Ticino

Valichi minori chiusi, l'Italia preme per riaprirli

L'ambascitrice di Svizzera a Roma convocata in audizione davanti al comitato parlamentare sull'attuazione dell'accordo di Schengen

Controlli stretti anche verso l'Italia (Ti-Press)
5 maggio 2020
|

Le difficoltà di accesso alla Svizzera, in particolare al Ticino, per i più severi controlli sanitari al confine dei frontalieri italiani preoccupano Roma. L'ambasciatrice della Confederazione in Italia, Rita Adam, domani sarà in audizione davanti al Comitato parlamentare italiano di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen.

Lo indica una nota pubblicata sul sito della Camera dei deputati italiana, secondo cui l'incontro avverrà alle 13. L'audizione è stata sollecitata dal presidente del Comitato, il deputato Eugenio Zoffili, eletto in Lombardia sulla lista della Lega. In dichiarazioni apparse su vari siti una settimana fa, Zoffili parla di "disagi insopportabili". "La riapertura di numerose attività economiche e professionali nei Cantoni elvetici, mantenendo però chiusi i valichi minori e potenziando i controlli doganali, crea un effetto imbuto che costringe quotidianamente migliaia di lavoratori italiani a code impressionanti, in molti casi addirittura di ore, nonostante le distanze da percorrere siano di pochi chilometri".

L'incontro con Adam è voluto per "sottoporle la questione e trovare insieme a lei una soluzione che, pur garantendo tutte le condivise esigenze di sicurezza sanitaria, metta immediatamente fine a questo calvario".

Da parte italiana malumori erano già stati manifestati in occasione della parziale chiusura delle frontiere elvetiche. Il Sottosegretario agli esteri con delega ai rapporti bilaterali con i Paesi europei, Ivan Scalfarotto, aveva già sentito Adam alla metà di marzo.

Numero di frontalieri stabile nel primo trimestre a quota 67'836

In Ticino nel primo trimestre dell'anno il numero di frontalieri è ammontato a 67'836, in calo dello 0,1% (-42) rispetto a dicembre. Nel paragone con lo stesso periodo del 2019 vi è però stato un aumento del 6,5% (+4164). È quanto si estrapola dai dati pubblicati oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST).

A livello svizzero invece, l'incremento è stato dello 0,4% in tre mesi e del 4,2% su base annua a 330'077 unità. I lavoratori provengono soprattutto dalla Francia (181'064), dall'Italia (76'942) e dalla Germania (60'893).

Se rispetto al precedente trimestre la variazione è minima per ogni Stato, nel raffronto con marzo 2019 si evince uno scatto dei frontalieri in arrivo dall'Italia (+7,0%), mentre la crescita di francesi (+4,1%) e soprattutto tedeschi (+1,4%) è stata inferiore.

L'Ust comunque ricorda che l'evoluzione in Ticino dal 2018 è influenzata dal trattamento dei dati in sospeso nel sistema d'informazione centrale sulla migrazione (Simic) cantonale. Inoltre, la pandemia di Covid-19 può aver condotto a un numero accresciuto di cessazioni d'attività verso la fine del primo trimestre 2020. Alcuni frontalieri conservano però il loro permesso di lavoro e figurano ancora nel Simic. La crescita statistica è dunque superiore alla situazione reale.

Per quanto riguarda i settori economici, la maggior parte dei frontalieri in Svizzera è impiegata nel terziario (220'661). La progressione è stata dello 0,2% in tre mesi e del 4,8% in un anno. I dipendenti nel secondario sono 107'284 (+0,7%, +3,1%) e nel terziario 2132 (+2,8%, +9,3%).

Tornando sul Ticino, il 64,6% degli impiegati provenienti da oltre confine lavora nel terziario (43'836), settore in cui la crescita rispetto a marzo 2019 è stata dell'8,8%. Più contenuto (+2,5%) l'aumento nel secondario, che conta su 23'451 persone. Solo lo 0,8% della forza lavoro (549 unità) è invece attiva nel primario.

Sempre nel cantone italofono, il 61,5% dei frontalieri sono uomini, il 38,5% donne. A livello svizzero la proporzione è leggermente più squilibrata: 64,4% contro 35,6%.

Per quanto riguarda il resto del Paese, la regione con più frontalieri è come d'abitudine quella del Lemano (122'917), davanti alla Svizzera nordoccidentale (70'480). Dopo il Ticino, seguono quasi appaiate Espace Mittelland (28'561) e Svizzera orientale (27'561).

Nel confronto con dicembre, solo il Ticino registra un calo, seppur come detto lievissimo. Su base annua invece tutte le aree sono confrontate con un aumento: l'incremento percentuale di frontalieri nel cantone italofono è più basso solo del +6,6% osservato nella Svizzera centrale.