Ticino

695 milioni per le università, strategico il medico-sanitario

Per il quadriennio 2021-2024 il governo chiede 74 milioni in più e vuole creare un polo d’eccellenza

Il futuro campus di Viganello
23 giugno 2020
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695 milioni di franchi, 74 in più rispetto allo scorso quadriennio: è quanto chiede il messaggio del Consiglio di Stato per la politica universitaria cantonale 2021-2024. Soldi che servono all’Università della Svizzera italiana (Usi) e alla Scuola universitaria professionale (Supsi), ma anche a sostenere gli studi dei ticinesi oltre Gottardo. Molti gli obiettivi dell’investimento: uno sviluppo armonioso di tutti i rami della formazione e della ricerca – «collaborazione», «consolidamento» e «radicamento» le parole ricorrenti durante la presentazione al Palacongressi di Lugano – , l’incremento della visibilità e della reputazione dei nostri istituti in Svizzera e all’estero, la collaborazione con altre realtà pubbliche e private, l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro locale, ma anche il completamento dei progetti logistici. Con un ambito che nel dopo pandemia appare ancora più importante per la comunità ticinese, e nel quale il Ticino mira a costituire un polo di eccellenza sia dal punto di vista della ricerca che da quello della formazione: il settore medico e sociosaniario. Settore che troverà un suo fulcro nel campus di Viganello, pronto nella primavera del prossimo anno a causa dei ritardi imposti dalla pandemia, ma che potrà accogliere già dall’autunno il master in biomedicina.

Salute al centro

Un passo importante per «creare sinergie tra il campus e il settore sociosanitario», spiega la direttrice della Divisione cultura e studi universitari Raffaella Castagnola Rossini, mentre in direttore della Supsi Franco Gervasoni enfatizza l’importanza di «sviluppare l’offerta in termini qualitativi e quantitativi», ricordando che gli infermieri formati in Ticino sono passati dai 100 del 2011 ai 200 di quest’anno, e dovranno essere 250 nel 2024. D’altronde, come ha notato il direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport Manuele Bertoli, «oltre ad avere raddoppiato i posti di formazione in 10 anni e a impegnarci a risolvere i colli di bottiglia negli stage, sarà importante prolungare la permanenza nelle professioni soprattutto delle infermiere, agevolando la compatibilità del mestiere a livello famigliare». «Si dice che la salute è per due terzi prevenzione e per un terzo cura», aggiunge il rettore dell’Usi Boas Erez: «Noi siamo partiti dai primi due terzi ,concentrandoci sulla comunicazione per la prevenzione e sull’organizzazione del settore sanitario a livello economico. Ora siamo pronti a completare l’offerta». La meta di tutti gli sforzi è la costituizione di un polo capace di mettere in rete università, centri di ricerca, cliniche, laboratori e di attrarre nuove realtà private attive nel settore. D’altronde, è proprio l’investimento per la Facoltà di scienze biomediche a costituire parte importante dei 74 milioni aggiuntivi richiesti alle casse pubbliche (insieme a un ulteriore esborso per gli studenti ticinesi iscritti all’Usi).

Cifre nere per Usi

Per l’Usi, i prossimi anni serviranno anche a riportare i bilanci in attivo: l’università perdeva quasi 4 milioni nel 2018, passivo ridotto fino alle cifre nere previste per il 2022. Conta il sostegno del cantone, certo, ma anche l’impegno sintetizzato da Erez a contenere i costi e razionalizzare l’offerta dopo «una fase espansiva di vent’anni», vissuta forse «un po’troppo entusiasticamente sul piano del rafforzamento del corpo docente rispetto al numero di studenti». Studenti che comunque crescono, anche se l’università fatica a sfondare in Svizzera interna: erano solo 211 gli iscritti da altri cantoni allo scorso anno accademico, 7% dei quasi 3mila totali, anche se il rapporto dovrebbe migliorare col master in biomedicina. Oltre allo sviluppo dei legami con le altre realtà cantonali nell’ambito della ricerca medica, Erez ha posto l’attenzione sul promettente settore dell’intelligenza artificiale, specificando la volontà di dare «nuova vita», insieme a Supsi, all’Istituto Dalle Molle. Un ulteriore obiettivo è una maggiore impegno culturale in seno alla comunità nel suo insieme, con iniziative che coinvolgano tutta la popolazione.

Intanto l’università si sta impegnando a sostenere le famiglie colpite dalla crisi. È stata avviata una raccolta di fondi per sostenere «studentesse e studenti di talento», che altrimenti per motivi economici dovrebbero «rinunciare a iniziare o a continuare gli studi», così Erez; «Si tratta di una grave conseguenza indiretta del virus, che va a colpire i giovani e le loro prospettive. Ci siamo quindi mossi per aumentare il numero di borse di studio per aiutare un numero ancora maggiore di studenti che ne avessero bisogno e abbiamo creato un fondo dedicato a questa emergenza, che l’Università e i suoi collaboratori hanno già contribuito ad alimentare».

Supsi guarda alla stazione di Lugano

Per Supsi il direttore Gervasoni ha illustrato i piani di crescita anche nel settore della formazione degli insegnanti – che dovrebbe estendersi alla pedagogia speciale –, oltre al lancio di nuovi master, da quello in ingegneria al ‘design di interazione’, un ramo di studi all’intersezione tra l’informatica e la progettazione. È previsto anche un master in arti applicate. Sul piano del corpo accademico, l’impegno è al «rientro in Ticino di tutte quelle persone che studiano altrove ma mantengono forti legami col territorio». Intanto si auspica la partenza del terzo campus dopo Viganello e Mendrisio, ormai pronti: quello di Lugano-Stazione, «terzo tassello» per lo sviluppo organico di tutti i fronti dell’educazione terziaria. Il tutto con un’idea precisa: posizionarsi con un’offerta originale e sempre più strutturata nella rete del sistema universitario svizzero.

Palla al legislativo

Per Bertoli il messaggio appena licenziato dal Consiglio di Stato serve a «fornire linee guida per lo sviluppo armonioso» del settore, sul quale il Cantone vuole continuare a investire cifre importanti. Un esempio: la spesa per studente all’Usi si attesta a 11'730 franchi, al sesto posto in una classifica delle università cantonali svizzere che vede sopra solo realtà molto più grandi e antiche, e davanti a Neuchâtel. Ora le richieste del governo verranno analizzate dall’apposita sottocommissione di controllo del legislativo, che dovrebbe dare un responso entro fine anno. Il Consigliere di Stato è ottimista: «Ci attendiamo un rapporto positivo con una serie di appunti che ci permetteranno di fare come sempre dei passi avanti. Anche il rapporto con il parlamento in questo senso è sempre stato fruttuoso».

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