Ticino

Scuola, Bertoli: 'Aspettiamo condizioni dall'autorità sanitaria'

Il direttore del Decs prudente dopo la decisione del Consiglio federale sulle riaperture: 'Serve un quadro chiaro e creare consenso, per ora niente di deciso'

Ti-Press
17 aprile 2020
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"Prima di prendere decisioni definitive dobbiamo sapere dalle autorità sanitarie, nei tempi più rapidi possibile, quali sono le condizioni concrete e pratiche per una riapertura delle scuole in tutta sicurezza". All'indomani della decisione del Consiglio federale di prevedere un ritorno in classe a scaglioni - l'11 maggio per le scuole dell'obbligo, l'8 giugno per le scuole superiori - il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport Manuele Bertoli usa tutte le cautele del caso.

'Le situazioni sono diverse da cantone a cantone, sono in corso valutazioni'

Perché il discorso, va da sé, è delicato. Al punto che, nella riunione che si è tenuta oggi in videoconferenza tra tutti i direttori cantonali dell'educazione non è emerso granché. "Per adesso - rileva Bertoli da noi interpellato - tutti abbiamo preso atto di quanto ha deciso ieri il Consiglio federale, e in tutti i cantoni sono in atto riflessioni su quali possono o devono essere le condizioni alle quali si può riaprire l'11 maggio". RIflessioni che "andranno avanti cantone per cantone, perché le situazioni sono piuttosto differenziate tra loro". Per carità, "la volontà di massima di riaprire c'è", ma la volontà da sola non può far niente. Per questo Bertoli chiede che "le condizioni per il Ticino siano dettate dall'autorità sanitaria. Ad esempio su quali devono essere i limiti di distanza sociale, sulle disposizioni in termini di materiale igienico e disinfettante, se i docenti devono indossare o meno le mascherine... sono tutte cose che non posso né devo decidere io. Quando avremo una lista precisa potremo immaginare la concretizzazione di una delle ipotesi che oggi sono in campo".

Le tre ipotesi (per ora) in campo

Ipotesi che sono tre. "La prima è che le condizioni poste sono impossibili da ottemperare, e quindi non si può riaprire". La seconda è lo scenario completamente opposto, vale a dire "che si riaprono le scuole poiché tenuto conto di tutto sono condizioni possibili da rispettare". E poi c'è la terza, che ad oggi è un po' una zona grigia. Ovvero, riprende Bertoli, "il bisogno di pensare a un'organizzazione speciale, un'apertura particolare perché magari certe condizioni non possono essere rispettate mentre, invece, altre sì. Senza dimenticare che occorrerà tenere conto anche di possibili distinzioni che potranno esserci tra scuole comunali e scuole medie". Perché, ad esempio, "le prime non implicano molto un trasporto degli studenti sui mezzi pubblici, alle medie invece è una parte significativa di ragazzi che ne fa uso". Insomma, "sentiamo cosa ci dirà il medico cantonale e solo allora penseremo a come agire". 

Creare il consenso 'con tutti gli attori coinvolti'

Con un secondo obiettivo, oltre quello chiaro della sicurezza di docenti e studenti: "Dovremo costruire un certo consenso presso tutti gli attori coinvolti: i Comuni, le famiglie, gli insegnanti. Perché se si decidesse che ci sono le condizioni per il ritorno dei ragazzi sui banchi e ci fosse una resistenza di molta gente beh, in questo caso ci sarebbe un problema". Questo perché, annota il direttore del Decs, se non ci fosse consenso "la scuola aprirebbe, ma una parte di studenti non si recherebbe a seguire le lezioni". In questo caso, tornando alla terza ipotesi formulata, quella di una riapertura 'particolare', "si potrebbe immaginare di avere parti fatte a distanza e parti fatte in presenza, in aula". Ma di definitivo Bertoli non dice niente: "Il discorso è progressivo, fare discorsi più concreti oggi non è il caso".

Un percorso di avvicinamento che "auspico veda tutti remare nella stessa direzione. È chiaro che quando si parlava di chiudere le scuole abbiamo avuto pochissimo tempo perché l'epidemia è arrivata rapidamente. Ma adesso - dice il direttore del Decs - abbiamo più tempo per creare questo consenso anche se sono cosciente del fatto che la cosa farà discutere: ma è normale, succede ovunque dentro e fuori la Svizzera".

'Consultazioni con tutti, ma la decisione sarà politica e del Consiglio di Stato'

Nel pomeriggio, sempre in merito alla riapertura delle scuole, ha fatto sentire la sua voce il sindacato Vpod docenti. E lo ha fatto con "quattro richieste imprescindibili". Posto che "i docenti con problemi di salute restano a casa, e punto" Bertoli in merito alla condizione della creazione di un tavolo di consultazione cui siedano rappresentanti dei sindacati, dei genitori e degli studenti è netto: "Noi abbiamo promesso di fare delle consultazioni per costruire il consenso, però la decisione è politica e sarà presa dal Dipartimento e dal Consiglio di Stato".

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