Il Consiglio di Stato risponde a Lara Filippini. Secondo la deputata dell’Udc si può fare di più
In Ticino “gli istituti ospedalieri, tenuto conto dei mezzi di cui dispongono, affrontano l’emergenza canicola nel migliore dei modi”. Nero su bianco, è quanto assicura il Consiglio di Stato rispondendo nei giorni scorsi a un’interrogazione, inoltrata agli inizi dello scorso luglio, con la quale la parlamentare democentrista Lara Filippini chiedeva informazioni su come strutture dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) e cliniche private fanno fronte alle ondate di grande caldo a tutela dei ricoverati.
Negli ospedali dell’Eoc, premette il governo, “gli impianti di condizionamento non sono stati previsti al momento della costruzione, per la maggior parte alcuni decenni orsono”. A questa situazione, aggiunge, si cerca di porre rimedio in occasione di ristrutturazioni o risanamenti, anche se “l’installazione di impianti di climatizzazione non sempre è possibile per ragioni strutturali, né risulta la soluzione più adeguata”. A tutt’oggi, spiega il Consiglio di Stato, per contrastare le ondate di caldo “vi sono impianti di raffrescamento in alcune parti degli ospedali o si attivano dei sistemi di immissione di aria fresca oppure si posano dei ventilatori nelle camere, in sostituzione dei condizionatori, ritenuti potenziali diffusori di microbi e/o funghi, dovuti all’umidità dell’acqua di condensa”. Peraltro, ricorda il governo, “una differenza troppo marcata fra temperatura esterna e interna può essere causa di malesseri per i pazienti ma anche per collaboratori e visitatori”. L’aria condizionata “è istallata laddove ritenuta indispensabile, come ad esempio nelle sale operatorie, nelle camere di isolamento e nei laboratori”. Riguardo alle cliniche private, in generale, scrive il Consiglio di Stato, “vengono adottate più soluzioni anche all’interno di una stessa struttura, con la presenza di sistemi di raffrescamento o di impianti di aria condizionata in alcune camere, negli spazi comuni e nei corridoi. Per le camere che non beneficiano di una delle due possibilità, si utilizzano ventilatori o condizionatori mobili”. Non va poi dimenticato che “in tutti gli istituti, l’uso opportuno di tapparelle e tende parasole contribuisce a mantenere le temperature sotto controllo”. Il governo ritiene dunque che “la situazione sia gestita in modo adeguato e debba comunque essere lasciata alla competenza e all’autonomia dei singoli nosocomi”.
La risposta del Consiglio di Stato «non mi convince più di tanto: secondo me si potrebbe e si dovrebbe fare di più», dice alla ‘Regione’ Lara Filippini. «D’estate nei giorni di grande caldo ho visto negli ospedali diverse persone portare, loro, ventilatori a parenti o conoscenti ricoverati – sostiene la deputata dell’Udc –. Mi sono informata presso più ditte che lavorano anche con case per anziani e oggi esistono degli impianti di aria condizionata con dei filtri particolareggiati per evitare la circolazione di batteri».