Ticino

Coronavirus, il contagio continua ma c'è un po' di speranza

I dati: evoluzione più lineare che esponenziale, però attenzione: nessuno è immune e bisogna rispettare scrupolosamente i divieti

(archivio Ti-Press)
24 marzo 2020
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Il coronavirus continua a diffondersi in Ticino, i numeri di chi finisce in ospedale – o peggio ancora intubato – continuano a salire. In questi ultimi due giorni, però, quella crescita appare come più “lineare che esponenziale”, come ha notato in conferenza stampa il medico cantonale Giorgio Merlani. Un motivo in più per sperare che la crisi, in un Ticino ormai blindato, rimanga per quanto possibile gestibile. Senza abbassare la guardia né farsi illusioni, sia chiaro, perché per lo stesso Merlani “è difficile trarre conclusioni a lungo termine” di una “evoluzione altalenante”; intanto però “guardiamo a questi dati in modo moderatamente ottimistico”.

I numeri

Ticino

1’211 contagi confermati (+46)

53 morti (+5)

285 ricoverati (+24)

di cui 50 in terapia intensiva (+5)

fra questi 48 intubati (+5)

Svizzera

8’836 contagi confermati (+776)

86 morti (+16)

L’importante ora, naturalmente, è attenersi col massimo scrupolo alle misure di prevenzione individuale e collettiva. Non possiamo pensarci invincibili, il Direttore del Dipartimento della sanità e della socialità Raffaele De Rosa lo ha ribadito con forza: “Il virus non conosce generazioni, ci tocca tutti: anche gli adulti sani possono subire un decorso grave della malattia”. Attualmente all’Ospedale La Carità di Locarno il paziente più giovane ha 38 anni, il più anziano 91; in terapia intensiva c’è anche un quarantenne, anche se i morti sotto i 65 anni per ora si fermano a 2. Sono 8, invece, i decessi avvenuti in casa anziani: il medico cantonale ha spiegato che "il decorso è spesso molto veloce e si aggrava in poco tempo. Il trasferimento in ospedale e l'avvio di una terapia intensiva con una speranza minima o nulla di ottenere un'evoluzione favorevole non è giustificata. Si sottopone una persona al limite dell'accanimento terapeutico, e quindi disumano". Anziani che comunque non vengono abbandonati: "Si preferisce lasciare la persona tranquilla, assistita con una buona cura palliativa". Quanto al tema dei contagi ‘reali’ – quelli cioè che sfuggono alle maglie di test e tamponi – Merlani ha accennato al fatto che “c’è chi dice che per ogni test positivo confermato potrebbero esservi altri 8 casi sospetti”.

De Rosa poi ha assicurato alla popolazione, e soprattutto agli anziani, di comprendere lo “stato d’animo di frustrazione” legato alle misure che ne limitano la mobilità, ma ha ribadito l’importanza di rispettare le regole: “Non vogliamo arrivare a misure estreme come il coprifuoco”. Intanto “la rete di strutture si allarga e si rafforza” – è di oggi la notizia di un nuovo reparto Covid all’interno del Cardiocentro – anche attraverso “una collaborazione indispensabile tra pubblico e privato”. 

Vitta: niente ricatti

Poi naturalmente c’è la questione economica, con la frattura apertasi ieri fra Bellinzona e Berna sulla chiusura delle attività non essenziali. Il Presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta ha ribadito l’importanza di trovare un accordo “di tipo federalista”, capace di garantire cioè margini di autonomia ai cantoni a seconda di come evolvono i relativi focolai. Domani se ne saprà di più, ma il Consiglio di Stato è stato chiaro: anche se Berna ha stigmatizzato il conflitto fra le misure cantonali e la legge federale, paventando perfino problemi di accesso alle indennità di lavoro ridotto per le imprese ticinesi, Vitta ha già detto che “non accetteremo atteggiamenti ricattatori” né “una disparità di trattamento fra le nostre aziende e lavoratori e quelli del resto della Svizzera”. Intanto, sono solo sporadici i casi di licenziamenti dovuti alla crisi giunti all’attenzione delle autorità.

Franscella: L'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio al fianco del governo

Intanto, a sostenere l'operato del governo in merito alla chiusura di tutte le aziende fino al 29 marzo c'è anche l'Ufficio presidenziale del Gran Consiglio. E lo fa con una lettera sottoscritta all'unanimità e inviata al Consiglio federale. Il Presidente del Legislativo Claudio Franscella, da noi interpellato, spiega: "Stamattina ho chiesto l'adesione da parte dei membri dell'Up all'operato del governo, e non vi è stata alcuna discussione. È davvero comune l'intento nel ribadire ancora con più forza la voce di un Ticino unito". Per Franscella è "giusto che in questo momento ci sia un segnale forte da parte del Gran Consiglio, ed è altrettanto importante che il Consiglio federale senta la voce dei rappresentanti del popolo: l'immagine che diamo è quella di un cantone unito, e che deve essere salvaguardato".