Il Consiglio di Stato risponde a Fonio e Jelmini che chiedono di non assumerne nel settore pubblico: in ballo c’è il ricorso di Swissstaffing al Tf
Niente da fare, per adesso. Inoltrata ormai quattro anni fa – era il 21 settembre 2015 – l’iniziativa parlamentare di Giorgio Fonio e Lorenzo Jelmini (Ppd) che chiedeva al governo di “dare il buon esempio impedendo di far capo a lavoratori interinali, se non per gravi, giustificati e comprovati motivi” resta tra i sospesi. Il motivo? Perché, sempre riguardo all’assunzione di lavoratori interinali, “le nuove norme inserite nella Legge sulle commesse pubbliche e relativo Regolamento volte a limitare il ricorso al personale interinale – scrive il Consiglio di Stato in una risposta datata 21 agosto – sono state oggetto di ricorso al Tribunale federale dall’associazione nazionale di categoria dei prestatori e collocatori di personale Swissstaffing”. Ricorso presentato lo scorso 16 luglio.
D’accordo, ma l’iniziativa in questione parla espressamente di Stato e parastato. E difatti è lo stesso Giorgio Fonio che, interpellato dalla ‘Regione’, rileva come «le due cose debbano essere separate. Capisco che il governo dica che attende l’esito di questo ricorso al Tribunale federale per capire se la strada presa dal parlamento (il sì alla revisione della Legge sulle commesse pubbliche, ndr) sia quella giusta». Ma, continua il granconsigliere popolare democratico e sindacalista Ocst, «io resto comunque convinto che un datore di lavoro, in questo caso lo Stato, debba avere l’autonomia di decidere chi e come occupare al proprio interno senza farsi dettare la linea. Io spero che lo Stato dica che al suo interno non ci sarà più personale assunto tramite agenzie interinali».
Personale che oggi è difficile quantificare, visto che «il Consiglio di Stato nella sua risposta non ci ha detto il numero di questo tipo di lavoratori impiegati al momento. Abbiamo chiesto degli approfondimenti». Ma non è una questione di quantità, riprende Fonio. Si vanno a toccare «elementi di immagine e approccio di un datore di lavoro, lo Stato, cui si dice che siccome è il più importante sarebbe auspicabile che facesse capo a risorse come gli Uffici regionali di collocamento. Non credo che l’assunzione di interinali sia un fenomeno così diffuso al suo interno, ma è una questione di principio».
Nella sua risposta il governo fa notare che “per quanto attiene Stato e parastato a seguito dell’iniziativa ‘Prima i nostri!’, alcune leggi settoriali che regolano l’impiego nel settore parapubblico prevedono, a parità di requisiti, la precedenza alle persone residenti, tenendo in debita considerazione candidature di chi si trova in disoccupazione o al beneficio dell’assistenza”. Ecco, non si può considerare già sufficiente? «No, perché proprio ‘Prima i nostri!’ è l’esempio – conclude Fonio. Farei molta fatica a capire perché si siano introdotte delle misure prendendo spunto da questa iniziativa e non si prendano, per contro, le misure a protezione dei lavoratori che noi chiediamo».
Ricordiamo che i punti della Legge sulle commesse pubbliche che proprio non piacciono a Swissstaffing sono l’articolo 24 e l’articolo 37 del relativo regolamento. Questi due articoli limiterebbero – secondo l’associazione mantello delle società interinali – la libertà economica delle agenzie di collocamento in quanto mirano di fatto a proibire il lavoro temporaneo nell’ambito dell’attribuzione di mandati pubblici. In particolare l’articolo 24 nel sancire il divieto al subappalto introduce il principio secondo cui chi si aggiudica una commessa pubblica deve avere mezzi e personale per svolgerla. Le Pmi locali – sostiene ancora Swissstaffing – sarebbero penalizzate nella partecipazione ai bandi delle gare d’appalto.
Un altro punto su cui insistono le agenzie di collocamento e su cui si esprimerà il Tribunale federale, è che il collocamento di personale interinale è già regolamentato a livello federale.