Piace l’idea di portare da 15 a 18 anni d’età il dovere di formarsi. Medici: la scuola struttura la giornata
Tre anni di obbligo scolastico in più per aiutare chi fa fatica nello studio ad arrivare a un diploma di maturità. La misura, ovvero quella di portare il limite da 15 a 18 anni, era stata messa sul tavolo dal direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) Manuele Bertoli dopo un’interrogazione di Massimiliano Ay. Annunciata davanti al parlamento a dicembre, oggi sembra convincere i più. Soprattutto nelle associazioni magistrali ticinesi.
L’idea – scriveva il ministro dell’Educazione ticinese su ‘laRegione’ del 17 dicembre – è quella di innalzare dall’attuale 88 al 95% il tasso di giovani fino ai 25 anni che sono in possesso di un titolo ‘secondario II’. «Non si tratta evidentemente solo di migliorare una statistica – fa notare il copresidente del Movimento della scuola Franco Mombelli –. Oggi chi non ha un titolo di studio post-obbligatorio rischia di diventare un futuro disoccupato o un futuro assistito. Per aiutarli non basta però innalzare l’età dell’obbligo, ma bisogna prevedere cosa far fare a questi ragazzi dai 15 ai 18 anni. Perché bisognerà prendere i più deboli per mano e accompagnarli passo per passo. Discutiamone, ma senza metterla in politica come è successo ultimamente con la civica o con la ‘Scuola che verrà’».
Favorevole ad approfondire l’idea anche Adriano Merlini, presidente della Vpod scuola: «È una proposta interessante visto l’aumento di giovani che non hanno una formazione sufficiente per accedere a una vita professionale soddisfacente. Tre anni di obbligo in più permetterebbero comunque di contenere il numero di chi non ha nessuna formazione». La misura, prosegue Merlini, «deve comunque essere studiata bene» e possibilmente «condivisa tra il maggior numero di attori possibili».
Katya Cometta, presidente dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni, è scettica: «Bisognerebbe anzitutto conoscere i contenuti di una proposta del genere. Detto questo, non vedo una grande differenza rispetto a oggi, un cambiamento di paradigma: adesso se al termine della scuola dell’obbligo un ragazzo o una ragazza opta per l’apprendistato, sceglie una formazione che lo accompagna comunque fino a 18 anni». Osserva Nunzia Conte Giacometti, alla testa della Federazione docenti ticinesi: «Di primo acchito mi sembra eccessivo innalzare l’obbligo scolastico a 18 anni. Nel secondo biennio della scuola media sono diversi gli allievi che vogliono fare un apprendistato o frequentare scuole professionali. E lo dico per esperienza, essendo stata per molti anni docente. Per esprimere un giudizio compiuto, si dovrebbe capire come si intenda organizzare in Ticino un percorso scolastico obbligatorio sino a 18 anni».
Favorevole il magistrato dei minorenni Reto Medici, “poiché si tratta di un’età in cui i giovani sono particolarmente vulnerabili”, ha dichiarato in una recente intervista al ‘CdT’. «I casi di recidiva e quelli difficili di cui ci occupiamo come ufficio giudiziario – spiega Medici alla ‘Regione’ – hanno un tratto in comune: la maggioranza dei ragazzi ha abbandonato la scuola dell’obbligo, alcuni già a 14 anni, e non è neppure riuscita a inserirsi in un percorso di formazione professionale. In pratica vagano per il territorio. Parliamo di giovani appartenenti spesso a famiglie dove le responsabilità educative ricadono su un genitore o soprattutto su uno dei due genitori. E queste situazioni prescindono dalla nazionalità e dal ceto». Medici è «assolutamente d’accordo» con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni. «La scuola dell’obbligo – sottolinea il magistrato – ti struttura comunque la giornata». Tornando all’oggi, come evitare gli abbandoni scolastici? «Credo che vada migliorato il lavoro di rete, un lavoro interdisciplinare con il coinvolgimento di tutti gli enti che si occupano di adolescenti, comprese le Autorità regionali di protezione».
Mercoledì a Bellinzona è prevista un’intera giornata di studio interna al Decs dedicata al tema. All’incontro sono invitati rappresentanti del Canton Ginevra, dove l’estensione dell’obbligo a 18 anni è già in vigore. «È – chiosa Bertoli – uno dei momenti di approfondimento necessari a consolidare questo dossier».
«Chiariamo subito: la proposta non è di innalzare l’obbligo scolastico in senso stretto – precisa il direttore del Dipartimento educazione Manuele Bertoli –. Non si tratta quindi di mandare per forza a scuola ragazzi e ragazze fino alla maggiore età, ma di introdurre – dopo l’obbligo scolastico attuale (anno scolastico durante il quale l’allievo compie i 15 anni) – l’obbligo di continuare la formazione ancora per un po’. L’obiettivo è evitare che i ragazzi si fermino, di avere un progetto e di aiutarli a raggiungere almeno un titolo del secondario II».
È da molti anni che non abbiamo più nelle nostre scuole medie gli allievi che ripetono ‘serialmente’. Qui si punta ad un titolo ulteriore, del secondario II (certificato professionale federale, attestato federale di capacità, maturità professionale, maturità specializzata o maturità liceale). Cantoni e Confederazione hanno l’obiettivo di raggiungere il 95% dei giovani di 25 anni con un titolo del secondario II, in Ticino siamo all’88%.
Immaginare che tutti raggiungano un diploma è purtroppo irrealistico. Per questo Cantoni e Confederazione hanno fissato l’obiettivo al 95%. C’è malauguratamente una piccola fascia di giovani che non ha strumenti per riuscire, per mille ragioni non scolastiche.
Stiamo approfondendo le ripercussioni concrete di una simile scelta. È quindi presto per rispondere esaustivamente a questa domanda. Settimana prossima incontreremo i colleghi del Canton Ginevra che già oggi hanno iniziato questo percorso e che ci presenteranno le loro esperienze. Sarà l’occasione per confrontare la nostra e la loro situazione. È uno dei momenti di approfondimento necessari a consolidare questo dossier.