Dura presa di posizione del figlio del leader leghista contro un movimento che è diventato 'delle cadreghe' e contro il presidente (leghista) dell'Eoc Sanvido
La Lega? Ha perso la sua anima barricadera a favore delle "cadreghe". E la spaccatura all'interno del movimento è servita via Facebook.
Ad attaccare duramente l'atteggiamento attuale della Lega è addirittura Boris Bignasca, figlio di Giuliano "Questa Lega sarebbe piaciuta al Nano!? Io credo proprio di no...", affonda subito Bignasca sul social network, snocciolando poi una lunga serie di cose che il movimento, a suo dire, sta facendo male: "La Lega delle cadreghe, la Lega che segue sempre il Governo e che non cambia mai la marcia. La Lega che non rischia, che non butta il cuore oltre l'ostacolo. La Lega che non scende più in piazza a raccogliere le firme. La Lega che non blocca i ristorni. La Lega che alza tasse e balzelli. La Lega che non combatte la burocrazia. La Lega che non lotta abbastanza contro i cassamalatari".
Troppo simili ai partiti da sempre criticati, insomma: "E in aggiunta a tutto ciò, anziché parlare dei temi che interessano alla gente – il lavoro, le tasse, la troppa burocrazia, eccetera – si sprecano carta e inchiostro per una “campagna elettorale” personale in vista del rinnovo dei CdA pubblici. Ed è solo l'ultimo esempio negativo di ciò che non dovrebbe fare la Lega...". Un riferimento velato a Paolo Sanvido, presidente del CdA dell'Ente ospedaliero cantonale (Bignasca faceva parte del comitato promotore dell'iniziativa Grazie Cardiocentro) cui il Mattino ieri a dedicato un'intera pagina.
"Ad aprile gli elettori ci hanno mandato un segnale chiarissimo: in un solo colpo abbiamo perso quattro deputati. Non capire che occorre un forte cambiamento nella linea politica, e una discontinuità su alcune nomine, significa solo continuare a pensare al proprio orticello personale e di 'partito', invece che al bene del Cantone e della sua gente. Io mi ribello a questo declino del Movimento fondato da mio padre! Questa Lega non sarebbe piaciuta al Nano e, pian piano, non piace più nemmeno ai ticinesi".