Ticino

Targhe, meno 5% per tutti

Imposte di circolazione pagate in eccesso, la decisione del governo: riduzioni a partire dal 2019

12 luglio 2018
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Chiunque possieda un veicolo immatricolato in Ticino, nel 2019 – e nei prossimi anni – pagherà un po’ di meno l’imposta di circolazione. La riduzione, ha reso noto ieri il governo, si aggirerà attorno al 5 per cento, ed è stata decisa dal Consiglio di Stato in seguito a tre sentenze, emesse in gennaio, della Camera di diritto tributario del Tribunale d’appello. Sentenze che hanno accolto parzialmente i ricorsi di tre conducenti, rappresentati dal Fronte automobilisti Ticino (vedi articolo sotto), che lamentavano un incremento dell’imposta di circolazione prevista per il 2017 – e versata in eccesso anche per l’anno in corso – dovuto al nuovo sistema di calcolo degli ecoincentivi, con la riduzione del numero di chi può beneficiare di questo bonus, stabilito dal governo nell’ambito della manovra di risanamento del 2016.

L’idea iniziale del Dipartimento delle istituzioni (Di) era di prevedere un rimborso per tutti coloro che hanno visto aumentare la tassa oltre il limite del 10 per cento, limite fissato dal Tribunale. Costo stimato, tra gli otto e i nove milioni. È comunque soddisfatto Norman Gobbi, direttore del Di, che, interpellato dalla ‘Regione’, rileva come quella decisa sia «una soluzione di compromesso che soddisfa tutti, magari con diverse sfumature, ed è anche più facile da attuare». Già, perché, continua Gobbi, «in Consiglio di Stato abbiamo optato per una diminuzione del prelievo di 5 milioni annui su tutti i detentori di autoveicoli, e non in maniera puntuale su chi avrebbe beneficiato degli aumenti ritenuti eccessivi dal Tribunale». Decisione, questa, presa «sì per una semplicità di comunicazione, ma soprattutto per la praticità e la sostenibilità dell’operazione, visto che calcolare il rimborso puntualmente per il 2017 e il 2018 quando i proprietari possono cambiare i veicoli diventava, amministrativamente, troppo oneroso».

La soddisfazione del direttore delle Istituzioni è dovuta anche al fatto che «questa restituzione non sarà una tantum ma duratura nel tempo», e farà il paio con il nuovo sistema di calcolo per l’imposta di circolazione. Che non arriverà, comunque, prima del 2020. «Durante l’estate i tecnici finiranno le simulazioni sui vari modelli – annota Gobbi – poi il Consiglio di Stato elaborerà una proposta». Che terrà conto anche del fatto che le immissioni di CO2 diminuiscono, «e che il mercato automobilistico si sta orientando in questa direzione. La domanda di fondo che porremo sarà se mantenere il sistema degli ecoincentivi come deciso ormai dieci anni fa, o se oggi il mercato è abbastanza maturo e sta andando da solo verso un parco veicoli più efficace dal punto di vista ambientale, energetico e di emissioni».

Se Gobbi è soddisfatto, lo è molto meno Fiorenzo Dadò, presidente del Ppd che, da noi raggiunto, commenta come questa decisione sia «un piccolo, minuscolo passo nella giusta direzione, ma insufficiente». Di più. «Noi abbiamo lanciato due iniziative: una per la restituzione completa degli aumenti, e parliamo di poco meno di 30 milioni; l’altra per la modifica completa della base di calcolo, perché il Ticino è il cantone più tartassato». Questa decisione del Consiglio di Stato, commenta Dadò, «la valuteremo, ma evidentemente siamo ancora parecchio distanti tra quanto proposto e il tenore della nostra iniziativa». La riduzione del 5 per cento, va da sé, per il presidente del Ppd «è davvero insufficiente. Se si troverà un punto d’intesa con il Gran Consiglio bene, sennò chiameremo la popolazione alle urne. Le nostre due iniziative restano in piedi».

‘Sarebbe stata meglio la restituzione a chi ha versato di più, ma va bene così’

«Bene, ma non benissimo». Il luganese Andrea Censi commenta così la decisione del governo. «Anzitutto siamo soddisfatti che i ricorsi da noi sostenuti abbiano permesso di fare chiarezza sul piano giuridico. Tuttavia quella individuata dal Consiglio di Stato non è, dal nostro punto di vista, la soluzione perfetta», rileva il coordinatore del Fat, il Fronte automobilisti Ticino che aveva rappresentato i tre conducenti ai quali la Camera di diritto tributario del Tribunale d’appello, con altrettanti verdetti dello scorso 23 gennaio, ha dato loro sostanzialmente ragione. I ricorrenti contestavano il sonoro aumento delle rispettive imposte di circolazione 2017, un rincaro del 100 per cento rispetto all’anno precedente, da attribuire al rivisto sistema di calcolo degli ecoincentivi. I giudici hanno drasticamente ridotto l’incremento deciso da Camorino, ammettendo un rialzo ‘solo’ del 10 per cento.

E quale sarebbe stata la soluzione perfetta?
Quella di restituire la somma pagata in eccesso, alla luce di quanto stabilito dai giudici, ai detentori di veicoli la cui imposta di circolazione ha subìto un aumento superiore al 10 per cento. Era peraltro la soluzione prospettata pubblicamente da Norman Gobbi all’indomani delle sentenze.

Il governo ha invece optato per uno sconto del 5 per cento – di cui bene­ficeranno tutti i conducenti – delle future imposte di circolazione.
Alcuni di coloro che hanno pagato più del dovuto con le imposte 2017 e 2018 potrebbero però l’anno prossimo o negli anni successivi immatricolare un veicolo diverso oppure non ‘targare’ alcuna vettura. In questi casi difficilmente recupererebbero gli importi versati in eccesso. Detto ciò, la decisione del governo può essere comprensibile: i rimborsi unicamente alle persone colpite dagli aumenti avrebbero causato al Cantone difficoltà organizzative e costi magari non indifferenti. E allora va bene anche così.

Cosa farà ora il Fat?
Aspettiamo di saperne di più sul nuovo sistema di calcolo dell’imposta di circolazione preannunciato dal Consiglio di Stato. Di sicuro ci opporremo alla proposta del Ppd: il suo sistema di calcolo si basa quasi tutto sulle emissioni di CO2, andando così a penalizzare ancora una volta gli automobilisti. Peraltro gli ultimissimi dati dell’Ufficio federale dell’ambiente parlano di un’ulteriore diminuzione delle emissioni di CO2 riconducibili ai carburanti. Riteniamo quindi che il criterio legato a tali emissioni non debba prevalere nel sistema di calcolo, ovvero nella quantificazione delle imposte di circolazione.