Ticino

Coronavirus, 'Non vedo mio nonno da settimane, mi manca!'

Abbiamo chiesto ai giovani via Instagram cosa stiano facendo per proteggere genitori e nonni. Le risposte mostrano l'umanità in tempo di crisi.

La domanda e le risposte
14 marzo 2020
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"Mia nonna mi manca troppo. Mi scrive sempre di andarla a trovare, ma no. Sono triste". Federico ha 17 anni. È un dei tanti i giovani che in queste ore sta facendo la propria parte per tenere al sicuro i propri cari più deboli indifesi nei confronti del coronavirus. Come altri, ha voluto condividere la sua esperienza rispondendo alla semplice domanda che abbiamo posto su Instagram dopo l'appello di ieri del medico cantonale Giorgio Merlani ai giovani.

"Il coronavirus mette a rischio la salute dei genitori e dei nonni. Quale rinunce avete fatto per proteggerli?", abbiamo chiesto tramite la piattaforma social, sapendo che lì sono in molti i ragazzi tra i 16 e i 25 anni a seguirci.

"Non vedo mi nonna da settimane, mi manca moltissimo", ci dice Valentina, 19 anni. "Abbiamo deciso di non vederli più, anche se viviamo nello stesso palazzo", commenta Federica, che via messaggio poi ci racconta: "Non vediamo più mia mamma che lavora in uno Spitex e nostra nonna che ha 85 anni. Viviamo tutti nello stesso palazzo; avendo due bimbi di 5 anni e mezzo e 10 mesi [stare lontani da genitori e nonni] è difficile sia per loro che per noi". 

Prisca racconta di aver "chiuso le due attività" e di aver abolito "le 'riunioni' di famiglia", mentre Cinzia contatta suo nonno di 90 anni solo via telefono ormai da due settimane. "Non vado più spesso a trovarli, ma quando ho tempo vado a fare la spesa per loro", dice un'altra Valentina. C'è poi chi si ferma a dormire in collegio e chi ha abolito sport, "uscite con gli amici e baci". Tanti coloro che stanno a casa, escono solo per l'indispensabile e evitano i contatti con i propri cari. Qualcuno invece scrive "esco con gli amici": un modo per non essere in contatto con la popolazione più anziana, efficace a patto di mantenere le giuste precauzioni. Cosa che, a prima vista, i giovani sembrano pian piano aver capito.

Tutte piccole, grandi storie di come il coronavirus abbia cambiato le vite di tutti nel giro di pochissime settimane. Storie che tradiscono però un'umanità e un'attenzione forse rimaste un po' sopite, ma che al momento giusto sembrano riemergere. Almeno questa è la speranza di autorità e società civile.

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