La richiesta di pena della pp Chiara Borelli nei confronti dell'ex funzionario alla sbarra per violenza sessuale e coazione
Quattro anni da espiare. È questa la richiesta di pena formulata dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli nei confronti dell'ex funzionario del Dss alla sbarra per violenza sessuale e coazione. “L’unica attenuante” per Borelli “è la prescrizione”. Tante sono le aggravanti: “atti ripetuti, più vittime coinvolte, e il dolore a loro inferto”. Ma anche “la fiducia tradita, visto che era considerato, dalle vittime, un punto di riferimento”. Almeno all’inizio.
Un manipolatore. Peggio, “un manipolatore emotivo”. Così la pp Borelli, durante la requisitoria, ha definito l’imputato. “E a parlare non sono solo la pancia e le emozioni dettate dal racconto delle ragazze, all’epoca minorenni, coinvolte - ha insistito Borelli - ma la perfetta linearità, sincerità e coerenza dei fatti per come sono stati descritti dalle vittime”. 14 anni di terapia dopo, che hanno portato “una delle vittime a iniziare a confidarsi con la propria psicologa. Fino all’esplosione di quattro ore di dichiarazioni spontanee, nelle quali con sconcertante precisione sono stati descritti gli atti che ha dovuto subire”. Da manipolata, considera la pp perché “l’imputato ha creato un meccanismo che ha portato la ragazza a sentirsi in colpa, a sentirsi costretta ad accettare un rapporto sessuale per non deluderlo, per non aumentare ciò che lui definiva solitudine, nessuna voglia di vivere, dolore”. Già, perché questo secondo la procuratrice pubblica è stato il procedimento dell’imputato: “opprimere e manipolare, dicendole che tutto per lui dipendeva da lei. E lei, a 17 anni, non ha potuto sottrarsi”. Uno schema “ripetuto prima con la ex moglie, poi con la compagna, poi con questa ragazza”. Ragazza che aveva troppa paura che lui compisse davvero l’estremo gesto più volte minacciato se lei lo avesse lasciato. Come troppo era il timore di essere anche lei responsabile “dei dolori, dei turbamenti” che lui le scaricava addosso.
Eppure la ragazza un giorno riuscì a smettere di rispondere “alle assidue mail, alle telefonate, ai messaggi”. A lasciarlo, insomma. La risposta? “Il concretizzarsi delle minacce. Il tagliarsi i polsi, farseli ricucire, e andarla a cercare. Mostrarglieli. E dirle che non poteva andare avanti senza di lei”. Questo, “per ottenere ancora un rapporto sessuale”. A cui la ragazza, “completamente soggiogata, non è riuscita a sottrarsi”. E per l’ennesima volta “lo straniamento, il mettere in stand by cervello e corpo, l’uscire mentalmente dal proprio corpo”.
La pp Borelli ha portato anche il caso di altre due ragazze, che hanno denunciato l’ex funzionario. Una, vittima anche di violenza fisica “dopo aver rifiutato un rapporto sessuale”. L’altra, “con un passato drammatico alle spalle, pieno di ricoveri, e una calma ritrovata almeno parzialmente. Ma l’incontro con l’imputato, e le sue molestie, l’hanno fatta precipitare di nuovo nel baratro. Un giorno, dalla sua psicologa, si è presentata in "stato dissociativo”. Eppure quest’ultima ragazza “ha provato in ogni modo a far sentire la sua voce. Parlando coi capi - l’imputato era suo capo stage -, rimanendo inascoltata. Poi chiedendo come evitarlo, e anche qui con nessun riscontro”. Infine, “cercando di tendergli una trappola, entrando nella sua mail e cercando uno scambio che lo facesse tradire”. Cosa che non è successa. Chiedendo infine un incontro per chiudere il tutto, finito con una violenza sessuale “che l’ha portata addirittura a temere di essere incinta”.
Domani, alla ripresa del dibattimento, saranno sentiti gli accusatori privati, rappresentati dall’avvocato Carlo Borradori, e la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Niccolò Giovanettina.