Ticino

Covid-19, 'bisogna tener conto delle particolarità regionali'

I presidenti delle Camere federali Hans Stöckli e Isabelle Moret: grazie all'esperienza maturata in Ticino, altri Cantoni sono stati meno colpiti

Da sinistra: Daniele Caverzasio, Isabelle Moret, Hans Stöckli e Norman Gobbi (Ti-Press)
1 luglio 2020
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La gestione della crisi legata alla diffusione del coronavirus deve «tener conto delle particolarità del Paese». Ad affermarlo è stato Hans Stöckli, presidente del Camera dei Cantoni, che oggi – assieme alla presidente del Consiglio nazionale e dell'Assemblea federale Isabelle Moret – è arrivato in Ticino per una visita ufficiale. Lo scopo era quello di capire in modo approfondito come il Cantone ha gestito l'emergenza Covid-19. «Se seguiamo le indicazioni del Consiglio federale e le misure prese a livello cantonale, saremo in grado di combattere il virus», ha sottolineato Stöckli. 

Alla conferenza stampa tenutasi oggi presso la Centrale comune di allarme a Bellinzona ha esordito Daniele Caverzasio, presidente del Gran Consiglio, ribadendo che all'inizio della pandemia «è stato complicato far capire a Berna la situazione in cui si trovava il Canton Ticino». Una difficoltà che «ha messo in discussione lo Stato federale stesso» che, tuttavia, con il passare del tempo ne è «uscito rafforzato». E questo anche perché la gestione della crisi ha dimostrato che «una pandemia va affrontata con soluzioni e strategie differenti» a livello nazionale. Moret ha poi confermato che a Berna «non abbiamo capito subito l'intensità» con cui il virus ha colpito il Ticino. Tuttavia, «l'ottima gestione sanitaria» ha poi fatto sì che altri Cantoni siano stati meno colpiti dall'emergenza. E questo proprio grazie all'esperienza maturata in Ticino.

Dagli incontri avuti con i presidenti dei vari Cantoni è emersa la consapevolezza che «durante un'eventuale prossima crisi il Consiglio federale dovrà tenere maggiormente conto delle diversità del Paese», ha rilevato Stöckli. Insomma, bisognerà adottare misure a livello regionale e non solo a livello federale che valgono per tutta la nazione in egual modo. «Lo abbiamo detto al Consiglio federale ed è un concetto che, come presidente della Camera dei Cantoni, continuerò a difendere». Secondo Caverzasio anche la cosiddetta finestra di crisi – che ha consentito al Ticino di adottare misure più restrittive rispetto a quelle emanate da Berna – ha permesso di capire che effettivamente ci sono state situazioni diverse a livello regionale nell'ambito della crisi legata al coronavirus. Una crisi che deve essere quindi gestita attraverso «il dialogo con le autorità federali e con la consapevolezza del fatto che vi sono differenze» fra le varie regioni.

Il Consiglio federale: 'I Cantoni hanno gli strumenti per agire'

L'autonomia a livello cantonale di prendere decisioni per combattere la diffusione del coronavirus è un aspetto emerso a più riprese negli scorsi mesi e che ha assunto ancora più importanza con la fine (lo scorso 19 giugno) della situazione straordinaria. Un concetto ripetuto più volte nel corso di una conferenza stampa a Berna sia dalla presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga, sia dal 'ministro' della sanità Alain Berset: la Confederazione emana le misure di base (regole igieniche, mascherine comprese; distanza sociale; contact-tracing), i Cantoni sono responsabili della loro attuazione. I Cantoni possono ad esempio «chiudere un negozio, un locale notturno, così come vietare una manifestazione», ha spiegato Sommaruga. «Gli strumenti esistono, vanno utilizzati», ha aggiunto.

E questo anche se oggi il governo federale ha deciso di rendere obbligatorie le mascherine sui mezzi pubblici di tutto il Paese. Tuttavia, «il trasporto pubblico è chiaramente una questione intercantonale», ha precisato Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato, da noi raggiunto al termine della conferenza stampa a Bellinzona. «Se il Consiglio federale non avesse preso tale decisione, avremmo adottato misure a livello cantonale», ha aggiunto. Per quanto riguarda i locali notturni: se dovessero esserci casi di possibili contagi con conseguente quarantena anche in Ticino? «Adotteremo misure solo se è necessario», ha sottolineato Gobbi.