Autorizzazione quadriennale dietro presentazione di un piano finanziario e un progetto pedagogico. Il Gran Consiglio trova il compromesso e dà luce verde
Le scuole private in Ticino che non beneficiano di un accordo internazionale tra Italia e Svizzera, per avere l'autorizzazione quadriennale a esercitare dovranno presentare un progetto pedagogico, un piano finanziario e documenti relativi a direzione e docenti. Tanto tuonò che non piovve, insomma. Dopo le polemiche e il conseguente rinvio della trattanda nella sessione di febbraio, il Gran Consiglio ha dato il proprio via libera. "Vogliamo che ci siano scuole di qualità, che garantiscano la buona reputazione del sistema formativo in Ticino" dice il socialista Raoul Ghisletta, relatore del rapporto di maggioranza che avalla la proposta del Consiglio di Stato. "Evitiamo che il caso che abbiamo avuto recentemente (quello che ha coinvolto l'Istituto Fogazzaro, ndr.) possa ripetersi, usciamo da questo ginepraio nell'interesse della scuola ticinese".
"È un testo migliorato rispetto alla scorsa sessione", rileva il correlatore Michele Guerra (Lega). Nel senso che "ci sono scuole private che sono radicate nel nostro territorio, devono essere tutelate da quei nuovi istituti privati che hanno operato male. Nella versione precedente, il provvedimento seppur di striscio colpiva anche l'operatività delle scuole private di qualità". Con la mediazione e il confronto, "oggi riusciamo a decidere che i furbi paghino le conseguenze, e gli istituti validi possano continuare a operare senza intoppi e controlli ridondanti. Un riconoscimento al pluralismo della qualità".
Gli fa eco il liberale radicale Fabio Käppeli: "Con il tristemente noto caso Fogazzaro abbiamo compreso dell'esistenza di un diplomificio di dimensioni notevoli. I furbi esistono, lo sapevamo, ma non sapevamo in queste dimensioni. Con le modifiche proposte si vuole evitare che determinate scuole continuino a operare in Ticino: le scuole private non parificate che preparano alla maturità non sono autorizzate se non fanno svolgere la maturità da noi". Insomma, per il deputato del Plr "le scuole serie non devono temere nulla, sono altre quelle che non vogliamo sul nostro territorio". La questione del piano finanziario, aggiunge, "potrebbe sembrare non necessaria. Ma è fondamentale, perché garantisce la solidità dell'istituto negli anni". E poi c'è il tema del rinnovo, "che sarà ancor più facilitato, con la richiesta di una tassa minima commisurata alla prestazione richiesta". E il rinnovo, conclude Käppeli, "si motiva con il fatto che una scuola potrebbe cambiare gestione, e di conseguenza programmi e obiettivi. Un controllo serve". Serve? Sì, anche per il Ppd. Però la firma sul rapporto di maggioranza non la mette: "Ho l'impressione che il Dipartimento educazione, cultura e sport abbia qualche preconcetto sulle scuole private", spiega Maddalena Ermotti-Lepori. Che pur mantenendo le sue riserve sul testo ritira il rapporto di minoranza fatta eccezione per un emendamento, che riguarda proprio i rinnovi. Le tasse per questa procedura, chiedeva il Ppd, "sono percepite solo se sono riscontrate irregolarità e anomalie". Insomma, solo se quella autorizzazione non viene rinnovata. Emendamento bocciato sul filo di lana: 36 contrari, 35 favorevoli e un astenuto.
Ma tornando al testo, è con le parole del capogruppo dell'Udc Sergio Morisoli che si capisce il cambio di passo in seno alla Commissione parlamentare formazione e cultura dopo il brusco stop del mese scorso. "Quando io e Bertoli ci incontriamo sono sempre fulmini e saette, ma stavolta si è generata un'energia positiva che ha portato a una soluzione", esordisce. L'adesione dei democentristi è dettata dal fatto che "rispetto al primo rapporto di maggioranza vi è una differente considerazione dei licei privati, un controllo proporzionato e una garanzia di libertà: tutto quanto auspicavamo". Evidentemente lo scrivere nel rapporto che "l'adeguatezza dell’iter formativo è verificata unicamente per le scuole preparatorie alla maturità il cui esame non si tiene in Svizzera" ha avuto il suo effetto.
C'è amarezza nelle parole della socialista Daniela Pugno Ghirlanda, che sostiene il rapporto di Ghisletta e Guerra: "Non si è tenuto conto degli allievi rinviando a oggi la trattanda. Verrebbe da pensare che il marketing politico e gli interessi di bottega siano più importanti di avere una formazione di qualità nelle scuole private".
"La libertà è una gran bella cosa ma se ne può abusare, e in questo caso può portare a rendere la maturità invece che una conquista un bene di consumo acquistabile" commenta dal canto suo il direttore del Decs Manuele Bertoli. E sul tema del giorno, vale a dire il rinnovo quadriennale, assicura: "Diventa un automatismo per chi non ha niente da nascondere, va solo verificato. E per un atto pubblico si paga una tassa causale, non è andare a pesare finanziariamente sulle scuole private. Ma far pagare un minimo che comunque entra nel principio della corresponsione". Insomma, "per il rinnovo quadriennale la tassa sarà di massimo 1'250 franchi per ordine scolastico".