La chiusura notturna dei valichi secondari non ha inciso significativamente sulla criminalità. Per questo il Consiglio federale ha deciso per la chiusura solo in caso di necessità. Pantani: 'Delusa ma non mollo'
La sperimentazione di sei mesi ha permesso di stabile che "una chiusura a livello cantonale dei valichi di confine non avrebbe una notevole incidenza sul tasso di criminalità". Pertanto il Consiglio federale ha deciso di adottare altre misure per la sicurezza.
Nessuna chiusura sistematica, quindi, ma barriere che verranno chiuse "solo in caso di necessità", ad esempio quando la polizia organizza una ricerca, spiega il Consiglio federale in un anota. Inoltre ai conducenti deve essere segnalato che vengono sorvegliati da telecamere al momento del passaggio del confine.
Si conclude così, almeno per ora, la vicenda iniziata con la mozione della Consigliera nazionale Roberta Pantani con la quale si chiedeva la chiusura notturna dei valichi di confine secondari. Tra i motivi della decisione odierna del Consiglio federale, anche il mantenimento di buoni rapporti con le autorità italiane "nell’ambito della sicurezza del confine e della migrazione".
Una decisione della quale il Dipartimento delle istituzioni – che aveva appoggiato la mozione Pantani – prende atto con un comunicato nel quale annuncia di voler "vigilare sull’attuazione delle misure complementari annunciate dalla Confederazione e sulla loro efficacia per l’attività di contrasto alla criminalità transfrontaliera".
La consigliera nazionale Roberta Pantani, da noi raggiunta, non nasconde la sua delusione per la decisione presa dal Consiglio federale. «Sono delusa – ammette – ma non mollo: valuterò ulteriori interventi». Le misure comunicate «sono cerotti rispetto alla richiesta della mia mozione che chiedeva di chiudere tutti i valichi secondari durante la notte. La posa di barriere da usare alla bisogna mi sembra una soluzione di 'menavia'». Il rammarico deriva anche dal fatto che «dall'altra parte del confine la politica è quella del prima chiudere e poi discutere – conclude Pantani –. Il Consiglio federale non ha avuto il coraggio di farlo».