Ticino

Casse malati, ‘Eccedenze alte? Agli assicurati’

Sulle riserve, il Consiglio federale risponde all’interpellanza del democentrista Marco Chiesa. Bruno Cereghetti: ‘Ma la cosa deve diventare obbligatoria’

(TiPress)
23 agosto 2019
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«Il rischio è che siano solo belle parole». È tiepido Bruno Cereghetti, già responsabile dell’Ufficio cantonale dell’assicurazione malattia, nel commentare la risposta che il Consiglio federale ha dato due giorni fa (e pubblicata ieri) a un’interpellanza del consigliere nazionale Marco Chiesa (Udc) sulle riserve in eccesso delle casse malati. Un’interpellanza, spiegava Chiesa, nata dal fatto che “da più parti si afferma che gli assicuratori malattie dispongono sistematicamente di riserve troppo elevate e che questa situazione contravviene alla legge”. Ricordando come “le casse malati non possono perseguire uno scopo lucrativo”, il governo annota che “se in un anno le entrate sono superiori alle spese, un assicuratore ha la possibilità di restituire la parte dei premi versata in eccesso. Se non effettua questa restituzione, il beneficio che ne risulta è versato nelle riserve”. E come la pensa l’Esecutivo? “Il Consiglio federale ritiene tuttavia che le riserve troppo elevate debbano essere ridotte a vantaggio degli assicurati”. Un giudizio netto. Perché Cereghetti è, si diceva, tiepido? «Sgombriamo il campo – risponde alla ‘Regione’ –, lo accolgo positivamente questo giudizio, poiché finalmente viene fatta chiarezza». Però, allo stesso tempo, bisogna annotare come «nel 2015, quando è stata redatta l’Ordinanza sulla vigilanza sull’assicurazione malattie (Ovamal) il Consiglio federale ha lasciato libertà agli assicuratori: infatti si parla solo di possibilità». Insomma, «occorrono fatti concreti oltre agli auspici, per quanto positivi», rileva Cereghetti. Che insiste: «Bisogna rivedere l’Ovamal, il Consiglio federale può farlo senza passare dal parlamento. E va messo nero su bianco che gli assicuratori hanno l’obbligo, non la possibilità, di sciogliere le riserve quando diventano eccessive». Ma l’illegalità del disporre di riserve eccessive adombrata da Chiesa nella sua interpellanza, c’è anche nei fatti? La legge, osserva il governo, “impone agli assicuratori di costituire riserve sufficienti per garantirne la solvibilità, ma non eccessive”. E i coefficienti di solvibilità, nel 2018, sono stati “del 266% per l’assicurazione malattie complementare, mentre è inferiore al 190%” per quella obbligatoria. E no, una volta considerati questi criteri, come dettoci da Cereghetti “gli assicuratori che dispongono di riserve superiori all’ammontare minimo non violano la legge, ma possono ridurle quando rischiano di diventare eccessive”.

Ad ogni modo, riprende l’ex capoufficio dell’assicurazione malattia, l’ordinanza «è scritta in modo sibillino». Soprattutto, evidenzia, «l’articolo 26, dove si legge che se un’assicurazione scioglie le riserve, bisogna dare un ristorno a tutti gli assicurati che appartengono al raggio d’azione dell’assicuratore». Grave, osserva Cereghetti, «perché vuol dire che la redistribuzione avverrebbe nella stessa misura a livello nazionale quando i premi sono decisi a livello cantonale». Detta altrimenti: «Un assicurato di un cantone dove sono stati pagati premi in eccesso viene trattato come un assicurato di un cantone che ne ha pagati in difetto, e questo è incostituzionale. Una stortura da correggere».

Il deputato: costi sanitari da ridurre

Quelle del Consiglio federale «sono risposte precise a domande precise», commenta Chiesa, da noi contattato. Il governo, prosegue il deputato democentrista, «ci dice che quella delle riserve degli assicuratori malattia non è una giungla. Ci dice infatti che ci sono sistemi di controllo, che l’autorità di vigilanza non approva premi che comportano la costituzione di riserve eccessive e che riserve troppo elevate dovrebbero essere ridotte a beneficio degli assicurati». Ed è su quest’ultimo aspetto che il consigliere nazionale pone l’accento: «Io sostengo che quando le riserve sono eccessive è auspicabile e giusto che queste vadano abbassate per alleggerire i premi di cassa malati. Occorre quindi agire anche sulle riserve per non penalizzare ulteriormente il cittadino, tenuto, allo stato delle cose, a pagare un premio sempre più oneroso». Ma non basta, avverte Chiesa: «L’altra faccia della medaglia sono i costi della salute». Perché se questi ultimi «continuano a crescere, la riduzione del premio, riconducibile alla diminuzione delle eccedenze delle riserve degli assicuratori, viene di fatto vanificata nel giro di poco tempo. In altre parole ci troveremmo a pagare lo stesso premio, se non più alto. Ricordo che oggi le riserve ammontano complessivamente a circa 8 miliardi di franchi e i premi attorno a 30 miliardi all’anno. Poniamo di ridurre i secondi agendo sulle eccedenze delle prime. L’esercizio si rivela però inutile se il sistema sanitario continua a costare 84 miliardi, l’anno dopo magari 85 e quello successivo 86. Risultato: le eccedenze delle riserve scenderebbero sempre di più (compromettendo il livello di sicurezza degli assicuratori), i premi invece no». Dunque? «Dunque gli attori del sistema sanitario, nessuno escluso, dovrebbero fare un passo indietro perché tutti noi si possa fare un passo avanti per contenere i costi e di conseguenza abbassare i premi malattia», afferma Chiesa, precisando che «ci sono costi dai quali non si può e non si potrà prescindere: quelli legati al progresso tecnologico dei mezzi impiegati nella sanità e all’invecchiamento della popolazione». Per il deputato Udc «occorre pertanto implementare la ‘Strategia sanità 2020’ del Consiglio federale articolata in trentasei misure, di cui nove presentate ieri (mercoledì ndr) dal direttore del Dipartimento federale dell’interno Alain Berset».