Ticino

La Diocesi si prepara alla ripresa delle messe

Coronavirus, dalla Curia prime indicazioni ai parroci in vista del ripristino delle funzioni religiose in Ticino. Posti a sedere distanziati, niente libretti...

14 maggio 2020
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La Diocesi di Lugano si sta organizzando in vista del ripristino delle funzioni religiose, a cominciare dalle messe, sospese dalle autorità cantonali e federali a causa della pandemia. Il prossimo 8 giugno, stando alle vigenti disposizioni di Berna, le chiese dovrebbero infatti riaprire al culto, nel rispetto comunque di distanze sociali e misure igieniche accresciute. La Curia vescovile ha messo a punto "un piano di protezione per tutte le chiese e oratori" presenti sul territorio della Diocesi. Un protocollo allestito sulla base del piano di protezione quadro emanato il 27 aprile dalla Conferenza dei vescovi svizzeri, tuttora all'esame dell'autorità federale, alla quale è stato sottoposto per approvazione. La Curia ha ritenuto tuttavia "utile" anticipare ai parroci - cosa che ha fatto ieri, nero su bianco, per il tramite del vicario generale Nicola Zanini - una serie di "indicazioni" che "certamente saranno contenute nel piano di protezione" che attende il via libera di Berna. E ciò, scrive don Zanini, "affinché ne discutiate con i vostri Consigli parrocchiali, amministratori, sacrestani o collaboratori, per cominciare a predisporre i necessari preparativi".

Sette le indicazioni/raccomandazioni anticipate ai parroci, da applicare in "ogni" chiesa e oratorio aperto al culto per adeguare spazi e accessi. La prima: "I responsabili stabiliscano la capienza massima di persone, tenendo conto che a ogni fedele dovrà essere garantito uno spazio (intercalato tra le file di banchi o sedie) di 4 m², in ogni caso non più di 1/3 della capienza massima normale. I nuclei familiari non vanno separati". La seconda: "I posti a sedere disponibili devono essere predisposti e indicati chiaramente". La terza: "Vanno tolti tutti i sussidi per i fedeli (libretti di canto ecc.)". La quarta: "Agli ingressi deve essere costantemente disponibile del liquido disinfettante per la pulizia delle mani". La quinta: "Agli ingressi vanno collocati in modo evidente i cartelli dell’Ufficio federale della sanità pubblica". La sesta: "Tutte le superfici e i punti di contatto andranno regolarmente sanificati". La settima: "Per questioni relative alle opere d’arte, si prenda contatto con la Commissione diocesana per l’Arte sacra". 

In Svizzera, spiega contattato dalla 'Regione' l'addetto stampa della Curia Luca Montagner, «ogni Diocesi ha elaborato o sta elaborando un piano di protezione che i responsabili degli edifici di culto dovranno applicare, come stabilisce l'Ordinanza federale per combattere il Covid-19, per adeguare spazi e accessi quando potranno riprendere le funzioni. Un piano di protezione che si fonda sugli orientamenti indicati dalla Conferenza dei vescovi e che ciascuna Diocesi adatta alle peculiarità del proprio territorio. Il nostro lo abbiamo presentato anche alle autorità cantonali nell'incontro del 7 maggio tra il vescovo Lazzeri, il consigliere di Stato Norman Gobbi e il capo della Stato maggiore cantonale di condotta Matteo Cocchi". Il presidente del Consiglio di Stato e direttore del Dipartimento istituzioni Gobbi "si farà promotore nei confronti delle autorità federali allo scopo di ricercare delle soluzioni che rendano possibile, anticipatamente, un allentamento delle misure restrittive che gravano sulle funzioni religiose", come si leggeva nella nota diramata al termine dell'incontro. 

Così ci si regola negli altri Paesi

A livello federale, come segnala il sito Catt.ch, il presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri monsignor Felix Gmür ha spedito martedì una lettera al Consiglio federale: vi si sollecita il ripristino delle funzioni entro l’Ascensione (21 maggio) o al più tardi la Pentecoste (il 31). “Mentre molte attività sono riprese l’11 maggio – così l’arcivescovo –, le celebrazioni religiose continuano a rimanere proibite. Questo non è più tollerabile". Gmür ha specificato che si tratta di misure importanti anche per altre religioni, data l’imminenza di festività quali Shavuot per gli ebrei ed Eid al-Fitr per i musulmani. 

In Italia ci si potrà recare alla messa a partire da lunedì 18 maggio. La decisione del governo Conte ricuce uno strappo tra il governo – che aveva escluso la riapertura dei luoghi di culto dagli allentamenti della fase 2 – e la Conferenza episcopale italiana (Cei), che in un duro comunicato aveva specificato: "I vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto". Il protocollo siglato dall’esecutivo e dalla Cei prevede accessi contingentati per garantire il rispetto delle distanze sociali e misure di igienizzazione sistematica per oggetti e ambienti. Al momento dell’eucaristia il celebrante dovrà indossare mascherina e guanti. Potrà essere presente un organista, ma non il coro. Le offerte non saranno raccolte durante il rito, ma in apposite urne all’ingresso. Le acquasantiere dovranno restare vuote e non sarà consentito stringersi la mano in segno di pace. Le stesse regole valgono per battesimi, matrimoni e funerali, mentre le cresime sono rinviate.

In Francia i fedeli dovranno aspettare fine mese. All’inizio la riapertura dei riti religiosi era prevista per il 2 giugno, ma è possibile che l’Eliseo venga a compromessi coi vescovi, che hanno chiesto di poter ricominciare a celebrare al più tardi il 29 maggio, antivigilia di Pentecoste.

In Germania quasi tutti i Länder hanno già riaperto le porte delle chiese, sempre nel rispetto delle misure igieniche. Un risultato dovuto anche alla pressione della Corte costituzionale di Karlsruhe, che ha giudicato il divieto incostituzionale perché viola la libertà di culto. Anche in Austria si è ripartiti a metà maggio.

Singolare, invece, la situazione dei Paesi Bassi: in questo caso sono stati proprio i vescovi a decidere la sospensione dei riti pubblici, e non dovrebbero tornare sui loro passi almeno fino a fine maggio. Spiccano all’opposto le eccezioni di Spagna e Polonia, che non hanno mai sospeso gli uffici religiosi.