Coronavirus, la sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori: anticipare ristrutturazioni di edifici per scongiurare fallimenti e licenziamenti
"Uno sforzo anticiclico per garantire nel tempo una buona quota di investimenti soprattutto nell’edilizia, visto che la mole di lavoro nel genio civile è per il momento soddisfacente". Uno sforzo anticiclico in particolare nell'edilizia che la sezione ticinese della Società svizzera impresari costruttori chiede agli enti pubblici: Cantone, Comuni, aziende pubbliche, consorzi, Confederazione.... "Fondamentale - sottolinea la Ssic Ti - sarà anticipare il più possibile gli
interventi di risanamento e ristrutturazione dei numerosi edifici pubblici che si trovano in cattivo stato (scuole, ospedali, case per anziani ecc.): solo così sarà possibile scongiurare numerosi licenziamenti o fallimenti aziendali anche nel settore ticinese della costruzione". Ma "occorre agire in fretta, prima che sia tardi". Perché anche dopo la riapertura dei cantieri i problemi generati dalla pandemia "non scompariranno": pesanti sono le conseguenze "dal profilo umano, sanitario, sociale ed economico".
Le imprese intanto "stanno generalmente dando prova di serietà, responsabilità individuale e collettiva cercando di applicare con buon senso le varie disposizioni sanitarie e di distanza sociale". Come detto però la ripresa dei lavori dopo lo stop forzato non ha certo rimosso i contraccolpi economici negativi del periodo di chiusura a causa del coronavirus. E non poche sono le questioni aperte sotto la lente dell’Ufficio presidenziale della Ssic Ti. Fra cui quella contrattuale. "A seguito delle evidenti difficoltà con le quali sarà confrontato anche il nostro settore per il resto dell’anno, si è intavolata una discussione con i sindacati per prevedere delle deroghe al Contratto collettivo cantonale dell'edilizia, valide solo per il 2020, così da consentire almeno un parziale recupero dell’attività persa in questi due mesi - spiega la Ssic Ti -. L’obiettivo è di preservare le aziende e di riflesso i posti di lavoro". I temi in discussione "erano in particolare la possibilità di anticipare al periodo di crisi le vacanze collettive, la revisione dei calendari aziendali e il lavoro per un certo numero di sabati senza supplemento salariale - scrive l'associazione-. Al momento, vista l’incomprensibile intransigenza della controparte sindacale, sono in corso alcune verifiche sottoposte al Collegio arbitrale della Commissione paritetica cantonale". Altro tema: "Si stanno facendo i passi necessari per ridurre gli oneri sociali direttamente correlati al lavoro (non svolto durante il fermo cantieri) a carico delle imprese". Imposte di circolazione: "Anche in questo caso, in relazione al periodo di chiusura delle attività e al fatto che era difficile
depositare le targhe, rispettivamente non si era a conoscenza della durata complessiva dello stop", la Ssic Ti ha chiesto al Dipartimento istituzioni "un bonifico pro rata dell’imposta di circolazione per i veicoli aziendali. Si resta in attesa di una presa di posizione". L'associazione, inoltre, "si è attivata immediatamente segnalando il fatto che il rispetto delle norme igieniche accresciute e di distanza sociale avrebbero comportato da un lato maggiori costi e dell’altro una minor resa delle attività di cantiere: in questo senso sono in corso delle discussioni con i committenti pubblici per identificare una soluzione semplice e praticabile per quantificare questi aggravi non preventivabili al momento del calcolo delle offerte". Un riconoscimento da parte dello Stato "sarebbe fondamentale per formulare, come associazione, una raccomandazione all’indirizzo di tutti i committenti pubblici e privati".