laR+ Ticino

Lavoro ridotto? C'è chi fatica a mettere in tavola un pasto

Chi è al fronte, come Caritas o Croce Rossa, legge segnali preoccupanti di un Ticino sofferente a rischio indebitamento che sta chiedendo aiuto a vari enti

Un cuore a tre ruote, distribuisce cibo donato ai chi è in difficoltà
11 aprile 2020
|

Chi stentava prima del coronavirus, oggi fatica anche a fare la spesa. Il lavoro ridotto sta mettendo in ginocchio diverse famiglie, le entrate non bastano per pagare affitto, cassa malati e mettere un pasto in tavola. E c’è chi il salario a marzo non l’ha nemmeno visto. Malgrado gli aiuti statali, una nuova ondata di precarietà si sta infrangendo su chi è al fronte come Caritas, Croce Rossa, Soccorso d’inverno, le mense sociali di Fra Martino e altri ancora. Ci raccontano un Ticino davvero sofferente e a rischio indebitamento. Raddoppiato il lavoro anche per le ‘Api’ del Cuore di quattro parrocchie del Ticino che distribuiscono cibo. E Tavolino Magico, che aiuta ogni settimana oltre 1800 famiglie in Ticino, dopo qualche settimana di chiusura forzata, sta riaprendo gradualmente, rispettando le nuove norme anti-coronavirus, qualche centro di distribuzione. “Abbiamo la responsabilità di proteggere i nostri volontari ed i nostri beneficiari, seguendo le norme dell’Ufficio federale della sanità, stiamo riaprendo alcuni Centri di distribuzione, sono 14 in Ticino, anche con l’aiuto dei comuni. Abbiamo ricevuto la solidarietà di tanti volontari», dice Mina Dello Buono, responsabile nazionale della comunicazione di Tavolino Magico.

Croce Rossa: 'Gli effetti del coronavirus sono già evidenti, tanti stanno indebitandosi'

Per chi è al fronte i segnali sono chiari. «La situazione è molto peggiorata e purtroppo peggiorerà ancora. A marzo molte persone non hanno percepito il salario, ma le spese le hanno comunque. Vediamo diverse famiglie che non ce la fanno col salario del lavoro ridotto, che non è pieno. Se prima riuscivano a fare fronte alle spese, oggi sono diventati ‘working por. Gli effetti del coronavirus sono già evidenti, diverse persone stanno indebitandosi: più dura, più sarà difficile», ci spiega Josiane Ricci, direttrice della Sezione del Sottoceneri della Croce Rossa Svizzera. In Ticino, il volto della nuova povertà è variegato: «Bussano ai nostri servizi famiglie monoparentali, tanti anziani, che erano già precari, diverse famiglie: alcuni di loro erano aiutati da Tavolino magico ed ora non ce la fanno a fare la spesa. Li stiamo aiutando con buoni per la spesa e pagando qualche piccola fattura urgente. Grazia ai fondi della Catena della solidarietà, potremo dare aiuti maggiori per compensare entrate mancanti e coprendo le fatture di casa malati, affitto», conclude.

Caritas: 'Ci aspettiamo un aumento dei casi'

Nelle ultime settimane, anche Caritas ha seguito una ventina di nuovi casi: «Diamo aiuti immediati a chi è più in difficoltà, come chi è già in assistenza, chi era già precario e stava a galla facendo la spesa in Italia o da Tavolino Magico, chi faceva le pulizie ed ora è senza lavoro, i casi sono davvero tanti. Facciamo una piccola verifica ed eroghiamo somme calibrate alla situazione, in totale circa 8mila franchi in due settimane. Ci aspettiamo un aumento dei casi», ci spiega Dante Balbo, responsabile del servizio sociale di Caritas che riceve aiuti dalla Catena della Solidarietà.

Don Marco: 'Abbiamo raddoppiato le consegne di cibo con l'Ape del cuore'

Anche l’associazione un cuore a Tre ruote, progettata all’oratorio di Lugano da don Emanuele Di Marco che ha contagiato altre parrocchie, sta vivendo una accelerazione. Non un’Ape, ma 4 sono posteggiate nelle piazze, davanti alle chiese e vengono riempite con borse della spesa da chi passa (alimenti secchi a lunga conservazione e prodotti per la casa) che alla sera vengono portati a famiglie bisognose (www.uncuoreatreruote.ch). «Abbiamo raddoppiato gli aiuti. Nel Mendrisiotto ci chiamano soprattutto lavoratori indipendenti rimasti senza lavoro, ne abbiamo aiutati una cinquantina; nel Luganese soccorriamo soprattutto famiglie, direi oltre 500; nel Locarnese altre quaranta famiglie», ci dice don Marco Notari. Il vicario della parrocchia di Balerna spiega che la solidarietà non manca: «La popolazione è molto generosa: ho lasciato l’Ape a Stabio e l’ho ritrovata strapiena di borse della spesa per un valore di 1200 franchi. Abbiamo aiutato una trentina di famiglie. Grazie a varie donazioni,anche di ditte alimentari, mercoledì abbiamo donato 200 pasti pasquali per un valore di 20mila franchi», precisa il vicario, che è sollecitato almeno due volte al giorno. Un sistema snello, che non implica una logistica complessa e raggiunge chi è in emergenza, in collaborazione anche con servizi sociali ed i volontari della conferenza di San Vincenzo.

Fra Martino Dotta: 'Emerge un tessuto sociale fragile, temo l'onda lunga' 

Aumentano le richieste di aiuto anche per fra Martino Dotta, che dopo Pasqua distribuirà, 7 giorni su 7, cibo da asporto a chi ha più bisogno: «Alla mensa sociale di Lugano (alla casella gialla della Rasega) doniamo ogni giorno fino a 35 porzioni di cibo, sono arrivate anche persone Mendrisiotto, ricordo una famiglia da 8 persone. A Casa Martini a Locarno arriviamo a 30 porzioni di cibo da asporto  al giorno. C’è molta solidarietà ed è un bel segnale, ma questa emergenza mette in luce un tessuto sociale molto fragile, temo conseguenze pesanti su molte famiglie, l’onda lunga la vedremo nei prossimi mesi, se non anni. È necessario che lo Stato non si concentri solo sull’economia ed i lavoratori, ma pensi anche a creare le basi per rete sociale più solida», dice fra Martino Dotta.