Termini quali 'figlia di' o 'moglie di' riferito alla paternità o stato coniugale delle donne nel catalogo elettorale non figureranno più
L'italiano, inteso come lingua, si sa è maschilista per definizione. Se poi si entra nei dettagli del linguaggio burocratico e amministrativo, si scopre che è farcito di termini usciti direttamente dal 1800. È il caso, per esempio, del concetto di 'capofamiglia' automaticamente attribuito all'uomo negli atti/attestati di Stato civile benché i relativi articoli del Codice civile svizzero (331; 332; 333) non prevedano espressamente che tale ruolo spetti all'uomo. Oppure nelle prassi notarile capita che i dati delle donne vengano registrati come 'figlia di' seguita dal solo nome del padre (di/fu) e non anche della madre oppure come 'moglie di' invece che semplicemente 'coniugata'. La stessa sorte non capita all'uomo che viene indicato come 'coniugato' e non 'marito di'. Una questione di lana caprina, si direbbe. La parità di genere, infatti, non è data dalla neutralità o meno di una definizione amministrativa. Si sa che la forma è anche sostanza. La Federazione associazioni femminili, per esempio, è di questo parere e nella sua 'Agenda politica 54' fa proposte concrete per evitare almeno il sessismo burocratico.
Matteo Quadranti, granconsigliere del Plr, partendo da queste premesse aveva posto lo scorso 8 marzo una serie di domande al Consiglio di Stato tese a eliminare queste denominazioni legali sessiste. Quadranti portava l'esempio dell'Académie française' che proprio recentemente ha deciso di procedere a un cambio concettuale storico accensentendo a che i mestieri delle donne cambino declinazione. Da qui capa, pretora, pompiera, ingegnera, avvocata, notaia, ministra, eccetera.
La risposta del Consiglio di Stato è arrivata negli scorsi giorni. Oltre a condividere nella sostanza le tesi del deputato Quadranti, l'esecutivo cantonale ricorda che proprio lo scorso 5 giugno è stato cambiato il regolamento di applicazione della legge sull'esercizio dei diritti politici. L'entrata in vigore è previsto per il 1° settembre. Ebbene, nel nuovo regolamento – contrariamente alla versione in vigore dal 1998 – nel catalogo elettorale non figurerà più l'indicazione né la paternità né il nome del coniuge dell'elettrici coniugate o vedove. Altro esempio recente, ricorda ancora il CdS, anche il regolamento concernenti le funzioni e classificazioni dei dipendenti dello Stato è stata gradualmente per indicare esplicitamente sia la forma maschile, sia quella femminile delle funzioni dell'amministrazione cantonale. Anche i servizio del Gran Consiglio hanno aggiornato le pagine elettroniche di presentazione dei membri del Parlamento usando il termine di 'deputata' per le donne.