Ticino

Sì ad aiuti immediati per i ticinesi che rientrano nel Cantone

Il Gran Consiglio intende concedere agli 'svizzeri' di poter beneficiare degli assegni di prima infanzia e di quelli integrativi senza dover attendere tre anni

Chi ha bisogno, dovrebbe essere aiutato immediatamente (Ti-Press)
23 giugno 2020
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I ticinesi che rientrano nel Cantone dopo aver soggiornato all'estero devono poter beneficiare immediatamente degli assegni di prima infanzia e di quelli integrativi. Oggi il Gran Consiglio ha infatti accolto il rapporto di minoranza (relatore: il popolar democratico Lorenzo Jelmini) della Commissione sanità e sicurezza sociale con 54 voti favorevoli a 27 e quattro astensioni, grazie ai sì provenienti sia da sinistra, sia da destra. Il rapporto invitava il parlamento da un lato a respingere l'iniziativa parlamentare generica deposita nel 2017 dai socialisti Raoul Ghisletta e Carlo Lepori che chiedeva di abolire il periodo di carenza (ovvero il fatto di dover aspettare tre anni prima di poter ricevere gli aiuti citati) per gli attinenti del Ticino. Dall'altro, chiedeva ai deputati di accogliere una controproposta che precisava l'iniziativa su due punti controversi. Di conseguenza è stato bocciato il rapporto di maggioranza (relatore, il liberale radicale Matteo Quadranti) che proponeva invece di respingere il testo. In futuro il parlamento dovrà quindi ancora occuparsi di questa questione. 

Lo scopo dell'iniziativa parlamentare era quello di "non penalizzare le persone e le famiglie ticinesi che si sono recate all'estero, in particolare per motivi famigliari o di lavoro, e che poi sono rientrate in Ticino in condizioni economiche modeste". «Si tratta di avere un po' di buon senso», ha rilevato Ghisletta di fronte al plenum. «Non ha senso far indebitare le famiglie per poter mantenere i figli». Già, perché secondo il socialista, con la legge attuale le persone che tornano in Ticino dall'estero ad esempio a causa di crisi sociali, economiche o sanitarie devono aspettare tre anni prima di poter accedere agli assegni di prima infanzia o quelli integrativi. Se queste persone sono in difficoltà, devono quindi rivolgersi all'assistenza sociale, indebitandosi: «È sbagliato porre queste persone in una tale situazione», ha aggiunto. 

Nel rapporto di maggioranza (firmato, oltre che da altri Plr, anche da deputati della Lega e dell'Udc) Quadranti faceva notare che concedere aiuti solo agli attinenti di un Comune ticinese genererebbe una disparità di trattamento a loro vantaggio, "ma ingiustificata", per rapporto ad altri cittadini svizzeri. Ad esempio, una persona nata e cresciuta in Ticino, ma con l'attinenza di un altro Cantone, che si è trasferita Oltralpe per lavoro e dopo diversi anni rientra in Ticino, dovrebbe comunque ammortizzare il periodo di carenza di tre anni. Vi sarebbero poi, d'altro canto, persone con l'attinenza ticinese, ma che no hanno mai vissuto in Ticino, che all'arrivo nel Cantone avrebbero diritto subito agli aiuti sociali in questione senza però aver mai contribuito al loro finanziamento. Per risolvere questi problemi, la minoranza ha quindi proposto un compromesso fondato su due punti: in primo luogo le persone che chiedono di beneficiare degli assegni in questione devono aver vissuto «almeno dieci anni» in Ticino, ha spiegato Jelmini. Seconodo: per far fronte alla discriminazione interna alla Svizzera il termine 'attinente al Ticino' dovrebbe essere sostituito con quello di 'svizzero'. 

Parlando di quest'ultima proposta, il consigliere di Stato Raffaele De Rosa l'ha definita «accattivante e mossa da buoni propositi». Tuttavia, accoglie anche «rischi e insidie», visto che potrebbe ad esempio generare una serie di ricorsi da parte di stranieri «che hanno vissuto in Ticino per più di dieci anni e che si vedrebbero negati questi aiuti sociali». Sarà quindi «molto difficile» tradurre questa soluzione in «una norma solida giuridicamente». Una proposta che, inoltre, mette «a repentaglio ciò che ha fatto il Gran Consiglio in numerosi anni».

Nel suo intervento Jelmini ha esplicitamente chiesto ai deputati leghisti e Udc di accogliere il suo rapporto di minoranza, vista l'enfasi con cui portano avanti il concetto di 'Prima i nostri'. E lo ha fatto con successo visto che il suo rapporto è stato approvato, proprio grazie a voti leghisti e democentristi. In pratica solo il Plr si è opposto alla proposta.