Lo chiede la Lega con un'iniziativa parlamentare (elaborata) inoltrata da Andrea Censi. Il deputato: prelievo ingiustificato, che crea disparità
In Ticino le imposte di successione e donazione vanno abolite del tutto. Lo sostiene la Lega che con un’iniziativa parlamentare del granconsigliere Andrea Censi propone la modifica della Legge cantonale tributaria per abrogare il balzello. Dal quale oggi, per ciò che riguarda le persone fisiche, sono esenti, e lo sono da anni, solo “il coniuge, i discendenti e ascendenti in linea diretta, compresi gli adottivi”, stabilisce la normativa.
Il movimento di via Monte Boglia torna così alla carica su un tema che aveva già affrontato con il lancio di un’iniziativa popolare, approvata dalle urne nel febbraio del 2000, per la cancellazione dell’imposta di successione e donazione fra ascendenti e discendenti diretti, ossia genitori e figli. Stavolta si spinge oltre e chiede l’"eliminazione" totale del balzello. Perché, scrive Censi, “lampanti sono le disparità di trattamento fra coniugi e concubini, ma anche tra fratelli e fratellastri o tra figli adottivi e figliastri”. Insomma fra chi è esente dall’imposta e chi no. Senza dimenticare che “sempre più sono le persone senza figli o le coppie di conviventi ma non sposate”. Spiega Censi alla ‘Regione’: «Se per esempio lo zio lascia in eredità una casa monofamiliare del valore di 650mila franchi a un nipote, quest’ultimo deve pagare, tenuto conto dell’aliquota applicata, un’imposta di 108’566 franchi. Che sale a 250’537 franchi se lo zio era fratellastro del padre defunto del nipote». In entrambi i casi, afferma l’iniziativa, “l’imposta potrebbe verosimilmente obbligare il nipote a ipotecare l’immobile, se non addirittura ad alienarlo, per trovare la liquidità necessaria per il pagamento del debito fiscale”. C’è un altro motivo che per la Lega rende opportuna la rimozione del balzello dalla legge. Ed è la “continuità” delle aziende familiari: “Il passaggio di proprietà generazionale, se non fatta per linea diretta, come per le successioni e donazioni di capitali e beni, comporta carichi fiscali altissimi (sino a un massimo del 41%!)”. Imposizioni “che minano la sopravvivenza di queste aziende, in quanto l’erede/il successore si trovano confrontati con un onere fiscale che mette le Pmi in seria difficoltà, soprattutto a livello di liquidità”. Ergo: “Dismissione dell’attività, vendita della società, fallimento”. L’impatto della proposta è quantificato dagli iniziativisti in “circa 45 milioni di franchi a piano finanziario”. Non poco. Censi: «Al di là dell’impatto, parliamo di un’imposta e di un prelievo che considero ingiustificati». Il dibattito non mancherà.