Dura presa di posizione di una maggioranza di giudici del Tpf sulle accuse di sessismo e mobbing: 'C'è chi antempone i propri interessi all'istituzione'
I rimproveri di sessismo, mobbing e trattamento scorretto nei confronti degli italofoni che lavorano presso il Tribunale penale di Bellinzona (Tpf) traggono origine da insinuazioni di una minoranza di persone e tra queste "ci sarebbero anche magistrati che alimentano i rimproveri sia a livello massmediatico che parlamentare". Tutto ciò è diffamatorio e infanga l'istituzione.
È quanto si legge in una lettera sottoscritta da una maggioranza "qualificata" di giudici indirizzata alla Commissione amministrativa del Tribunale federale - l'organo di vigilanza del Tpf - in cui vengono "fermamente respinti" i "perduranti rimproveri".
I 15 giudici che hanno firmato la lettera si dicono dispiaciuti che "queste pretese ingiustizie", vengano coltivate all'esterno dell'istituzione, con nocivi effetti diffamatori, e che ciò avvenga "con il sotteso scopo di poche persone di danneggiare il Tribunale penale federale, la sua commissione amministrativa e la stragrande maggioranza del personale".
Gli autori di queste insinuazioni - prosegue la lettera - "hanno evidentemente deciso di anteporre i propri interessi personali a quelli istituzionali. I sottoscritti condannano in maniera decisa la slealtà e l'anticollegialità di questo comportamento."