggianti. Se non lo facesse spero che il nostro governo agisca in questo senso», conclude il medico.
Secondo il ‘SonntagsBlick’, le autorità federali non sono contente circa il controllo da parte dei Cantoni delle misure protettive previste per i luoghi accessibili al pubblico per arginare il diffondersi del coronavirus. A tale riguardo, l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) ha scritto ai Cantoni affinché migliorino la sorveglianza sulle prescrizioni fornite da Berna. I Cantoni sono pertanto invitati a rafforzare la rispettive attività di controllo, in particolare verificando più sovente l’esistenza e l’attuazione dei piani di protezione predisposti negli stabilimenti e nelle strutture aperte al pubblico e in occasione di eventi. Nel mirino dell’Ufsp vi sono soprattutto le strutture per il divertimento e il tempo libero.
Intervistato ieri da radio Srf, il presidente della Conferenza cantonale dei Direttori della sanità pubblica, il basilese Lukas Engelberger, ha dichiarato che i Cantoni fanno il loro dovere. Laddove è necessario si provvederà poi a intensificare la sorveglianza. Anche Gobbi non vede particolari problemi: «Considerando i dati epidemiologici, in Ticino stiamo svolgendo un buon lavoro: non abbiamo mai mollato», sottolinea il presidente del governo ticinese.