Ma il Decs: dobbiamo essere pronti a tornare a una forma ibrida nel caso la pandemia riprendesse. Intanto, 3,5 milioni per i posti di apprendistato
L’obiettivo è che il 31 agosto la scuola riprenda in presenza, chiaramente con tutte le misure igieniche previste, ma il Dipartimento educazione, cultura e sport non vuole farsi trovare impreparato nel caso la pandemia riprendesse vigore. E quindi è allo studio l’elaborazione del secondo scenario previsto, quello della scuola ibrida. Imparando da quanto fatto dall’11 maggio, giorno della riapertura parziale, a oggi. E correggendo, va da sé, quanto non ha funzionato. È questa, in breve, l’intenzione del Decs presentata poco fa in conferenza stampa. Un incontro, quello di fine anno, questa volta per forza diverso. “È stato un anno di sfide”, ha esordito il direttore del Decs Manuele Bertoli. “Che continuano, non si esauriscono con la fine della scuola. A settembre si deve essere pronti a qualsiasi tipo di scenario”. Per questo motivo si sta lavorando a come implementare la scuola ibrida - “una modalità che speriamo di non dover riattivare” - che per la riapertura delle aule dovrà essere pronta: “La scuola deve essere pronta a cambiare passo, se la situazione lo richiederà” commenta Bertoli.
Quello che sembra essere escluso è un ritorno alla scuola a distanza: “Vorrebbe dire che è stato deciso un nuovo lockdown totale”, spiega il direttore del Decs. E “come detto ieri dal presidente del Consiglio di Stato, è una via che non vorremmo percorrere”.
E si leva anche qualche sassolino dalle scarpe: “La riapertura ha comportato un piccolo rischio a fronte di una necessità educativa evidente. Avessimo deciso di continuare a tenere chiuse le scuole, oggi in tanti ci chiederebbero il perché visto che c’è molta gente in giro e tutto sta funzionando”. E rincara: “I danni educativi sarebbero stati decisamente più grandi del rischio preso. E ci conforta molto che, a nostra conoscenza, in questo periodo non si sia verificato neanche un contagio a scuola”.
Ma tornando indietro, vale a dire alla scuola dell’obbligo a distanza, tutto ha funzionato bene? È questo quello che, in breve, il Decs in collaborazione col Dipartimento formazione e apprendimento della Supsi ha chiesto, con un sondaggio, alle famiglie e ai docenti. La rispondenza “è stata massiccia” annota il direttore della Divisione della scuola Emanuele Berger. E le risposte positive: “I primi dati ricevuti, cui seguirà un rapporto completo alla fine di agosto, mostrano come alla domanda sull’efficacia della scuola a distanza siano risultate negative solo il 15% delle risposte per le scuole specali, il 9% per le scuole medie e il 4% per le scuole comunali”.
Quella che andrà migliorata è la comunicazione tra scuole e genitori: “Non ha funzionato bene, stando a queste risposte, per quanto concerne la forma orale. Meglio è andato nelle relazioni per iscritto, ma è comunque un tema che ci interpella e che approfondiremo per migliorare” annota Berger. Che, sempre sul tema scuola ibrida, quindi con parte delle lezioni via web, a domanda della 'Regione' risponde che “è allo studio una formazione particolare per i docenti, grazie anche ai tutor digitali già presenti in ogni scuola. La premessa è che durante questo periodo molti docenti hanno proceduto a una sorta di auto formazione, sul campo, mostrando grande disponibilità. La formazione dal punto di vista didattico continuerà anche per loro, per risolvere alcune problematiche che sono comunque emerse”.
Detto della scuola, piatto forte del giorno è stato anche il messaggio governativo licenziato ieri dal Consiglio di Stato in merito ai posti di apprendistato. In risposta agli atti di Plr, Ppd ed Mps arriva “Più duale plus”: 3,5 milioni messi sul tavolo dall’Esecutivo per sostenere “un settore da sempre sotto pressione, e che la pandemia sta ancora più sollecitando” nota il capo della Divisione della formazione professionale Paolo Colombo. Concretamente, le misure previste dal messaggio prevedono un bonus di 2’000 franchi per ogni nuovo contratto grazie al Fondo formazione professionale, un numero verde per le aziende formatrici (0800 606 607) e la loro messa in rete, per capirne bisogni ed esigenze. Previsto, inoltre, più flessibilità sui criteri formatori e un aumento di posti messi a disposizione dall’Amministrazione cantonale e dagli enti finanziati. Novità sono previste non solo per le aziende ma anche per i giovani. “Grazie alla Città dei mestieri - riprende Colombo - ci sarà una rete di ispettori di tirocinio”. E la novità sarà l’investimento per l’anno base, “soprattutto nei settori più colpiti come albergheria e ristorazione. Vista la difficoltà di reperire posti, il primo anno potrà essere più ‘scolastico’, mentre il secondo più in azienda”. Decise anche alcune deroghe transitorie sui numeri chiusi e più spinta per la formazione terziaria e le lingue straniere.
L’obiettivo, conclude Colombo, è la conferma dei 2’500 posti di apprendistato dell’anno scorso. “Sarà difficile, ma speriamo che le impennate dei contratti firmati che di solito notiamo a giugno e luglio, e poi in agosto, si ripetano anche quest’anno”. A oggi, i contratti sottoscritti sono 356.