Materiali non più rimborsati dalle casse. Marina Carobbio: 'Cambiare la legge'. Lama (santésuisse): 'Chiedere quanto pagato in più è d'obbligo'
«Si è andati a toccare un sistema che funzionava bene, stravolgendolo», sostiene Bruno Cereghetti, ex capoufficio dell’assicurazione malattia. Le casse malati – dopo aver ottenuto ragione dal Tribunale amministrativo federale (Taf) – non sono più tenute a rimborsare tramite l’assicurazione base il costo del materiale sanitario utilizzato nell’ambito delle cure a domicilio, delle case anziani, degli spitex e degli ambulatori non medicalizzati. Così facendo i Cantoni si ritroverebbero a dover coprire la differenza (vedi ‘laRegione’ del 7 agosto, ndr.). Cantoni che discuteranno la questione nell’ambito di un apposito gruppo di lavoro che verrà formato a metà di questo mese. «Si è complicato tutto e il Dipartimento federale dell’interno si è mosso con colpevole ritardo – prosegue Cereghetti –. Dopo le sentenze del Taf era inevitabile arrivare a questa situazione». Alcuni assicuratori si sono addirittura ritrovati spiazzati. «Paradossalmente diversi di loro lavoravano meglio con il vecchio sistema, perché lo conoscevano bene, mentre adesso non sanno come muoversi. È come se non sapessero gestire questa vittoria». La situazione ora è strettamente politica. «Qualcosa deve cambiare – afferma la consigliera nazionale Marina Carobbio Guscetti (Ps) –. Sono sinceramente preoccupata. Il rischio è quello di ritrovarsi con una medicina a due velocità». Per evitarlo, stando alla deputata Ps, non serve a molto modificare solo l’ordinanza federale, come chiesto dalle associazioni di categoria: «Non risolverebbe la questione a lungo termine. Sarebbe sicuramente più efficace un cambiamento della base legale. In questo senso la Commissione sicurezza sociale e sanità, di cui faccio parte, ha presentato una mozione approvata all’unanimità. Si chiede, insomma, al Consiglio federale di elaborare le condizioni legali affinché i fornitori di prestazioni possano fatturare i prodotti per le cure, indipendentemente che siano applicati dai pazienti o dagli infermieri. Siamo in attesa di una risposta». Nel mentre le casse malati potrebbero chiedere il rimborso dei costi per il materiale che hanno coperto negli ultimi anni, il cui totale ammonta a circa 500 milioni di franchi. «Spero che ciò non avvenga, perché sarebbe un ulteriore problema per gli assicurati» conclude Carobbio. Come intendono agire le casse malati? «Chiedere la restituzione di quanto pagato di troppo è quasi un obbligo datoci dal legislatore» taglia corto Olivio Lama, segretario generale della sede di santésuisse a Bellinzona. I pazienti rifiutati dagli infermieri andranno a gravare sui costi Lamal? «Questa è solo una supposizione».
Tornando al problema principale del rimborso del materiale di cura, secondo Cereghetti spetta al Dipartimento federale dell’interno il compito di agire. «È necessario adeguare le tariffe di base rendendole onnicomprensive, in modo che coprano anche i costi del materiale. Se le infermiere sono confrontate con spese maggiori, allora devono ricevere un compenso proporzionato. Si tratta di usare il buon senso». C’è la possibilità che questa evoluzione porti a un aumento dei pazienti ospedalizzati? Secondo Cereghetti no, «perché il cambiamento non toccherà direttamente il paziente, ma il Cantone e i Comuni. Inoltre, non tutti hanno la possibilità di andare in ambulatorio regolarmente. La persona anziana che vive a Locarno probabilmente sì, ma per quella residente nelle valli risulta più difficile. Avrà bisogno di ricevere frequentemente assistenza a casa». Un settore, quello delle cure a domicilio, che ricopre quindi un ruolo importante soprattutto visto il costante invecchiamento della popolazione.