'Ndrangheta, il Tribunale penale federale ridimensiona le aliquote a carico di un 47enne e aumenta l'entità dei risarcimenti per torto morale
Un ulteriore capitolo processuale della ‘Quatur’, dal nome della lunga e tormentata inchiesta avviata diciassette anni fa dal Ministero pubblico della Confederazione sui presunti traffici illeciti fra Italia e Svizzera della cosca Ferrazzo di Mesoraca, considerata legata alla ’ndrangheta. Ieri a Bellinzona la Corte penale del Tribunale penale federale (Tpf) si è ancora occupata di uno degli imputati rinviati a suo tempo a giudizio dalla Procura federale. E questo in seguito al rinvio degli atti al Tpf disposto dal Tribunale federale che aveva parzialmente accolto il ricorso dell’accusato, un 47enne cittadino italiano residente nel Canton Zurigo, condannato in primo grado nel 2016 per infrazione aggravata alla legge sugli stupefacenti a una pena pecuniaria di 120 aliquote giornaliere, pena sospesa con la condizionale per un periodo di prova di due anni. Ieri il nuovo collegio giudicante – presieduto dalla giudice Fiorenza Bergomi – ha confermato l’imputazione, ma ha ridotto la pena per il 47enne, difeso dall’avvocato luganese Nadir Guglielmoni. Ovvero da 120 aliquote giornaliere a 30 (ciascuna di 30 franchi): pena, anche questa, posta al beneficio della condizionale per un periodo di prova di due anni. Nella commisurazione della stessa hanno influito il lungo tempo trascorso dai fatti nonché la buona condotta dell’uomo e il fatto che sia incensurato, in Italia e in Svizzera. Non solo. La Corte ha ritenuto una piccola quantità di cocaina, alienata all’epoca dall’imputato, di un grado di purezza inferiore rispetto a quello accertato dai giudici del primo processo, svoltosi nel maggio del 2016 con sentenza pronunciata nell’agosto di quell’anno. Ieri il collegio giudicante ha inoltre aumentato l’entità dei risarcimenti per torto morale in relazione anche a un periodo di detenzione giudicato illegale già in precedenza.