Ticino

Prima gli affari, poi i diritti

L’ambasciatore cinese in Svizzera ospite della Federazione dei fiduciari respinge le critiche sul mancato rispetto dei diritti della minoranza Uigura

S.E. Geng Wenbing, ambasciatore della Repubblica popolare cinese e Cristina Maderni presidente Ftaf (Ti-Press)
1 ottobre 2019
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«Prima di criticare tanto, venga a vedere con i suoi occhi». Nella penombra della biblioteca di Villa Negroni, l’ambasciatore cinese Geng Wenbing fa subito capire che non è disposto a sorbirsi l’ennesima ramanzina di un occidentale. È sceso da Berna a Lugano per parlare di affari ai fiduciari ticinesi, nessuno di loro solleverà questioni sui diritti umani, qua si parla di soldi. La Belt & Road Initiative – la ‘nuova Via della seta’ che prevede enormi investimenti infrastrutturali in tutto il mondo – è un’occasione d’oro. Il Ticino, spiega il 62enne Geng con qualche frase che suona un po’ mandata a memoria, «è un cantone molto sviluppato, ha un’ottima reputazione e stiamo cooperando già, per esempio con un’impresa come...» l’ambasciatore fatica a ricordarne il nome, i giovani assistenti che l’accompagnano si affrettano a soccorrerlo: Duferco, principale negoziatore mondiale di acciaio con sede a Lugano, dal 2014 nelle mani di un conglomerato pubblico cinese. «La cooperazione mostra che è possibile una soluzione win-win».

Geng parla in francese – lo preferisce all’inglese –, e quando si innervosisce l’occhio sinistro si contrae in un tic incontrollabile. Ma quando si cerca di battere sul chiodo dei diritti umani – menzionando il milione di uiguri musulmani che secondo Onu e ‘New York Times’ risulta rinchiuso in un campo di concentramento segreto – la sua posizione è ferma, quasi stizzita: «Lei quei campi li ha visti coi suoi occhi?». No, ma le foto sono circolate su tutti i media, 22 Paesi – Svizzera inclusa – hanno presentato una dichiarazione all’Onu invocando la fine delle persecuzioni. Niente da fare: «Sono manipolazioni dei media americani». Gli Stati Uniti «seminano sospetti, perché non vogliono che il popolo cinese viva una vita felice». Sono «due sistemi diversi: noi abbiamo scelto il nostro, e funziona: l’anno prossimo tutti i cinesi saranno usciti dalla povertà. E siamo 1 miliardo e 400 milioni!». Faccio presente che non tutti possono permettersi di scegliere: Hong Kong e il Tibet, ad esempio. «Certo, abbiamo i nostri problemi» con quelle regioni; Geng aggiunge candidamente anche Taiwan. Ma ancora una volta «la colpa è degli americani», le preoccupazioni delle liberaldemocrazie per il dominio cinese «un sospetto» sbagliato: «La Cina non domina nessuno, solo se stessa. Non abbiate paura».

La Bri coinvolge circa 150 Paesi in tutto il mondo. Secondo i dati del Politecnico di Zurigo, solo il 10% dei contratti della Via della seta finisce poi in mano estera, ma per l’ambasciatore il dato «è falso», la Svizzera è un partner storico e «la Bri non è un sistema chiuso, possiamo collaborare tutti per portare benessere al mondo e approfittare dell’opportunità. Un’impresa Svizzera ha ottenuto già 70 incarichi. Dipende tutto da volontà e capacità». E dal non essere troppo sospettosi, si direbbe.

Commercio con la Cina - cifre in crescita

Alle relazioni commerciali con la Cina è stato dedicato ieri a Vezia il Forum annuale della Federazione ticinese delle Associazioni di Fiduciari (Ftaf), ospite d’onore l’ambasciatore cinese a Berna Geng Wenbing. L’associazione – ha spiegato la presidente e granconsigliera Plr Cristina Maderni – vede tre opportunità venire da Pechino: gli imprenditori cinesi interessati a investire qui, gli scambi di import/export delle nostre imprese e la gestione patrimoniale dei nuovi ricchi cinesi, specie ora che le relazioni con gli Usa vanno deteriorandosi. La concorrenza è tanta, l’Italia chiusa e quindi ai fiduciari (finanziari, immobiliari e commercialisti) tocca andare attivamente alla caccia di nuovi mercati.

Fra gli invitati anche il Direttore del Dfe Christian Vitta, che fra le altre cose ha sottolineato la crescita del giro d’affari ticinese in Cina (oltre mezzo miliardo nel 2018, +33% rispetto all’anno precedente). Interpellato a margine dell’incontro sulla compatibilità fra business e diritti umani, ha specificato che come Consiglio di Stato «condividiamo le preoccupazioni espresse dalla Confederazione», ma ha rimandato a quest’ultima l’incombenza di esprimere una voce critica. Il sindaco di Lugano Marco Borradori ha invece ricordato i pluridecennali ‘gemellaggi’ scolastici e accademici con province e città cinesi come Hangzhou. Ha poi sottolineato l’importanza dell’asse con Genova per rimanere agganciati alla Via della seta. C’è tutto un mondo, là fuori.