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Mascherine a scuola, Bertoli: 'Imparato dagli altri cantoni'

Il direttore del Decs sull'obbligo parziale di protezione per i docenti negli spazi comuni alla riapertura: 'Altrove ci son stati contagi negli istituti'

Ti-Press
16 luglio 2020
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Si va verso l’obbligo di mascherina non solo per chi lavora nella ristorazione, ma anche - sebbene parziale - a scuola. Nelle indicazioni per l’anno scolastico 2020/2021 che prenderà il via il 31 agosto diramate oggi dal Dipartimento educazione, cultura e sport si legge, infatti, che se rimarrà facoltativo all’interno delle aule, l’utilizzo sarà obbligatorio per i docenti negli spazi condivisi.

“Siamo arrivati a questa decisione ascoltando i colleghi d’Oltralpe - spiega alla ‘Regione’ il direttore del Decs Manuele Bertoli -. Loro hanno avuto un anno scolastico più lungo, il nostro si è chiuso il 19 giugno mentre alcuni addirittura inizio luglio. E se da noi non si è verificato alcun contagio, in alcuni istituti di altri Cantoni purtroppo sì ed è saltato fuori che questo contagio arrivava dai docenti e soprattutto avveniva nelle parti comuni degli istituti”. Imparato questo, riprende Bertoli, “abbiamo ritenuto giudizioso agire in questo senso, visto che in questi luoghi è più difficile garantire la distanza sociale, cosa che invece in aula con tutte le accortezze è possibile. È un po’ lo stesso concetto del trasporto pubblico: siccome non si può garantire la distanza si usa la mascherina”.

'L'auspicio è di avere un anno interamente in presenza'

Riguardo alla riapertura, l’auspicio del direttore del Decs è quello già ripetuto: “Di fare un anno interamente in presenza, quindi col primo scenario preso in considerazione”. Ma “gli auspici sono gli auspici, la realtà è la realtà: deciderà il governo sulla base dei dati pandemici. Il 10 di agosto, giorno entro cui informeremo come avverrà il ritorno in classe, è sufficientemente vicino al 31 agosto e permette di dare tre settimane agli istituti per prepararsi”. Tenuto conto che - “purtroppo è la condizione con la quale dobbiamo convivere” - che gli stessi istituti “devono essere pronti a cambiare impostazione se la situazione epidemiologica lo dovesse richiedere”, conclude Bertoli.

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